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Cosa succederà a Unicredit, Mediobanca e Generali. Il Punto con Cingolani

Che cosa succederà a Mediobanca dopo l’uscita di Unicredit? E quali sono i veri piani di Del Vecchio su Generali? “Botta e risposta con Cingolani”: i fatti economici e finanziari analizzati e commentati dall’editorialista e saggista, Stefano Cingolani, in una conversazione con il direttore di Start, Michele Arnese Perché Unicredit ha detto addio a Mediobanca? Una…

Perché Unicredit ha detto addio a Mediobanca? Una novità storica. Mustier ha detto che voleva cambiare il patto (per limare i poteri a Nagel?) ma i soci non lo hanno seguito. Ma ha detto anche: “Mediobanca asset non strategico, siamo competitor”. Qual è la verità?

Mustier ha in mente di trasformare pienamente Unicredit in una banca europea. Voleva un matrimonio con SocGen e non è andato in porto, aveva messo gli occhi su Commerzbank. Vuole creare una filiale tedesca nella quale mettere insieme HVB e Bank of Austria. Il suo progetto è una Unicredit holding che controlli le diverse aziende creditizie in Italia, nella Mitteleuropa ecc.; per far questo Unicredit deve rafforzare il capitale proprio, di qui la vendita di asset che è stata molto criticata, da Fineco a Pioneer e la ricerca di un buon partner con il quale fondersi. Ma dobbiamo contestualizzare il tutto in ambito europeo.

Cioè?

L’unione bancaria sì avvicina, vedremo come e se davvero le banche italiane saranno penalizzate. Ma oggi come oggi le banche italiane sono ancora meno efficienti e sono troppo piene di titoli di Stato italiani. Quel che sembra una scelta di sistema (e di interesse nazionale) rischia di andare contro gli interessi degli azionisti, dei risparmiatori, dei depositanti. Se è così, davvero Mediobanca non è strategica. Lo è Generali?

Un attimo, su Generali ci arriviamo. Stiamo su Piazzetta Cuccia. Che cosa succederà ora in Mediobanca? Davvero un imprenditore miliardario tramite una società lussemburghese sarà il dominus dell’istituto? Bankitalia e Bce lo faranno salire al 20%? Certo le critiche a Nagel per i risultati non da merchant bank che si basano sulle partecipazioni di Generali e Compass comunque sono significative…

E’ vero, Mediobanca è ancora troppo dipendente da Generali, e dovrebbe espandere il suo mestiere di banca d’affari. Ma in Italia ci sono affari sufficienti? Intanto la concorrenza è aumentata e Piazzetta Cuccia con tutto il rispetto è ancora una realtà locale, non globale, che si muove in un triangolo ristretto tra Milano, Parigi e Londra (Brexit permettendo), ha davanti a sé realtà come quelle dei Rothschild, i colossi americani, i veri grandi affari che si fanno lungo le coste del Pacifico. Cuccia è morto quasi vent’anni fa, la sua creatura cambia pelle, non ci sono più le grandi famiglie da proteggere contro lo Stato invadente e invasore, il meglio del capitalismo italiano è quello che si è internazionalizzato. Nagel non ha un compito facile, senza le Generali potrebbe reggere?

“Alberto Nagel sta portando ottimi risultati, la capitalizzazione sta crescendo e questa è la vera difesa per Mediobanca e indirettamente per Generali”, ha detto Carlo Messina, numero uno di Intesa Sanpaolo. Intanto i critici di Del Vecchio e Mustier (in M5s e Lega) li accusano di lavorare per i francesi nella finanza e dunque per dare agli stranieri Generali. Del Vecchio dice di voler tutelare l’italianità di Mediobanca (da decenni zeppa di francesi) e di Generali (peraltro guidata da un francese). Aiutami a capire…

Credo che l’italianità sia un falso problema. Ha ragione Messina: Generali si difende diventando più forte. Ma come? Da sola? O con chi? Anche Generali deve accrescere il capitale proprio e far salire il valore in borsa. Nonostante sia ben gestita tanto che ha aumentato gli utili più delle concorrenti, ha un valore di borsa che è circa un terzo rispetto ad Allianz e meno della metà rispetto alle altre. Deve svilupparsi per linee interne ed esterne in Italia ma soprattutto all’estero. Chi è in grado di sostenere questa crescita? Lo sono i soci italiani con o senza Mediobanca? Lo è Del Vecchio? Ne dubito.

Ma cosa vuole davvero Del Vecchio?

Sistemata la sua creatura Luxottica, nelle mani dei francesi anche perché è Essilor a possedere il core business, cioè la tecnologia delle lenti, vuole lasciare una impronta come l’uomo che ha scosso le belle addormentate della finanza italiana. Non lo vedo come raider ma nemmeno come un Warren Buffett. Penso che la sua idea più strategica sia la città della salute attorno allo Ieo. Qui davvero l’Italia potrebbe giocare un grande ruolo se ci fossero investitori disposti a crederci. E’ un peccato che non sia decollata. Finora. L’Italia è ricca (e piana di ricchi) e liquida, ma gli italiani continuano a non investire in nessun progetto di lungo respiro per avversione al rischio (alla faccia dello spirito imprenditoriale). Del Vecchio, invece di voler fare il nuovo Cuccia, dovrebbe fare da esempio per chi crede in un nuovo ciclo di sviluppo.

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