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Wirecard

Ecco come la tedesca Wirecard ha ingannato pure SoftBank

La tedesca Wirecard ha falsificato i dati dei clienti per assicurarsi un investimento di 900 milioni di euro da SoftBank. Cosa è emerso dal report del Financial Times

Scandalo Wirecard remember?

Nuovi elementi si aggiungono al crac del colosso tedesco della fintech causato dall’ammanco di quasi 2 miliardi di euro.

Prima che crollasse nel 2020, Wirecard avrebbe falsificato i dati dei clienti e i registri interni per assicurarsi 900 milioni di euro come investimento dal conglomerato giapponese SoftBank, secondo quanto riportato dal Financial Times lunedì.

La società di servizi per la finanza tedesca è fallita il 25 giugno 2020 dopo essere stata travolta dallo scandalo dei bilanci gonfiati per 1,9 miliardi di euro. Nel frattempo, la Procura di Monaco di Baviera ha accusato di frode l’ex amministratore delegato di Wirecard Markus Braun, in custodia cautelare dal 22 luglio di due anni fa. Secondo gli inquirenti, dal 2015, Braun e altri due manager hanno causato un danno alle banche finanziatrici per un totale di 3,1 miliardi di euro. Di questi 1,7 in prestiti e 1,4 in obbligazioni.

“L’investimento di SoftBank ha contribuito a mantenere a galla le operazioni di pesante consumo di denaro di Wirecard” sottolinea il quotidiano londinese.

Tutti i dettagli.

L’INVESTIMENTO DI SOFTBANK

Secondo il Ft, i dettagli dell’inganno, che è al centro del procedimento penale dei pubblici ministeri di Monaco contro l’ex ad Braun, mostrano fino a che punto Wirecard è arrivata per assicurarsi gli investimenti del conglomerato giapponese SoftBank.

Wirecard avrebbe citato l’assistenza di SoftBank per garantire un finanziamento separato di 500 milioni di euro prima del crollo nel 2020, ha riferito il Financial Times citando informatori.

L’investimento di SoftBank in obbligazioni convertibili Wirecard è stato annunciato ad aprile 2019, seguito dalla vendita di un’obbligazione da 500 milioni di euro ad altri investitori. Questi fondi hanno aiutato a mantenere a galla le operazioni di Wirecard prima del fatidico 25 giugno 2020. Quando la società ha presentato istanza di fallimento a Monaco di Baviera. Wirecard doveva 3,5 miliardi di euro ai suoi creditori.

INGANNATO IL CONGLOMERATO GIAPPONESE?

In base all’inchiesta del quotidiano della City, Wirecard avrebbe mostrato ai funzionari di SoftBank un falso elenco di clienti nel 2019 per assicurarsi il finanziamento.

Nello stesso anno, ricorda il Ft, la società architettò un inganno simile per l’audit speciale di Kpmg. Il capo della contabilità della società, Stephen von Erffa, ha ammesso di aver falsificato i documenti durante l’audit di Kpmg, sottolinea il quotidiano.

IL CRAC DI WIRECARD

Infine, il Financial Times ha ricordato che già nel 2019 sollevò la questione dei partner di Wirecard a Manila, Singapore e Dubai che rappresentavano la metà dei suoi ricavi. Gli informatori hanno affermato che la società aveva utilizzato dati di transazione di vendita falsi per gonfiare le proprie entrate e profitti.

Quindi Kpmg è stato nominato revisore esterno per condurre un’indagine indipendente. La società di consulenza ha riferito nel 2020 di non poter verificare saldi di cassa per un valore di 1 miliardo di euro. Il 19 giugno 2020, il ceo di Wirecard Markus Braun si è dimesso dal suo incarico. Nel giugno 2020 EY, revisore della società per oltre un decennio, si è rifiutato di firmare i bilanci dell’azienda relativi al 2019.

Secondo fonti vicine al dossier, i pubblici ministeri di Monaco hanno stabilito che Wirecard ha fornito consapevolmente a SoftBank informazioni imprecise,  conclude il Ft.

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