C’è anche il dossier Banca del Fucino alla base delle tensioni ai vertici della Fondazione torinese Crt che vede al centro delle polemiche anche e soprattutto il presidente Fabrizio Palenzona: il segretario generale della Crt, Andrea Varese, voluto da Palenzona, è stato infatti sfiduciato dal consiglio di amministrazione della Cassa di risparmio di Torino (azionista anche di Unicredit e Generali) e il presidente si è dimesso.
CRT, COSA SIGNIFICA IL SILURAMENTO DI VARESE
L’addio di Varese è il culmine di contrasti che sono maturati negli ultimi mesi fra gli organi collegiali e Palenzona. L’ultimo atto, la sfiducia a Varese, trae origine dalla scelta del segretario generale di comunicare al ministero dell’Economia — cui spetta la vigilanza sulle fondazioni di origine bancaria — l’esistenza di un presunto «patto occulto» fra alcuni membri del consiglio d’indirizzo, il «parlamento» della Crt, scrive oggi il Corriere della sera: “L’accordo avrebbe avuto per scopo orientare le nomine all’interno dell’organo di 22 membri che è espressione delle varie anime territoriali e istituzionali della fondazione. A farne le spese due nomi voluti dal presidente del Piemonte, Alberto Cirio, e dal sindaco di Torino, Stefano Lo Russo: Enzo Ghigo e Gianfranco Morgando”, il primo di centrodestra e il secondo di centrosinistra.
GLI SCAZZI AL VERTICE DI RCS E L’ATARASSIA DEL MEF POCO GRADITA A PALENZONA
Quattro membri del cda — Davide Canavesio, Caterina Bima, Antonello Monti e Anna Di Mascio — non avrebbero però gradito la decisione di Varese di rivolgersi al Mef senza prima consultare il board di cui fanno parte anche Maurizio Irrera e Marco Giovannini. Da qui la mozione contro il segretario che, preso atto della sfiducia, ha fatto un passo indietro. La vicenda ha indispettito il numero uno di Crt, Fabrizio Palenzona, che l’ha interpretata come un attacco al suo operato e alla sua presidenza. D’altra parte, la lettera di segnalazione del presunto «patto occulto» al Tesoro portava anche la sua firma oltre che di Varese. La lettera insomma è stata un boomerang, visto peraltro che il Mef retto dal ministro leghista Giancarlo Giorgetti – secondo una ricostruzione del quotidiano La Stampa – non intende intervenire su queste faccende interne all’ente di estrazione creditizia. Uno smacco per Palenzona che è accreditato di relazioni ad alto livello con il centrodestra e in particolare con la Lega.
SUBBUGLI IN CRT SULL’INVESTIMENTO NELLA BANCA DEL FUCINO
Ma altri malumori covavano da tempo all’interno della Fondazione torinese. “Alcuni consiglieri, anche di indirizzo, lamentavano l’eccessivo accentramento decisionale da parte del presidente e la scarsa condivisione delle strategie di allocazione delle risorse. Le critiche si sarebbero in particolare appuntate su alcuni investimenti come quello nella Banca del Fucino o nella Banca di Asti, considerati poco in linea con la missione territoriale dell’ente. Altro investimento che avrebbe destato perplessità sarebbe quello nelle vigne Enosis nell’Alessandrino”, scrive Il Corriere della sera.
I VERTICI DI BANCA DEL FUCINO
Come emerge dalla visura della società, al 30 settembre scorso Banca del Fucino aveva 462 dipendenti e un capitale sociale di oltre 224,3 milioni. Presidente è Mauro Masi e amministratore delegato Francesco Maiolini; vicepresidenti del consiglio d’amministrazione sono Francesco Orlandi e Gabriella Covino. Gli altri membri del board sono Giulio Gallazzi, Marco Bertini, Fabio Scaccia, Salvatore Paterna, Bernardino Lattarulo, Manuela Morgante, Susanna Levantesi, Luigi Alio, Fabio D’Alessandro.
