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Del Vecchio Mediobanca

Ecco come Del Vecchio azzoppa Nagel in Mediobanca

Successo in assemblea di Mediobanca per la lista presentata dal cda, ma Delfin di Del Vecchio ha votato quella di Assogestioni e non quella architettata da Nagel: un siluro del maggior azionista di Piazzetta Cuccia verso il numero uno della banca d'affari. Fatti, numeri e commenti

“Il management di Mediobanca confeziona una trimestrale con 200 milioni di utile netto, meno di un anno fa ma il 43% più delle attese del mercato; e aumenta la quota di profitti destinata agli azionisti dal 50% al 70% (non appena la Bce toglierà i veti di marzo per il Covid). Sono due dati sonanti, da sommare ai segnali distensivi lanciati dall’ad Alberto Nagel a Leonardo Del Vecchio, primo azionista che oggi parteciperà alla prima assemblea per fare la sua parte sulla nomina del cda per un triennio”, scriveva stamattina Repubblica prefigurando come altri giornali una possibilità che sulla scia delle parole mielose di Nagel verso il maggior azionista Leonardo Del Vecchio tramite Delfin il patron di Luxottica magari era pronto a votare nell’assemblea di Piazzetta Cuccia la lista per il cda architettata dal numero uno di Mediobanca.

Invece le attese di molti – soprattutto dei vertici della banca d’affari presieduta da Renato Pagliaro – sono andate deluse: Delfin di Leonardo Del Vecchio ha votato la lista di Assogestioni per il rinnovo del Cda di Mediobanca. La holding di Del Vecchio – maggior azionista singolo di Mediobanca – ha votato in assemblea con una quota pari al 10,16% del capitale. Ha quindi portato all’appuntamento la partecipazione già nota senza incrementi. Delfin ha in mano il via libera della Bce per arrivare fino al 20% e può salire senza doverlo comunicare a ridosso del 15%.

CHE COSA E’ SUCCESSO ALL’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA

La lista di maggioranza per il il nuovo Cda di Mediobanca presentata dal board uscente ha raccolto in assemblea il voto favorevole del 67,6% delle azioni rappresentate, pari al 44,2% del capitale sociale, cui si aggiunge il voto espresso a favore della lista di minoranza di Assogestioni per cui ha votato il 29,2% presente e il 19,1% del capitale (il 10,16% costituito dalla quota di Delfin). Ha raccolto invece solo circa il 2% ed è stata tagliata fuori l’altra lista di minoranza, quella presentata da Bluebell. Il nuovo consiglio guidato da Renato Pagliaro e Alberto Nagel, anche escludendo la quota con cui ha votato Del Vecchio, ha ottenuto quindi il favore di soci storici e fondi pari a oltre il 53% del capitale. Tutti approvati gli altri punti all’ordine del giorno dell’assemblea.

I CANDIDATI DI ASSOGESTIONI ELETTI

Assogestioni vede eletti i suoi candidati sia nel Cda sia nel collegio sindacale di Mediobanca. Le liste di minoranza presentate dal Comitato gestori per conto di una serie di fondi hanno ricevuto per il consiglio di amministrazione circa il 29% dei voti espressi in assemblea, pari a circa il 19% del capitale, e per il collegio sindacale il 54% dei voti espressi nell’ assemblea, ossia oltre il 35% del capitale sociale. Risultano pertanto confermati nel nuovo Cda Angela Gamba e Alberto Lupoi ed eletti come sindaci effettivi Ambrogio Virgilio ed Elena Pagnoni.

IL COMMENTO DI BIVONA

Giuseppe Bivona, trai i fondatori di Bluebell, non nasconde la sua delusione per la mancata elezione nel cda di Mediobanca dei candidati proposti assieme a Novator Capital ma sottolinea come il voto di Leonardo Del Vecchio per la lista di Assogestioni, e non per quella del consiglio, rappresenti un segnale di sfiducia verso il management, preso di mira dal fondo attivista. “Chiaramente non siamo contenti ma l’assemblea è sovrana. Riteniamo però che il vero risultato di questa assemblea è che per la prima volta nella storia di Mediobanca il principale azionista non vota per il cda uscente e per l’amministratore delegato. Penso che si aprirà una riflessione di cui noi saremo parte”, ha detto Bivona confermando che non intende mollare la presa su Piazzetta Cuccia: “siamo investitori di lungo periodo e continueremo ad essere investitori. Riteniamo che Mediobanca non sarà mai più quella di prima e che il management deve seriamente riflettere sulla strategia futura tenendo conto del chiaro voto di sfiducia del primo azionista e di quelli che non hanno votato per il consiglio”. “Ovvio – conclude Bivona – che avremmo preferito mettere i nostri consiglieri. Riteniamo, come hanno detto due proxy su tre, che fossero quelli con le migliori caratteristiche di indipendenza e competenza su business”.

COME IL SOLE SI SCALDA PER NAGEL

Stamattina il Sole 24 Ore ha scaldato i cuori di Mediobanca: “Possono non piacere le strategie, ma non si possono negare i risultati. Mediobanca avvia il nuovo esercizio 2020/2021 con un trimestre che fa dimenticare il Covid, superando di gran lunga le stime degli analisti. Tant’è che l’ad Alberto Nagel spera di poter tornare a distribuire un dividendo – Bce permettendo – con un pay-out che, nel caso, sarà aumentato al 70% (dal 50% precedente) considerato che il core equity tier 1 è salito al 16,2%, nuovo massimo storico per l’istituto – ha scritto il quotidiano di Confindustria – I ricavi del periodo luglio-settembre, dunque, si sono attestati a 626 milioni: +3% sul trimestre precedente e -8,5% rispetto allo stesso trimestre 2019, scontando un minor contributo di 46 milioni dagli investimenti stabili (Generali). L’utile netto è quadruplicato a 200,1 milioni rispetto al trimestre del lockdown, quando si era attestato a 48,2 milioni. Rispetto allo stesso periodo dell’esercizio precedente è sceso del 26,1%, ma – spiega una nota – «esclusivamente per il minor apporto da parte di Generali (45 milioni contro 135,5 milioni lo scorso anno», per l’impatto di componenti non ricorrenti (sanzione Bsi). Il ritorno sul capitale tangibile è dell’ordine del 9%”. Ma evidentemente la cronaca del Sole non ha convinto Delfin a votare la lista orchestrata da Nagel

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