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Contratto bancari, ecco le richieste dei sindacati a Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm e non solo

Inizia mercoledì 12 giugno il confronto tra Abi e sindacati per il rinnovo del contratto dei bancari scaduto a fine 2018. Ecco le richieste per una trattativa che non si annuncia breve

Inizia mercoledì 12 giugno il confronto tra Abi e sindacati per il rinnovo del contratto dei bancari, scaduto a fine 2018 e prorogato fino al 31 maggio scorso. E’ escluso però che si chiuderà subito, spiegano a Start Magazine fonti sindacali, ed è probabile che la riunione del 12 giugno servirà perlopiù a stilare il calendario degli incontri che si terranno nelle prossime settimane. Dall’altra parte del tavolo i rappresentanti di Unicredit, Intesa Sanpaolo, Montepaschi, Ubi Banca, Banco Bpm, Bper e tutti i maggiori gruppi del credito nazionali. “Sarà una falsa partenza, più che una vera partenza” rincara la dose Lando Sileoni, segretario della Fabi, il primo sindacato del settore, intervistato oggi da Mf. “Sappiamo che non ci daranno risposte concrete e che il comitato sindacale di Abi non è pronto per rispondere nello specifico alle richieste dei lavoratori” aggiunge evidenziando come sia “la prima volta in questi ultimi 15 anni che l’Abi si limita ad ascoltare le nostre richieste senza entrare nello specifico. Prenderanno tempo”.

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LA PIATTAFORMA CONTRATTUALE PRESENTATA DAI SINDACATI

Al tavolo della trattativa le maggiori sigle sindacali del comparto – oltre alla Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin – porteranno la piattaforma presentata a fine marzo che, come ha detto lo stesso Sileoni domenica al Corriere della Sera, “ha ottenuto una percentuale di approvazione del 99% da parte delle migliaia di assemblee cui è stata sottoposta” tra il 2 aprile e il 24 maggio. “Ci diranno che la piattaforma è stata approvata da poco ma in realtà ogni gruppo bancario da mesi ha elaborato un piano di fattibilità con tanto di costi e impatto sull’organizzazione interna” prosegue il leader Fabi nell’intervista a Mf.

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DI sicuro l’associazione bancaria stavolta avrà a che fare con un fronte sindacale compatto che chiede con forza alcuni elementi divenuti imprescindibili visti alcuni recenti fatti di cronaca. “Nel nuovo contratto dovranno esserci delle regole stringenti per porre fine alle pressioni di tipo commerciale sul personale delle filiali. L’obiettivo – ha chiarito Sileoni al Corriere – è di impedire che in futuro si verifichino le gravi distorsioni nel rapporto tra la banca e la clientela il cui ultimo esempio è il caso della vendita dei diamanti allo sportello. Naturalmente cerchiamo un punto di incontro con l’Abi ma siamo pronti a lottare anche insieme alla clientela per far valere quelli che consideriamo i punti irrinunciabili della trattativa”. Di sicuro, come detto qualche giorno fa al Sole 24 Ore , “ad ogni nostra richiesta corrisponde una motivazione di carattere tecnico e politico che è incontrovertibile”.

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Tra le altre necessità evidenziate dalle sigle sindacali il “diritto alla disconnessione”, per non essere interpellati su questioni di lavoro al di fuori di determinati orari, e il rafforzamento del contratto nazionale “che impedisca alle banche di lasciare fuori dal perimetro determinate categorie di lavoratori per esempio il personale addetto alla gestione dei crediti in sofferenza, talvolta ceduti insieme ai pacchetti di npl alle società specializzate in questo business”. Elemento, questo, evidenziato spesso anche da Riccardo Colombani, segretario First Cisl. “Il contratto dei bancari deve essere applicato a tutti i soggetti vigilati, non solo per fare l’interesse dei lavoratori, ma anche dell’intera economia nazionale” ha detto già mesi fa proprio Colombani.

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L’AUMENTO CONTRATTUALE

Sul fronte della retribuzione si chiede ai banchieri un aumento di 200 euro medi al mese – ovvero il 6,5% circa – per i 290 mila lavoratori di un settore che nel 2018 ha incassato utili per 9,3 miliardi. La richiesta di aumento comprende il recupero dell’inflazione al 4,1% fino al 2021, un incremento del 2% legato alla maggiore produttività e dello 0,4% per il riconoscimento dell’impegno dei dipendenti.

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IL SUPERAMENTO DEL JOBS ACT

Tra i punti nodali della piattaforma c’è la parte relativa alle tutele dei dipendenti che vanno migliorate. In particolare si punta alla reintegra in caso di licenziamento ingiustificato “senza interruzione di anzianità e con pagamento della retribuzione perduta” superando dunque il Jobs Act che aveva modificato l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. “Una riforma del governo Renzi che non abbiamo mai condiviso” è il commento di Sileoni oggi su Mf.

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ALTRE RICHIESTE

Fra gli altri elementi di novità contenuti nella piattaforma e che saranno oggetto di trattativa la tutela dell’occupazione attraverso la conferma del Foc (Fondo per l’occupazione), una cabina di regia per i processi di digitalizzazione, l’abolizione del salario d’ingresso per i giovani, la revisione degli inquadramenti, la riduzione dal 20% al 10% del divario salariale dei contratti complementari. Si domanda inoltre – in linea con i cambiamenti della società – che si stili un regolamento per il whistleblowing, ossia la tutela degli autori di segnalazioni di reati o di irregolarità di cui siano venuti a conoscenza, e che si varino delle regole nazionali per lo smart working.

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Altri aspetti oggetto di attenzione riguardano la conciliazione vita-lavoro per esempio con l’articolazione pluriennale dell’orario di lavoro, il part-time, la flessibilità per esigenze di cura, quella per congedi e le flessibilità individuali, il diritto allo studio.

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IL NO AL CONTRATTO “IBRIDO”

Una cosa è certa: nella trattativa sarà ribadito il no al contratto “ibrido” (metà lavoratore dipendente, metà autonomo) cui invece guarda con interesse Intesa Sanpaolo. Si tratta di una “forzatura di un importante gruppo bancario italiano che non accetteremo mai all’interno del nuovo contratto” dice Sileoni durante l’intervista odierna a Mf. “Il lavoro ibrido significa eliminare la professionalità dei bancari introducendo la figura del bancario a costo zero che deve occuparsi di tutto. Se qualcuno di Abi lo calerà durante le trattative come richiesta datoriale – conclude -, noi la leggeremo come una dichiarazione di guerra e ci comporteremo di conseguenza”.

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