Un Mes per la Difesa?
Potrebbe essere questa la risposta dei governi Ue per far fronte alle urgenze attuali dettate dalla guerra in Ucraina: un fondo già pronto da investire nella difesa.
Secondo fonti di Politico, “figure potenti dell’Ue stanno spingendo affinché il Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes), del valore di 422 miliardi di euro, vada oltre il suo ruolo originario di salvataggio delle economie. Potrebbe invece assumersi il compito di distribuire prestiti a basso costo per acquistare armi”.
La difesa è al centro del dibattito politico in Europa. Con l’aggressione della Russia contro l’Ucraina e la necessità di fornire un forte sostegno politico, economico e militare a Kiev per tutto il tempo necessario, Bruxelles deve aumentare la propria forza e capacità nel campo della sicurezza e della difesa.
A inizio marzo la Commissione europea ha presentato i piani per rilanciare l’industria degli armamenti del Vecchio continente, sostenendo che la guerra della Russia in Ucraina ha dimostrato che i paesi membri dovrebbero aumentare gli acquisti congiunti di armi e, soprattutto, destinare i budget alla difesa alle aziende europee. Proprio per questo Bruxelles ha proposto l’istituzione di un nuovo programma europeo per l’industria della difesa (Edip) volto a incrementare la produzione di armi e aumentare la collaborazione tra i produttori. Per sostenere l’Edip, l’Ue investirà 1,5 miliardi di euro tra il 2025 e il 2027.
Nel frattempo, sia alcuni paesi dell’Ue sia la Commissione europea hanno invitato la Bei a modificare la sua politica di prestito, che ora esclude esplicitamente i prestiti per progetti puramente militari, per aiutare l’Europa ad incrementare la produzione della difesa.
Ma tutto questo potrebbe non esser sufficiente. Basta pensare che a inizio anno il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, aveva lanciato l’idea di un fondo europeo di difesa da 100 miliardi di euro per aumentare la capacità di produzione di armi nell’Ue per sostenere l’Ucraina.
Ma un fondo sostanzioso già c’è in Europa. “Non è un segreto di Pulcinella che l’Ue stia cercando modi per riutilizzare il Mes”, scrive Politico. Sebbene abbia distribuito prestiti per un valore di quasi 300 miliardi di euro alle economie in difficoltà di Grecia, Irlanda, Portogallo e Cipro, oltre ad aiutare le banche spagnole, ciò è accaduto circa dieci anni fa e da allora ha fatto poco, ricordala testata.
Tutti i dettagli.
LA PROPOSTA DEL MES PER LA DIFESA
Secondo Politico, l’idea del fondo di salvataggio declinato per la difesa è ancora in una fase iniziale. Ma potrebbe essere potenzialmente più gradito ai governi rispetto ad altri suggerimenti per finanziare la difesa che non sono ancora decollati, tra cui il reperimento di fondi nel bilancio UE esistente, l’utilizzo di beni russi immobilizzati dall’inizio della guerra o l’emissione collettiva di debito congiunto, come gli eurobond, sostiene Politico.
A differenza del normale bilancio dell’Ue, il fondo di salvataggio non è semplicemente una pentola di contanti. I prestiti che eroga sono finanziati mediante l’emissione di obbligazioni garantite da un deposito pagato congiuntamente dai membri della zona euro, spiega la testata.
SOSTENUTA DA PARIGI E GLI STATI BALTICI
A sostenere questa proposta ci sarebbero in prima linea la Francia e i Paesi baltici, rileva una delle fonti di Politico.
Durante il discorso sull’Europa pronunciato da Emmanuel Macron alla Sorbona lo scorso aprile, il presidente francese ha lasciato intendere che il Mes potrebbe finanziare la spesa in una serie di settori, senza specificare la difesa.
