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Le news su Podcast Chigi, Corsera, Giornale, Repubblica, Sole 24 Ore e non solo

Che cosa si dice e che cosa non si dice su Podcast Chigi, Corriere della sera, Giornale, La Stampa, Repubblica, Sole 24 Ore e non solo. Pillole di rassegna stampa

 

IL SOLE 24 ORE O LE ORE?

LE PRIORITA’ ECONOMICHE DEL CORRIERE DELLA SERA

LE FICCANTI DOMANDE DI SALLUSTI PER FESTEGGIARE MELONI

IL CORSIVO MASCHILISTA E INTELLETTUALE DI REPUBBLICA

IL PREMIO SLURP DEL GIORNO VA ALLA STAMPA DI ELKANN SU ELKANN

UN MANIFESTO PER ITA

STELLANTIS VA A SBATTERE

CARTOLINA DALLA COREA DEL NORD

CARTOLINA DA LONDRA

CARTOLINA DALL’UCRAINA

PODCAST CHIGI

QUISQUILIE & PINZILLACCHERE

 

 

 

 

 

 

 

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ESTRATTO DELL’INTERVISTA DI SALLUSTI A MELONI PUBBLICATA SUL GIORNALE:

Invito sul palco una persona che per la prima volta ha dovuto dirigere i grandi del mondo, ha affrontato le elezioni europee, la formazione di un governo europeo molto complicato e molto delicato, che si trovava in un casino bestiale e quando le ho detto al telefono: «Presidente, se proprio non ce la fai, lo capiamo», lei mi ha detto: «Io sono una donna di parola, se ho detto che vengo, vengo». Giorgia Meloni è qui con noi.

«Buonasera a tutti, buonasera direttore. Grazie per questa immeritata presentazione. Mi dispiace un po’, ma dobbiamo essere brevi, perché vedo tutte queste persone in piedi. Sarà che ho dei tacchi… diciamo di un certo livello, come La Russa impone e anche la mia statura, ma insomma, penso che potrebbero soffrire molto se ci dilungassimo».

Allora no, allora entriamo subito nel vivo. Una delle cose che ti invidio è che quando nasce «il Giornale» tu non eri ancora nata.

«Sì. Io sono nata qualche anno dopo la nascita del Giornale. Penso che ci fosse davvero una ragione molto importante per essere qui stasera, lo voglio dire. Ho seguito il tuo intervento, avrei potuto sottoscrivere ogni parola. Credo che la scelta fatta da Indro Montanelli nel 1974, quindi qualche anno dopo il ’68, gli Anni di piombo, la scelta di far nascere una voce che fosse controcorrente era una scelta di estremo coraggio ed era una scelta non scontata. Tu citavi quando cinquant’anni fa girare con il Giornale poteva essere la ragione di un’aggressione, di insulti, ma io ricordo che quando ho cominciato a fare politica – e parliamo dei primi anni ’90, quindi non di 50 anni fa – se ti fossi aggirato in alcune facoltà dell’università La Sapienza di Roma con in mano il Giornale avresti ugualmente rischiato di essere aggredito e di essere insultato. Ciò non toglie che ci sono stati degli editori, ci sono stati dei giornalisti, ci sono stati dei direttori che hanno scelto di offrire al pubblico, di offrire ai lettori una cosa che è molto importante è che è la possibilità di ascoltare tutte le campane, di ascoltare tutti i punti di vista. Io non penso mai che chi compra un giornale lo faccia perché aderisce necessariamente al punto di vista di chi scrive. Io credo che chi legge i giornali, e cerca di leggerne diversi, lo faccia soprattutto per avere un quadro più completo delle letture possibili e quindi questo è un servizio».