I SOCI DELLA BANCA DEL FUCINO
Nel lungo e variegato elenco di soci spiccano la Fondazione Enpam (ente previdenziale dei medici), Toto Holding, Domenico Arcuri, Confidi, la srl Axa medical Care e altre srl del settore medico, parecchie farmacie e un laboratorio di analisi cliniche, E.CO.M.A.P. – Ente cooperativo mutuo di assistenza e previdenza per i tabaccai e i gestori depositi fiscali locali, Enpaia – gestione separata periti agrari, la Fondazione San Michele Arcangelo, la Fondazione nazionale delle comunicazioni, diverse società immobiliari.
CHI È GIULIO GALLAZZI
Nel board di Banca del Fucino siede, come si è visto, anche Giulio Gallazzi, che a fine 2022 è entrato anche nel cda di Tim, votato all’unanimità, in sostituzione di Luca De Meo, che si era dimesso tre mesi prima. Fondatore (nel 2001) e presidente di Sri Group, uno de maggiori azionisti di Banca del Fucino, Gallazzi si è qualificato come consigliere non esecutivo e indipendente ed è stato riconfermato dall’assemblea dello scorso aprile – così come Massimo Sarmi – quando c’è stato lo scontro fra Tim e Vivendi. Come informa Tag43 Gallazzi è stato anche consigliere di amministrazione di Ansaldo STS (2014-2016), di Banca Carige, di ASTM S.p.A, svolge attività di docenza in alcune business school europee ed è pure advisor di enti, fondazioni e organizzazioni non-profit per la valutazione degli investimenti di sviluppo territoriale e di valenza sociale. Nel suo curriculum anche alcuni premi come l’Internalisation Business Award (2010) del governo britannico e il Panda d’Oro (2013), consegnato dalla Camera di Commercio Italiana in Cina.
IL RUOLO DI GALLAZZI IN BANCA DEL FUCINO
Sul percorso di Gallazzi si registrano anche frequentazioni e affari con Luigi Bisignani. Come nel caso dell’ultima srl attiva di Bisignani ovvero la Four Consulting Srl, che fra i soci di passaggio ha visto anche Gallazzi (il quale ha acquistato una quota di minoranza il 2 agosto 2017 tramite Sri Group-Npv Europe Srl, per poi rivenderla pochi mesi dopo). Secondo quanto riferito da Domani, per l’attuale proprietario di Four Consulting srl, Alessandro Bondanini, “il passaggio della Sri Group-Npv Europe era dovuto al progetto di Gallazzi di acquisire il Genoa e occuparsi dello stadio. Gallazzi dice che ‘erano competenze che noi non avevamo e Bondanini avrebbe potuto aiutarci’. Un’idea mai concretizzata, e così si è arrivati alla separazione definitiva”.
L’AFFAIRE CON CASSA DI VOLTERRA
Ma torniamo al filo rosso che unisce Palenzona e Pignataro anche nell’ambito del credito. Se infatti Palenzona è entrato nel capitale di Banca del Fucino con la Fondazione Crt, non va dimenticato che lo stesso ha fatto l’istituto di credito con Cassa di Volterra come pure il finanziere bolognese. L’11 agosto scorso è stata la stessa Cassa toscana a comunicare, al termine dell’assemblea dei soci, che il nuovo capitale sociale dell’istituto ammonta a 101.364.400 e la compagine sociale è composta da Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra 49,9%, DGB Bidco (Gruppo ION) 32,0%, Crédit Agricole Italia S.p.A. 7,6%, Banca del Fucino SpA 5,3%, Net Insurance S.p.A. (Poste Vita) 3,2%, Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato 1,9%. Nel nuovo board – in cui sono stati confermati Alberto Mocchi (presidente) e Massimo Arisi – si sono aggiunti Cecilia Neri, Giuseppe Soda e Laura Pagani.
Va detto che negli ultimi anni Pignataro si è dato allo shopping nel nostro Paese con investimenti per circa 5 miliardi partendo da Cedacri per poi passare a Cerved e a List e senza dimenticare, nel settore bancario, Illimity Bank (per una partecipazione del 9,8%) e l’acquisto del 2% del capitale di Montepaschi nel corso dell’ultimo aumento da 2,5 miliardi. Infine, è storia di questi giorni, il via libera del Consiglio dei ministri all’acquisizione per 1,35 miliardi di Prelios, la società di servizi per le imprese e di gestioni immobiliari, presieduta proprio da Palenzona e controllata dal fondo americano Davidson Kempner.
Ma la presidenza di Palenzona in Crt è durata circa un anno.