Clamoroso voltafaccia del cda della fondazione Crt: prima approva investimenti da 22 milioni (quando Fabrizio Palenzona era al vertice come presidente), poi gli stessi consiglieri (quando Palenzona non è più presidente) che avevano votato a favore congelano i medesimi investimenti.
Significa che i consiglieri erano prima alla mercé di Palenzona, oppure ora – con le dimissioni di Palenzona – vogliono smarcarsi dalla precedente presidenza?
Al di là della risposta, la figuraccia è certa. E nel frattempo la fondazione torinese ha nominato come membro del cda di Cassa depositi e prestiti la manager Lucia Calvosa, che almeno in un recente passato era considerata vicina al Movimento 5 Stelle (in quota M5s era appunto stata nominata alla presidenza dell’Eni, nell’aprile del 2020).
Ma vediamo nel dettaglio le ultime novità in casa di Crt.
LA RETROMARCIA DEL CDA DI CRT SU BANCA DEL FUCINO ED ENOSIS
La prima operazione che era stata approvata lo scorso marzo durante la presidenza di Palenzona prevedeva un investimento di circa 20 milioni di euro con l’entrata di Crt nell’azionariato di Enosis, il centro di ricerca ospitato da cascina Meraviglia a Fubine, fondato e diretto dall’enologo Donato Lanati.
L’altra importante partecipazione bloccata è quella nel capitale della Banca del Fucino. Palenzona aveva deciso di acquisire lo 0,7% dell’azionariato con un investimento di 2 milioni.
LA MOSSA DI IRRERA
«Chi verrà deciderà», si devono essere detti i consiglieri del cda sotto la guida di Maurizio Irrera, vicepresidente vicario della Crt, ha scritto Repubblica. Anche perché comunque nei mesi scorsi le due operazioni erano state approvate all’unanimità dal cda, ha ricordato il quotidiano La Stampa. In sostanza il numero uno (pro tempore) della Fondazione, Maurizio Irrera, ha deliberato lo stop agli investimenti per verificarne la «congruità».
IL CASO ENOSIS
Aveva suscitato scalpore, per il prezzo e la finalità non precisamente in linea con la mission di via XX Settembre, la scelta di destinare 20 milioni di euro del patrimonio della Fondazione Crt per l’acquisizione di Enosis di Fubine, Centro ricerche vitivinicole dell’enologo Donato Lanati, il guru del vino sperimentale – ha scritto Il Corriere di Torino -, Enosis è una piccola azienda della provincia di Alessandria che conta appena una decina di addetti, fattura circa 3,8 milioni e dichiara un margine operativo di 1,6 milioni.
Enosis ha sviluppato diverse innovazioni per rendere più efficienti le cantine vitivinicole. Tuttavia, in base a una perizia predisposta dallo stesso Donato Lanati poche settimane prima l’annuncio dell’operazione, Enosis sarebbe stata valutata circa 12 milioni, otto in meno rispetto all’offerta di Fondazione Crt e quindi con multipli superiori a dieci volte l’Ebitda.
PORTE GIREVOLI ALLA BANCA DEL FUCINO
Inoltre, come raccontato da Start Magazine, aveva suscitato sbuffi e malumori in ambienti politici ed economici a Torino la scelta auspicata da Palenzona di investire 2 milioni di euro in Banca del Fucino, istituto di credito romano degli eredi dei principi di Torlonia.
“Tra gli stakeholder della Fondazione, che già avevano mal digerito il nuovo Statuto che dà più potere alle province piemontesi e meno a Torino, l’investimento fuori dal territorio, a Roma, è stata la classica goccia che fa traboccare il vaso”, secondo il Corriere. Nel frattempo l’istituto romano si può consolare: se Crt esce non partecipa più, Francesco Gaetano Caltagirone entra nell’azionariato.
LA NOMINA DI CALVOSA IN CDP
Negli scorsi giorni si è insediato il Consiglio di indirizzo di Fondazione Crt, con i suoi 21 consiglieri – 11 dei quali nuovi – alle prese con la prima incombenza dell’organo della terza fondazione italiana per importanza: la scelta del 22esimo consigliere per completare l’assetto e lavorare alla definizione dei nuovi vertici dell’ente.
Il 7 maggio è stata anche la volta per il Cda della Fondazione Crt riunirsi e, su proposta del presidente incaricato Maurizio Irrera, il consiglio ha designato come consigliere di Cdp in quota Fondazione Crt Lucia Calvosa, «professionista di comprovata esperienza nel mondo della finanza», fanno sapere fonti della Fondazione, ha scritto il Sole 24 ore. Ma lo stesso Sole 24 ore, come tutti gli altri giornali italiani, nel momento in cui Calvosa fu nominata presidente dell’Eni venne indicata unanimemente come in quota M5s; e all’epoca Calvosa era anche consigliere di amministrazione della società editrice del Fatto quotidiano (si dimise quando appunto fu nominata dal Mef al vertice dell’Eni).