LA PROPOSTA DELL’ALTO RAPPRESENTANTE PER LA POLITICA ESTERA UE
Ancora prima a lanciare l’idea di un Mes per la Difesa ci aveva pensato l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Josep Borrell, parlando al Forum Nueva Economia, come riportato a inizio aprile da Fanpage.
Secondo il capo della diplomazia europea bisognerebbe creare “un nuovo strumento finanziario intergovernativo, chiamiamolo ‘Meccanismo europeo di difesa’, paragonabile a quello che abbiamo creato durante la crisi finanziaria del 2008 per sostenere alcuni Stati membri che soffrivano”. Secondo Borrell questo fondo è ancor più necessario alla luce delle dichiarazioni di Trump sulla Nato in vista delle elezioni presidenziali americane: “A seconda di chi governa a Washington, non possiamo fare affidamento sul sostegno americano e sulla capacità americana di proteggerci. Dobbiamo costruire le nostre capacità. La Nato sarà certamente insostituibile, ma all’interno della Nato dobbiamo costruire un pilastro europeo”.
LA TESI DI ENRICO LETTA
Anche l’ex primo ministro italiano Enrico Letta ha suggerito, in un influente rapporto ai leader dell’Ue il mese scorso, che il fondo potrebbe erogare prestiti fino al 2% del Pil di un paese per pagare la difesa e la sicurezza.
LA POSIZIONE DEL COMMISSARIO EUROPEO PER L’ECONOMIA GENTILONI
“Se vogliamo rafforzare la difesa europea, dobbiamo finanziarla insieme”: ne è convinto il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni.
Ai microfoni di Bloomberg a margine della conferenza annuale di Euronext a Parigi di marzo, Gentiloni ha spiegato che nelle nuove norme del Patto di stabilità “esiste già una forma di incentivo alla spesa per la difesa”, ma “mi riferisco a qualcosa di più: penso che servano finanziamenti comuni per incentivare ad acquistare europeo nella difesa”, ribadendo che “l’uso di finanziamenti comuni potrebbe essere cruciale”.
COSA SOSTIENE IL DIRETTORE GENERALE DEL MES
Senza dimenticare che anche il direttore generale del Mes, Pierre Gramegna ha lanciato questa idea, suggerendo a febbraio che il fondo dovrebbe aiutare i paesi che stanno sopportando il peso dell’aggressione russa, rileva Politico.
“Se i paesi hanno difficoltà finanziarie o sono sul punto di perdere l’accesso ai mercati finanziari a causa della guerra in Ucraina, dobbiamo vedere… come possiamo farlo”, ha dichiarato il numero uno del Mes in una conferenza.
L’INCOGNITA ROMA
Per tanti che sostengono l’idea del Mes per la difesa, altrettanti insistono sul fatto che dovrebbe rimanere un fondo assicurativo per i paesi che affrontano una crisi. A loro avviso, non dovrebbe adattarsi alle mutevoli priorità dell’Ue. Inoltre, finora le proposte per dargli un nuovo ruolo sono fallite. L’anno scorso l’Italia ha posto il veto a una riforma che avrebbe permesso al Mes di salvare anche le banche, ricorda ancora Politico.
I funzionari sentiti da Politico sottolineano che il veto dell’Italia sulla riforma del Mes sta sospendendo ogni ulteriore discussione sulla sua nuova funzione. Secondo un funzionario del governo, rimodellare il Mes come strumento di difesa potrebbe fornire una via d’uscita alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. A gennaio proprio Meloni aveva affermato che il veto dell’Italia potrebbe “diventare un’opportunità per trasformare questo strumento in qualcosa di più efficace”.
I PROSSIMI STEP
Secondo Politico, il direttore del Mes Gramegna presenterà un rapporto sul fondo e si prevede che il mese prossimo discuterà la via da seguire con i 20 ministri delle Finanze dell’eurozona. Anche la Commissione europea prevede di presentare una serie di proposte sulla difesa prima del vertice dei leader che si terrà a giugno.