Caro direttore,
ho visto che nei giorni scorsi hai rilanciato su X l’indiscrezione secondo cui alla festa per i 50 anni del Giornale (auguri!) non sarebbe stata invitata ufficialmente la redazione, ma forse per problemi di spazio vista la mole di politici presenti e di big dell’economia e della finanza accorsi alla chiamata del direttore Alessandro Sallusti e di Nicola Porro, vicedirettore ad personam (che vuol dire?, che prende lo stipendio da vicedirettore senza rivestire effettivamente la carica?, fantastico se davvero così). Ti informo che qui a Milano si dice pure che anche i giornalisti che nei primi anni della fondazione hanno lavorato fianco a fianco a Indro Montanelli non sono stati invitati. Possibile? Ti puoi accertare? Mi pare davvero incresciosa la dimenticanza, se vera (ma colleghi di altri giornali me lo garantiscono).
Invece, caro direttore, lo sai chi sta presenziando in gran scioltezza alla festa dei 50 anni del quotidiano liberale-conservatore per antonomasia? Il capo del gruppo Unipol. Sì, proprio il gruppo faro e collettore delle cooperative rosse tanto bistrattate per decenni dal quotidiano milanese (e mi dicono che pure tu da cronista alle prime armi indugiavi in pezzi titolati non proprio sobriamente dai vertici redazionali, vero?).
Esatto, proprio Carlo Cimbri, capo azienda e deus ex machina del colosso assicurativo e oramai pure creditizio e pure sanitario, alberghiero e molto altro, come ho letto in pezzi asciutti e dettagliati di recente su Start Magazine. Sì, quella stessa Unipol che ha guerreggiato nei tribunali per la vicenda spiattellata all’epoca proprio dal Giornale contro Unipol sulla scia di quella frasetta (“Abbiamo una banca”) detta da Piero Fassino.
Non so come sia finita quella querelle legale, ma di certo a Cimbri frega un piffero, visto che ha accettato di slancio l’invito dei vertici del Giornale ora edito dalla famiglia Angelucci, dalle origini ruspanti proprio come Cimbri.
D’altronde la passione del numero uno di Unipol per l’editoria e per la comunicazione è notoria. Con Cimbri, Unipol è azionista del gruppo Rizzoli-Corriere della sera con il 4,89%, è piccolo azionista pure di X (ex Twitter) e pur non essendo azionista – penso – di Dagospia è coccolato dal lettissimo sito fondato da Roberto D’Agostino che segue quasi con ammirazione le molteplici imprese non solo assicurative di Cimbri (memorabile un post di Porro) e celebrato degnamente e opportunamente dopo essere stato nominato Cavaliere del lavoro dal Quirinale.
D’altronde lo stesso Cimbri – da mago della comunicazione – è bravissimo ad essere al centro delle attenzioni mediatiche per il suo attivismo nel mondo della finanza. Anzi mi meraviglio che i formidabili algoritmi alla base delle blasonate classifiche di Reputation Manager non premino a sufficienza il talento di Cimbri come meriterebbe.
Unipol anche in queste ore è sotto i riflettori anche in Borsa dopo l’ultima esternazione di Cimbri su Mps.
“Non c’è nulla nell’immediato futuro ma non si può mai dire”: così Cimbri ha risposto in merito ai rumors secondo cui Bper (controllata dalla società assicurativa) possa essere interessata al dossier Mps. “Bper ha un suo percorso di crescita; ha da poco cambiato i vertici e Papa ha davanti a se un percorso delineato che è già così com’è. Non c’è nulla in un immediato futuro”, ha detto ancora intervenendo a un convegno organizzato per i 50 anni de Il Giornale, aggiungendo che “poi il mercato è fatto di discontinuità, si possono creare delle opportunità e non si può ipotecare» il futuro. Penso a quanto accaduto con la Cassa di Genova. Non si può mai dire, ma oggi non c’è nulla”, ha concluso Cimbri che ha evidenziato come “i canditi sono pochi, il nostro è un mercato piccolo”.
“Ancora una volta, dunque, è il polo Unipol (+0,8%), formato dalla compagnia assicurativa e dalle sue partecipate bancarie (Bper e Popolare di Sondrio appunto) a essere al centro dell’attenzione degli investitori, con la riapertura del dossier Mps”, ha scritto oggi l’agenzia Radiocor del gruppo Il Sole 24 ore: “La prossima settimana, il 2 luglio, scade il lock-up sulla quota residuale di azioni Mps detenute dal Mef, che attualmente sono pari al 26,73%. In questo contesto è possibile che il primo azionista scelga di ridurre ulteriormente la quota attraverso un collocamento accelerato o che si intavolino trattative per l’intervento di nuovi soci. Il Mef negli ultimi mesi ha dimostrato di avere accesso al mercato dei capitali, ma non è parso convinto in merito alla costruzione di un terzo polo bancario. Da sottolineare come non vi siano molti candidati: UniCredit e Banco Bpm hanno già declinato, Intesa Sanpaolo in Italia è bloccata dall’Antitrust e la francese Credit Agricole ha già investito nel nostro Paese e controlla il 10% circa di Banco Bpm”.
“L’unico vero candidato industriale rimasto – hanno sottolineano gli analisti di Intermonte – è Bper con il suo principale azionista Unipol che potrebbe decidere di acquistare una quota, in attesa della scadenza della partnership di Bancassurance con Axa”, fissata per il 2027. “Riteniamo che il razionale industriale dietro una possibile mossa di Unipol su Banca Mps sia indubbiamente rilevante in relazione ad una partnership futura nell’ambito bancassurance”, hanno rimarcato i broker.
Ma nonostante queste sottolineature, nelle sale operative di chi investe in Borsa molti – tutti? – pensano che in ballo non ci sia solo una partnership nell’ambito bancassurance fra Unipol e Mps.
“Cimbri facci sognare, prendi un’altra banca dopo Bper”, è l’invito implicito che molti rivolgono col pensiero a Cimbri. Che non vede l’ora, forse, chissà, di soddisfare queste voglie degli investitori.
Nel frattempo, Carlo fa sognare non solo la stampa di sinistra ma pure il Giornale degli Angelucci e finanche Dagospia.
Forza Cimbri!
E sulla scorta della recente prosa di Porro (“Il boss delle assicurazioni si è messo al vento. Quello degli alisei, che spirano tra fine ottobre e novembre. E ha deciso di farsi la traversata atlantica con un paio di amici fidati e un catamarano”), io dico: avanti tutta verso un’altra traversata nel fantastico mondo della finanza e delle banche.
Francis Walsingham