Tim ha ceduto la società dei cavi sottomarini Sparkle alla cordata tra il Mef (al 70%) e Retelit (al 30%).
La società guidata da Pietro Labriola e Boost BidCo, veicolo controllato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e partecipato da Retelit, operatore di rete in fibra ottica italiano di proprietà del fondo spagnolo Asterion, hanno firmato l’accordo per la cessione di Sparkle sulla base dell’offerta approvata dal cda di Tim lo scorso 12 febbraio, che aveva preventivamente ricevuto il parere favorevole del comitato parti correlate, fa sapere una nota.
Il perfezionamento è atteso entro l’ultimo trimestre 2025, con una valorizzazione di Sparkle di 700 milioni di euro, debito incluso.
Con la conclusione di questa partita, si chiude l’ultima delle grandi cessioni effettuate dal gruppo telefonico, parte del piano del ceo di Tim Pietro Labriola di separarsi dalle attività di rete fissa per ridurre il suo debito. A luglio 2024 Tim ha finalizzato infatti la cessione della rete Fibercop a una compagine che vede come primo azionista il fondo statunitense Kkr e il Tesoro presente con il 16%. Ad agosto 2024 Tim è uscita da Inwit, vendendo al fondo Ardian la quota residua detenuta in Daphne 3, holding che possiede il 29,9% del gruppo delle torri di trasmissione per le telecomunicazioni.
Inoltre, la mossa sulla società dei cavi sottomarini internazionali si sposa con gli sforzi del governo italiano per assicurarsi il controllo di Sparkle, asset ritenuto strategico.
Tutti i dettagli.
IL VALORE DELL’OPERAZIONE
Il prezzo di 700 milioni di euro per la cessione sarà pari all’enterprise value, rettificato sulla base del valore dell’indebitamento netto e del capitale circolante di Sparkle al closing. L’accordo prevede un’eventuale rettifica del prezzo, qualora non vengano raggiunti taluni obiettivi relativi all’Ebitda 2025 di Sparkle, precisa la nota.
“L’operazione è stata facilitata da un prestito da 675 milioni di Intesa Sp, Mps, Bpm, Ing con tranche da 125 milioni a testa più 175 milioni da Bper, Santander, mentre Ing ha messo un altro cip da 25 milioni” segnala oggi Il Messaggero.
IL PERFEZIONAMENTO
Per quanto riguarda il perfezionamento dell’operazione, questo è atteso entro l’ultimo trimestre del 2025, una volta completate le attività propedeutiche, tra cui l’ottenimento delle autorizzazioni Antitrust e in materia di Golden Power, aggiunge la nota.
L’accordo prevede infine la sottoscrizione al closing tra Tim e Sparkle di un contratto volto a regolare i servizi che saranno prestati reciprocamente tra le società successivamente al closing.
IL CONTROLLO AL TESORO INSIEME A RETELIT
Sempre ieri il “Tesoro si è impegnato a investire 490 milioni (debiti compresi) sui cavi sottomarini di Sparkle, anche se il prezzo definitivo potrebbe cambiare a seconda dei risultati 2025 della società. Tra investimenti diretti e indiretti, tenendo conto pure dei debiti, il governo ha messo da 4,28 miliardi per diventare socio di maggioranza relativa di Tim (24,91%, via Poste), di Sparkle (70%), e in minoranza nella sua ex rete fissa in fibra e rame” scrive oggi Repubblica.
Non va dimenticato infatti che lo scorso 29 marzo Poste Italiane (controllats al 65% circa dallo Stato tramite Cdp e ministero dell’Economia) è salita al 24,81% di Tim, comprando una partecipazione del 15% dal gruppo francese Vivendi per 684 milioni di euro. La mossa è giunta poco dopo un mese dall’ingresso nel capitale di Tim (rilevando la quota del 9,81% di Cdp) da parte del gruppo delle spedizioni guidato da Matteo Del Fante, diventato ora il primo azionista della compagnia telefonica.
COSA FA RETELIT SOCIO DEL MEF IN SPARKLE
Dunque ora il 100% di Sparkle è in mano al ministero dell’Economia retto da Giancarlo Giorgetti e a Retelit, partecipata al 100% da Asterion Industrial Partners.
Come spiega sul proprio sito web, Retelit è uno dei leader in Italia nel settore delle telecomunicazioni focalizzato sul mercato B2B, con un’offerta che integra infrastrutture e soluzioni digitali, con una copertura capillare sul territorio italiano.
Il cda della società con sede in via Pola, a Milano, è composto da: Roberta Neri (presidente), Jorge Alvarez (ceo), Gianluca Ferrari, Bice Di Gregorio, Jose Neves e Luca Sutera.
COSA GIÀ FA ASTERION IN ITALIA
Asterion (qui l’approfondimento di Startmag) è un fondo spagnolo nato dal lavoro di Jesús Olmos Clavijo, attuale ceo del gruppo, Winnie Wutte e Guido Mitrani. Il fondo è nato per investire nel mercato medio delle infrastrutture europee. A novembre 2021 Asterion ha acquisito Retelit e a luglio 2022 Irideos, rilevata da F2i. Con queste acquisizioni il fondo spagnolo ha dato vita a un polo B2B dell’Ict in Italia “con oltre 30 data center di proprietà – fra cui Avalon Campus, il maggiore Interconnection hub italiano, più di 40.000 km di rete che portano le tecnologie di accesso nelle principali città italiane ed europee, 25.000 km di cavi sottomarini in fibra ottica di ultima generazione, che toccano 3 continenti”, come spiegato da CorCom l’anno scorso.
NON SOLO CESSIONE SPARKLE, IL BOARD GUIDATO DA LABRIOLA ALLE PRESE ANCHE CON LA GOVERNANCE
Inoltre, secondo Il Messaggero, “il board ieri dell’ex incumbent ha discusso anche di governance, in relazione alla necessità di trovare spazio per i rappresentanti di Poste, saliti nel capitale al 24,81% dopo aver acquisito il 15% da Vivendi, diluitasi al 2,5%. L’assemblea è il 24 giugno”.
Secondo il quotidiano romano sul tavolo del cda di Tim, presieduto al momento da Alberta Figari, ci sarebbero due ipotesi. “La prima: dimissioni di due consiglieri che potrebbero essere Figari assieme a Federico Ferro Luzzi o Paola Camagni; in alternativa, se nessuno fosse disponibile a dimettersi, si potrebbe allargare il consiglio da 9 a 11 membri, atteso che lo statuto consente un plenum fino a 19 posti. L’ampliamento del board sembra la soluzione meno traumatica”.
“Facendo dimettere due consiglieri o ampliando il cda si crea spazio per il nuovo socio di maggioranza che naturalmente vuole poter contare nella governance e potrebbe pretendere il presidente. Per questa poltrona potrebbe esserci l’ipotesi Giuseppe Lasco, dg di Poste mentre l’altro posto potrebbe essere ricoperto dallo stesso Del Fante. Dovrebbe restare al suo posto Pietro Labriola che sta collaborando con Poste per individuare gli ambiti di collaborazione industriale” aggiunge Il Messaggero.
SUL TAVOLO DEL CDA TIM ANCHE IL DOSSIER PSN
Infine, il cda convocato ieri si è occupato anche, come anticipato sempre dal Messaggero, dell’aggiornamento di circa 200 milioni del contratto di servizio con il Polo strategico nazionale (Psn) per il cloud partecipato, oltre che dal gruppo telefonico, da Leonardo, Cdp Equity e Sogei. Il Psn ha l’obiettivo di portare entro il 2026 il 75% delle pubbliche amministrazioni sul cloud.