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Bei

Ecco perché l’Italia e altri 13 Paesi Ue premono sulla Bei per i prestiti all’industria militare

Quattordici nazioni hanno inviato una lettera ai funzionari della Banca europea per gli investimenti (Bei) chiedendo di rafforzare gli investimenti per la sicurezza e la difesa. Tutti i dettagli con le aziende interessate

Occorre rivedere la politica di prestito della Banca europea per gli investimenti (Bei) nei progetti militari.

“Finlandia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Romania e Svezia condividono l’opinione secondo cui i finanziamenti della Banca europea per gli investimenti (Bei) per la sicurezza e la difesa devono essere rafforzati in linea con le nuove priorità dell’Ue”.

È quanto si legge in una lettera, redatta su iniziativa della Finlandia, firmata dai leader dei 14 Paesi, compresa la premier italiana Giorgia Meloni e pubblicata dall’ufficio stampa del premier finlandese Petteri Orpo. La lettera è indirizzata, oltre che alla presidente della Bei, Nadia Calvino, al presidente del Consiglio Ue Charles Michel, e ad Alexander de Croo, premier del Belgio, presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea, chiedendo una nuova strategia di finanziamento, secondo una copia della lettera vista da Bloomberg.

“L’Iniziativa strategica europea per la sicurezza della Bei e il recente Fondo azionario per la difesa del FEI sono iniziative accolte con favore, ma costituiscono solo una quota molto piccola delle attività attuali della Bei”, spiega la missiva dei quattordici leader europei.

La lettera segue la presentazione della prima strategia europea per il settore difesa svelata dalla Commissione Ue lo scorso 5 marzo. Il programma mobilita 1,5 miliardi di euro dal bilancio dell’Ue per gli anni 2025-2027.

Inoltre, la scorsa settimana si è appreso che la Commissione europea ha invitato la Bei a modificare la sua politica di prestito, che ora esclude esplicitamente i prestiti per progetti puramente militari, per aiutare l’Europa ad aumentare la produzione della difesa alla luce dell’aggressione russa dell’Ucraina.

Tutti i dettagli.

LA BEI E LA DIFESA

Con un totale di bilancio di 544,6 miliardi di euro, la Banca europea per gli investimenti (Bei) di proprietà comune dei paesi dell’Ue, è la più grande istituzione finanziaria multilaterale del mondo per asset e il più grande prestatore multilaterale, con prestiti erogati e promessi per 562 miliardi di euro nel 2022 rispetto ai 171 miliardi di dollari della Banca Mondiale, ricordava a inizio mese Reuters.

I progetti militari e di difesa sono esplicitamente esclusi dall’elenco delle attività che possono essere finanziate dalla Bei e i 27 governi dell’Ue dovrebbero accettare di cambiare la situazione. La banca può già concedere prestiti per progetti a duplice uso civile-militare, come infrastrutture di trasporto o droni. La definizione di ciò che può essere definito “dual use” dovrebbe essere ulteriormente modificata, ha spiegata la Commissione a Reuters.

Questo è il quadro in cui si inserisce l’invito messo nero su bianco dei quattordici paesi rivolto direttamente alla Bei, al presidente del Consiglio Ue e al presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea.

LO SCENARIO

“La guerra illegale di aggressione della Russia contro l’Ucraina – è la premessa del documento – ha portato cambiamenti rapidi, profondi e duraturi al contesto di sicurezza europeo. Dobbiamo continuare a fornire un forte sostegno politico, economico e militare all’Ucraina per tutto il tempo necessario e l’Ue deve aumentare la propria forza e capacità nel campo della sicurezza e della difesa. Nei prossimi mesi definiremo le future priorità strategiche dell’Ue, tra le quali il settore della sicurezza e della difesa costituirà una delle questioni principali”. Per quanto riguarda il finanziamento degli investimenti in Europa – si legge ancora nella missiva – la Bei svolge un ruolo chiave e funziona anche come braccio prestatore dell’Ue”.

