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Riduzione Del Danno Da Fumo

Chi mugugna sul Beating Cancer Plan

Continuano a far rumoreggiare esperti e scienziati gli obiettivi del Beating Cancer Plan, il piano della Ue contro il cancro del Vecchio continente (ne abbiamo parlato qui), dato che le istituzioni comunitarie non sembrano intenzionate a mettere al centro della loro azione il principio della riduzione del danno, familiare invece ai tossicologi. Secondo gli scienziati,…

Continuano a far rumoreggiare esperti e scienziati gli obiettivi del Beating Cancer Plan, il piano della Ue contro il cancro del Vecchio continente (ne abbiamo parlato qui), dato che le istituzioni comunitarie non sembrano intenzionate a mettere al centro della loro azione il principio della riduzione del danno, familiare invece ai tossicologi. Secondo gli scienziati, le maggiori criticità del Piano contro il cancro presentato dalla Commissione lo scorso febbraio risiedono nell’equiparazione dei dispositivi di nuova generazione, come le sigarette elettroniche e il tabacco riscaldato, con le classiche sigarette finisca inevitabilmente per avvantaggiare proprio il fumo convenzionale.

“Dobbiamo poter offrire ai fumatori che non smettono delle alternative alle sigarette basate sulla combustione”, ha ammonito invece Anastasia Barbouni, professoressa presso il dipartimento di salute pubblica della National School of Public Health di Atene, intervenendo al summit sulla riduzione danno da fumo, presieduto da Dimitri Richter, capo del reparto di cardiologia dell’ospedale Euroclinic di Atene.

Per Richter, l’assenza di un vero e proprio ente regolatore sul tema, sull’esempio della Fda statunitense, complica le cose, cosi come il fatto che nel Piano europeo contro il cancro non sia inserita un’analisi sulla riduzione del danno. Un aspetto quest’ultimo, che è stato sviluppato da Paesi singoli, come la Svezia, ma sul quale manca uno sguardo europeo comune.

“LA RIDUZIONE DEL DANNO DA FUMO SIA PILASTRO IN QUESTE POLITICHE”

A sottolineare l’importanza della tematica della riduzione del danno anche Ignatios Ikonomidis, Professore di Cardiologia dell’Università Kapodistrian di Atene e presidente del Comitato organizzatore del Summit e presidente del cda di SCOHRE. Parlando del Beating Cancer Plan europeo ha detto :”Noi di SCOHRE crediamo che la proposta della Commissione dovrebbe incorporare l’esperienza delle politiche di riduzione del danno dall’interno, ma anche al di fuori dall’Europa, per migliorare il tasso di cessazione dal fumo. Noi crediamo che inserire le politiche di riduzione del danno nel Beating Cancer Plan europeo contribuirà a una Europa più sana nel futuro”.

Il piano europeo, ha sottolineato il docente, trascura infatti la riduzione del danno nonostante il fumo continui a essere una piaga sociale e continui a essere la causa principale dei tumori prevenibili. Il piano, per esempio, non discute l’evidenza che le e-cigs e i nuovi prodotti del tabaccosembrano avere minori rischi a riguardo. “La riduzione del danno – ha sottolineato Ikonomidis – dovrebbe essere considerato come il terzo pilastro nelle politiche di controllo del fumo assieme alla cessazione totale del fumo e alla prevenzione”.

COSA FANNO NEGLI ALTRI PAESI?

Nel summit si è parlato molto anche dell’esperienza maturata sul campo da altri Paesi. La Svezia e la Norvegia hanno potuto raggiungere l’obiettivo di abbattere il tasso di fumatori sotto il 5 per cento grazie alla diffusione dei prodotti alternativi alle sigarette tradizionali. Partendo dal dato di 175 milioni di morti per il fumo tra il 2005 ed il 2020, Ikonomidis ha evidenziato che, coloro che smettono di fumare, in un periodo di tra i 10 ed i 19 anni registrano il 70 per cento in meno di probabilità di contrarre il cancro al polmone rispetto ai fumatori (il fumo risulta essere dietro l’80 per cento delle diagnosi di cancro al polmone).

Il medico greco e presidente della Scohre ha infine menzionato l’esempio degli Usa, con una tendenza di calo nel cancro al polmone arrivata dopo una serie di provvedimenti come la tassazione sulle sigarette, le campagne di informazione contro il fumo sui media e l’introduzione del divieto di fumo nei ristoranti in California nel 1998. Ma secondo il medico greco anche una combinazione di questi interventi potrebbe non bastare per centrare l’obiettivo del 5 per cento.

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