La vera libertà di stampa è il pluralismo…

«Esattamente. E invece quelli che storicamente ci raccontano di essere i grandi difensori della libertà di stampa e di parola sono anche quelli che per molti anni non hanno tollerato che potessero esserci delle voci distoniche, delle voci diverse. Ciò non toglie, ripeto, che nonostante le difficoltà c’è qualcuno che questo lavoro lo ha fatto, che lo ha fatto per 50 anni, che lo ha portato fino a noi. È una storia rara, soprattutto per un giornale che rappresenta una determinata visione. Tolti quelli che sono i giornali di partito, cito Il Secolo d’Italia, è una storia rara e penso che per quella storia e per questo risultato e per questi 50 anni, per quello che ancora il Giornale ci continua a regalare noi si debba davvero dire un grazie enorme a tutti i suoi giornalisti, ai suoi editori. Quindi storicamente alla famiglia Berlusconi e adesso alla famiglia Angelucci, a tutti i suoi direttori. Compreso te Alessandro, al quale faccio i miei complimenti, e a Vittorio Feltri che non ho ancora visto ma mi avete detto che c’è. Gli mando un abbraccio enorme dal palco».

Senti, lasciami fare per cinque minuti il giornalista. I colleghi presenti e i nostri ospiti sono curiosi di sentire dalla tua viva voce il punto, sia pure sintetico e rapido, della situazione e la prima domanda che mi viene in mente è se sei soddisfatta, come leggi il risultato delle elezioni europee.

«Lo leggo molto bene. Ribadisco quello che ho detto la sera stessa del voto: per me è stato un risultato più importante di quello delle elezioni politiche, perché è un voto diverso. Il voto del 2022 poteva anche essere un voto di protesta, di aspettativa, di speranza. Dopo quasi 20 mesi di governo – tra l’altro in una situazione impossibile come quella che noi ci troviamo ad affrontare con scelte che sono spesso anche difficili, che sono scelte coraggiose – il voto degli italiani diventa un voto di conferma, un voto più concreto, più meditato. E quindi per me è stata una grande soddisfazione ed è stata una grande soddisfazione proprio perché per noi non è stato facile fare le scelte che abbiamo fatto in questa situazione complessa, in questi due anni. E questo dice una cosa estremamente importante degli italiani: che capiscono il buon senso. E oggi la lettura che secondo me la classe politica dovrebbe dare dei cittadini è molto diversa da quella che ha spesso dato. C’è una politica che pensa che quello che sembra, valga più di quello che è; che pensa che comunicare sia più importante di fare; che pensa che se menti, alla fine forse puoi andare meglio. Non è così. La gente capisce, e capisce anche le materie più complesse, vede anche quando tu sei chiamato a fare delle scelte complesse. Se le fai con buon senso gli italiani lo capiscono. Per me questo è fondamentale. Secondo, sono estremamente fiera del risultato della maggioranza, non semplicemente di Fratelli d’Italia. Ho già fatto i miei complimenti sia ad Antonio Tajani sia a Matteo Salvini per il risultato di Forza Italia e della Lega. Si dimostra ancora una volta che il centrodestra può crescere insieme, che non è vero questo racconto, che pure viene spesso fatto dagli osservatori, che se un partito andrà bene diventa un cannibale dell’altro. No, noi abbiamo lavorato per crescere tutti, per pescare in altri ambiti, nell’ambito anche di quelli che erano stati indecisi a votare. Tutti i partiti della maggioranza sono cresciuti e questo per me è estremamente prezioso. Ci si riavvicina un pochino al bipolarismo. Non potrei dire che siamo in un sistema bipolare perché nel centrodestra c’è una coalizione coesa e nel centrosinistra oggi obiettivamente non c’è. C’è un po’ tutto e il contrario di tutto. Anzi, io vedo che tra il Pd della Schlein che cresce e il risultato di Bonelli e Fratoianni c’è un rischio di radicalizzazione a sinistra, mentre l’elettorato più moderato si è chiaramente spostato verso il centrodestra. Però sicuramente c’è stata una semplificazione del quadro. La morale è che gli italiani ci chiedono di andare avanti e noi intendiamo farlo con una maggiore determinazione».

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