L’APPELLO ALLA BEI RIGUARDO I FINANZIAMENTI PER LA SICUREZZA E DIFESA

“In questo contesto, è urgentemente necessario, tra le altre cose, il potere di prestito della Bei. Allo stato attuale, il finanziamento della Bei per la sicurezza e la difesa è, tuttavia, limitato a progetti a duplice uso. L’Iniziativa strategica europea per la sicurezza (Sesi) della Bei e il recente Fondo azionario per la difesa Fei sono iniziative accolte con favore, ma costituiscono solo una quota molto piccola delle attività attuali della Bei. Dobbiamo esplorare possibilità differenti, che consentirebbero alla Bei di investire in attività legate alla difesa oltre ai progetti esistenti a duplice uso. Ciò significherebbe discutere e rivalutare le attuali definizioni di progetti a duplice uso e l’elenco delle attività escluse, nonché riconsiderare la politica di prestito dell’industria della difesa e altri elementi restrittivi”.

Pertanto “Sottolineiamo l’importanza di discutere questa questione in modo da tenere conto dell’impatto sul profilo di rischio della Bei e salvaguardare la base di finanziamento della Banca”.

I PAESI FIRMATARI

Hanno firmato la lettera i leader di Finlandia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Romania e Svezia.

LE BASI INDUSTRIALI

Proprio in questi paesi risiedono alcune delle principali aziende della difesa del Vecchio Continente: le italiane Leonardo e Fincantieri; la franco tedesca Airbus; la finlandese Patria; le tedesche Rheinmetall, Hensoldt, Diehl e MTU Aero Engines AG; le francesi Dassault, Naval Group, Safran; la svedese Saab; l’olandese Knds, la polacca Polish Armaments Group e Romarm, l’azienda di difesa nazionale rumena.

NON È LA PRIMA VOLTA CHE SI LANCIA UN SIMILE APPELLO…

Non è la prima volta che si lanciano appelli simili alla Bei. Due anni fa, proprio l‘allora ad di Leonardo e presidente dell’associazione europea delle industrie dell’aerospazio e della difesa (Asd), Alessandro Profumo, aveva sollecitato la Bei per una riforma dei prestiti nel comparto difesa in un’intervista rilasciata al Financial Times. Per Profumo tale mossa “alla luce dell’invasione russa dell’Ucraina” avrebbe inviato “un segnale importante sul fatto che il blocco stia rafforzando la sua difesa”.

I PRIMI COMMENTI

Ma alcuni paesi europei, soprattutto i neutrali, si sono mostrati riluttanti, preoccupati che il finanziamento della difesa potesse danneggiare il rating di credito della Bei e non affrontare il problema, che secondo loro non è una mancanza di finanziamenti, ma di contratti a lungo termine, riportava la scorsa settimana Reuters.

Sempre a Reuters Guntram Wolff, membro senior del think tank Bruegel, ha affermato che è improbabile che il rating della Bei venga danneggiato dai finanziamenti alla difesa.

Wolff ha spiegato che il rapporto di indebitamento della Bei, che confronta le azioni e il debito emessi per raccogliere fondi per i prestiti, è molto conservativo, pari a 2,5 volte e potrebbe essere facilmente aumentato a 4 o 5 volte senza alcun impatto sul rating del credito. “Inoltre, è una banca di proprietà dei governi dell’UE, quindi ha comunque garanzie statali implicite”, ha aggiunto l’esperto di Bruegel.

“In alcuni casi, se attori come la Bei diventassero più attivi nel finanziamento di munizioni e strutture simili, sarebbe vantaggioso per un gran numero di paesi dell’Ue”, aveva commentato un funzionario di Bruxelles a Reuters.

LE TEMPISTICHE

Non resta che attendere il 21 e 22 marzo, quando i leader europei si incontreranno a Bruxelles per il Consiglio europeo su sicurezza e difesa, dove si discuterà anche del ruolo della Bei nel settore.

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