La Cina scappa da Pirelli?
Ieri il fondo cinese Silk Road, che aveva affiancato la compagnia chimica ChemChina-Sinochem nell’investimento in Pirelli (ChemChina resta primo azionista con il 37%), ha avviato l’uscita dall’azionariato dell’azienda di pneumatici storicamente legata a Marco Tronchetti Provera.
LA MOSSA “A SORPRESA” DI SILK ROAD FUND IN PIRELLI
In quella che Il Sole 24 Ore ha definito “una mossa a sorpresa”, Silk Road Fund ha infatti avviato una procedura di collocamento accelerato di 90,2 milioni di azioni, che corrispondono all’incirca al 9 per cento del capitale corrispondente alla partecipazione in Pirelli. Come ha sottolineato anche il Corriere della Sera, le azioni sono state cedute a un prezzo a sconto dell’8 per cento rispetto ai valori di borsa.
In caso di vendita dell’intero pacchetto di azioni, l’incasso lordo per Silk Road Fund si aggirerà tra i 520 e i 560 milioni di euro. Ma la rilevanza dell’operazione non sta nelle cifre, bensì negli effetti: senza quel 9 per cento, gli azionisti cinesi perdono di fatto il controllo dell’assemblea dei soci di Pirelli.
COSA HA FATTO CAMFIN
Oggi Camfin, la holding di Tronchetti Provera, ha acquisito il 2,2 per cento di Pirelli, portando così la sua quota al 22,7 per cento. L’operazione porta a conclusione quanto autorizzato in una delibera del consiglio di amministrazione di Camfin del 19 settembre scorso, dove si autorizzava l’acquisto di una quota massima del 5 per cento del capitale di Pirelli.
I PRECEDENTI
Il peso di ChemChina-Sinochem in Pirelli era già stato ridimensionato dopo che nei mesi scorsi Camfin era salita al 20 per cento del capitale, acquisendo da Goldman Sachs una quota del 2,8 per cento e rivedendo i patti con la famiglia cinese Niu, che ha circa il 3,7 per cento.
Inoltre, considerando il patto parasociale tra Camfin e Brembo, azienda lombarda che realizza impianti frenanti per i veicoli, la quota italiana in Pirelli arriva sul 28 per cento.
GLI EFFETTI DEL GOLDEN POWER?
Pur avendo parlato di una “mossa a sorpresa”, lo stesso Sole 24 Ore ha fatto notare come in realtà vi fossero degli elementi che suggerivano una possibile modifica dei rapporti tra Silk Road Fund e ChemChina-Sinochem in Pirelli: alla fine del 2023, infatti, i due soggetti avevano deciso di non rinnovare il patto parasociale che li aveva uniti fin dall’inizio dell’investimento nella società.
Il mancato rinnovo del patto era forse una conseguenza del golden power esercitato nel giugno 2023 dal governo di Giorgia Meloni su Pirelli per tutelarne alcune tecnologie considerate strategiche e per garantire l’autonomia dell’azienda, dato che il patto parasociale del maggio precedente assegnava maggiori poteri a Sinochem e indirettamente – Sinochem è una compagnia statale – al Partito comunista cinese.