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Difesa Ue

Il Sole 24 ore fulmina il progettino di Difesa Ue

Acquisti congiunti di armamenti e un piano di investimenti (Edip) da 1,5 miliardi di euro fino al 2027 per accelerare la produzione in Europa. Sono i due pilastri della nuova strategia per l'industria della difesa Ue presentata ieri dalla Commissione europea. "Inezie. Business as usual a Bruxelles", commenta il Sole 24 ore...

Svelata la prima strategia industriale per la Difesa Ue.

Ieri la Commissione europea ha presentato i piani per rilanciare l’industria degli armamenti del Vecchio continente, sostenendo che la guerra della Russia in Ucraina ha dimostrato che i paesi membri dovrebbero aumentare gli acquisti congiunti di armi e, soprattutto, destinare i budget alla difesa alle aziende europee.

Proprio per questo Bruxelles propone l’istituzione di un nuovo programma europeo per l’industria della difesa (Edip) volto a incrementare la produzione di armi e aumentare la collaborazione tra i produttori. Per sostenere l’Edip, l’Ue investirà 1,5 miliardi di euro tra il 2025 e il 2027.

“L’Europa è ancora in pericolo, la guerra è ai nostri confini ed è una guerra che non sembra finire presto ed è per questo che dobbiamo rafforzare la nostra capacità di produzione, passando da una modalità di emergenza a un visione di medio e lungo periodo per sostenere l’Ucraina” ha dichiarato l’alto rappresentante Ue Josep Borrell nel corso della presentazione della strategia sulla Difesa europea. “L’Europa non ha un Pentagono, dobbiamo quindi raggruppare il modo in cui gli Stati membri reagiscono, abbiamo bisogno di una politica di Difesa comune”.

“Eppure, business as usual” chiosa oggi il Sole 24 Ore bollando “piani di riscossa industriale annegati in un mare di promesse prive dei mezzi per realizzarle per di più in tempi rapidi, viste le minacce ravvicinate. Perché l’Europa continua imperterrita a giocare con gli specchi?”.

Se approvato, il pacchetto da 1,5 miliardi di euro verrebbe speso tra il 2025 e il 2027. Niente a che vedere con il fondo per la difesa Ue da 100 miliardi di euro ventilato da Thierry Breton, il commissario europeo per l’industria (nella foto di ieri con la Quell’idea deve ancora trovare un ampio sostegno tra i paesi membri dell’Ue rammenta Reuters.

Tutti i dettagli.

GLI OBIETTIVI DELLA STRATEGIA DI DIFESA UE

Oltre all’Edip, la strategia della difesa Ue fissa alcuni obiettivi: Bruxelles prevede un programma di acquisti congiunti per almeno il 40% delle armi entro il 2030, appalti comuni e misure per garantire che, entro il 2030, almeno il 35% dell’intero valore del mercato sia in Ue.  “Non abbiamo un Pentagono da nessuna parte. Non abbiamo un’istituzione che abbia una forte capacità di acquisto, che guidi il mercato e guidi l’industria”, ha aggiunto il capo della politica estera dell’Ue Borrell. “Ma dobbiamo cooperare e coordinarci.”

Inoltre, la Commissione invita gli Stati membri a spendere almeno il 50% del budget per gli appalti della difesa nell’Ue entro il 2030 e il 60% entro il 2035. Sul lato dei finanziamenti viene inclusa anche la Bei, mentre non vi sono riferimenti agli eurobond.

LE PAROLE DI VON DER LEYEN

“Oggi definiamo la nostra visione per la preparazione alla difesa con la strategia industriale di difesa dell’Europa. Sosterrà i Paesi membri non solo a spendere di più, ma anche meglio, insieme ed in modo europeo. E collegherà il know-how dell’Ucraina con la nostra industria della difesa per facilitare l’innovazione”. Lo ha scritto ieri su X la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in occasione della presentazione del nuovo piano industriale.

LE AMMISSIONI DELLA COMMISSARIA VESTAGER

Dal febbraio 2022 al giugno 2023, gli stati membri dell’Ue hanno speso più di 100 miliardi di euro in acquisizioni nel settore della difesa, quasi l’80% è stato speso al di fuori dell’Ue, con i soli Stati Uniti che rappresentano oltre il 60% ha ricordato la vicepresidente della Commissione Margrethe Vestager sottolineando che “spendere quel tipo di risorse al di fuori del blocco non è più sostenibile”.

Ai giornalisti Vestager ha anche  riconosciuto che 1,5 miliardi di euro “non sono molti soldi quando si tratta dell’industria della difesa”, ma ha affermato che potrebbero comunque creare incentivi per convincere i 27 governi nazionali dell’Ue – che hanno responsabilità per la difesa – a lavorare insieme, riporta Reuters.

Per diventare realtà, le proposte avranno bisogno dell’approvazione dei paesi membri dell’Ue – che sono stati riluttanti a cedere il potere sulla difesa e sulla politica militare – e del Parlamento europeo, rammenta ancora Reuters.

IL COMMENTO DEL SOLE 24 ORE

Glaciale il commento del Sole 24 Ore sulla prima strategia di difesa targata Bruxelles.

“Dalle stelle alle stalle. Se qualcuno sperava nel colpo di reni sulla difesa comune armata di un fondo europeo da 100 miliardi ed eurobond al seguito, i progetti del commissario Ue Thierry Breton, ieri ha dovuto accontentarsi di 1,5 miliardi, quelli già previsti nel bilancio pluriennale dell’Unione. Inezie. Business as usual a Bruxelles” si legge oggi sulle pagine del quotidiano confindustriale in un commento a firma di Adriana Cerretelli, esperta di politiche Ue.

“Dopo decenni di deindustrializzazione e disinvestimenti  — prosegue l’editorialista Cerretelli sul Sole — nella difesa alimentati dal dogma della pace perenne, non si improvvisa l’inversione di marcia. Soprattutto con Governi deboli e campagne elettorali incendiarie in vista delle europee di giugno. E anche se, due anni dopo l’invasione russa dell’Ucraina e l’inedita tenuta dell’unità europea e atlantica, emerge tardiva ma chiara la consapevolezza che Kiev combatte per la sicurezza continentale e, se perde, verrà il turno di nuovi bersagli russi nell’Est europeo. Come prima dell’Ucraina, Georgia e Crimea”.

“Soprattutto se l’impatto con una realtà intuita ma volutamente negata porta alla luce del sole le crepe da sempre sommerse nel rapporto franco-tedesco, molla ineludibile di tutte le grandi decisioni europee” ha aggiunto.

“Delle due l’una: o riuscirà ad uscire dall’infernale binomio fatto dall’inesauribile velleitarismo della Francia nostalgica di una Grandeur di cui non possiede più i mezzi malgrado la force de frappe, e dalla cultura della subordinazione energetica e militare su cui la Germania ha creato il suo miracolo economico e industriale in crisi oppure l’Europa in estrema necessità di auto-difesa resterà inerme e in balia delle decisioni altrui. Più o meno benevolenti” conclude Cerretelli sul Sole 24 Ore.

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