Svolta nell’azionariato di Tim.
Poste Italiane entra nel capitale di Tim. Nel contempo, Cassa Depositi e Prestiti rafforza la presa su Nexi. È questo, in estrema sintesi, il senso dello scambio di quote azionarie concluso il 15 febbraio fra le due società controllate dal ministero dell’Economia.
LO SCAMBIO AZIONARIO TRA POSTE E CDP
Poste rileverà il 9,81% di Tim in mano a Cdp; in cambio Cdp riceverà da Poste il 3,78% di Nexi, salendo così al 18,3% del gruppo dei pagamenti, e un conguaglio inferiore ai 180 milioni di euro.
LA NOVITÀ DI POSTE IN TIM
Poste diventerà così il secondo socio di Tim dopo il gruppo francese Vivendi. L’investimento, spiega una nota del gruppo guidato dall’ad, Matteo Del Fante, “abilita l’evoluzione dei rapporti commerciali fra Tim e Poste Italiane”.
L’acquisizione del 9,81% di Tim “rappresenta, nel suo complesso, per Poste Italiane – prosegue la nota – un investimento di natura strategica, con la finalità di creare sinergie tra le aziende e favorire, con tutti gli attori interessati, il consolidamento del mercato delle telecomunicazioni in Italia”.
“A tal riguardo è in fase avanzata la negoziazione per la fornitura di servizi per l’accesso di Postepay S.p.A. – società interamente controllata da Poste Italiane – all’infrastruttura di rete mobile di Tim”, conclude la nota diffusa al termine del cda.
DOSSIER ANTITRUST?
Sul fronte concorrenza, analisi sulle implicazioni antitrust della presenza del gruppo postale nel capitale di Tim sono state fatte e non ci sarebbero aspetti che ostacolerebbero un’integrazione nelle tlc, ha sottolineato ieri il Sole 24 ore: “Anche perché l’Agcm guarda i singoli settori e quindi considererebbe l’effetto solo sul comparto della telefonia, dove Poste è presente solo con l’attività di rivendita di traffico”.
LE POTENZIALI SINERGIE
Dunque “l’operazione, in un primo momento, sarà solo finanziaria”, sottolinea oggi il Corriere della Sera.
“Ci sarà tempo per valutare possibili collaborazioni industriali fra Poste e Tim. Nella versione minima, Tim potrebbe sostituirsi a Vodafone come fornitore di rete di Poste Mobile, operatore virtuale con oltre 4 milioni di clienti nella telefonia mobile”, prosegue il Corriere. La fornitura che Poste avrà da Tim sarà meno costosa di quella in via di chiusura, ha rimarcato il Sole 24 ore.
“Sono però ipotizzabili sinergie più ampie: la distribuzione dei prodotti Tim lungo la capillare rete distributiva di Poste e viceversa, collaborazioni fra i due gruppi nei servizi tecnologici alle imprese, l’aggregazione fra Tim Consumer e Poste Mobile. In ogni caso, è chiaro che l’ingresso di un nuovo socio industriale in Tim avrà un impatto sui piani di gara di tutti gli altri «maratoneti»”, conclude il Corriere.
Ma che cosa è e che cosa fa al momento Poste Mobile?
COS’È E COSA FA SU POSTE MOBILE
Poste Mobile è operatore virtuale Full MVNO di proprietà di PostePay. Attualmente è attivo su rete Vodafone in 2G, 4G e 4G+, con una velocità di navigazione massima pari a 300 Mbps in download e 50 Mbps in upload, ricorda Mondomobileweb.
Lo scorso marzo Poste Italiane aveva presentato il nuovo piano strategico quinquennale: tra gli obiettivi fino al 2028 per PostePay, figurano ricavi dei servizi telco stimati in crescita a 0,5 miliardi (rispetto a 0,33 miliardi nel 2023), “con le linee mobile, fisso e fibra in crescita in arco piano (+3%)”.
“Poste Mobile è il quinto operatore italiano nella vendita di sim per cellulari, con un tasso di abbandono tra i più bassi perché i clienti sono legati anche a Poste Pay”, ha scritto Repubblica.
I RICAVI DI POSTEPAY (TELCO) NEI PRIMI NOVE MESI DEL 2024
Analizzando i risultati finanziari del terzo trimestre e dei primi nove mesi del 2024, pubblicati lo scorso novembre da Poste, emerge che per PostePay i ricavi da servizi Telco risultano sostanzialmente stabili e pari a 82 milioni di euro nel terzo trimestre del 2024, con un calo dell’1,7%. La società ha registrato 245 milioni di euro nei primi nove mesi del 2024, in calo del -1,0% su base annua, con una base clienti di 4,8 milioni di utenti, “in un mercato competitivo” precisa la nota di Poste.
I NUMERI DI POSTE MOBILE A FINE 2023
Passando invece ai risultati del 2023 di PostePay, secondo quanto diffuso dal gruppo, la società ha registrato 331 milioni di euro di ricavi dai servizi telco, in crescita del 3,8% su base annua rispetto al 2022. Nel quarto trimestre del 2023 i ricavi da servizi Telco si attestavano a 82 milioni, in aumento dell’1,8% rispetto allo stesso periodo del 2022.
Secondo la società questi risultati sono “sostenuti dall’offerta in fibra e facendo leva su una base clienti fidelizzata di 4,7 milioni di utenti in un mercato sfidante”.
GLI UTENTI AL 31 DICEMBRE 2023
Al 31 dicembre 2023, l’operatore virtuale di telefonia di PostePay, PosteMobile, aveva un totale di circa 4,7 milioni di utenze fra mobile e fisso, in calo del -1,7% su base annua.
I NUMERI DELL’OSSERVATORIO AGCOM TERZO TRIMESTRE 2024
Lo scorso dicembre l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) ha pubblicato l’Osservatorio sulle Comunicazioni relativo ai primi nove mesi dell’anno 2024.
Relativamente alle sim complessive, Tim è il leader di mercato con il 27,1%, seguita da Vodafone (26,4%), Wind Tre (23,7%), Iliad (10,5%), PosteMobile (4,0%) – indicata nell’Osservatorio come PostePay, la società di Poste Italiane che gestisce l’operatore virtuale – e Fastweb con il 3,7%, rende noto l’Agcom.
Considerando il solo segmento delle sim “human”, Wind Tre rimane il principale operatore con il 24,0%, seguita da Tim (23,5%), Vodafone (21,0%) e Iliad che, con una crescita di 1,3 punti percentuali su base annua, raggiunge il 14,6%; con quote inferiori seguono PostePay (5,5%), Fastweb (5,1%) e CoopVoce (2,8%).


IL COMMENTO DEGLI ANALISTI
Sull’ingresso di Poste in Tim si dividono gli analisti.
Gli esperti di Equita ritengono che l’ingresso di Poste nel capitale di Tim non necessariamente escluda un’aggregazione della compagnia di tlc con Iliad Italia, in particolare a livello di Tim Consumer. “Anche se l’ingresso di Poste suggerisce un potenziale scenario alternativo di aggregazione di Tim con Poste Mobile, riteniamo che Tim Consumer/Iliad Italia rimanga la combinazione preferibile in termini di potenziali sinergie e opportunità di market repair, anche se con temi rilevanti ancora da smarcare in termini di governance, approvazione regolatoria e rischio di esecuzione”, hanno spiegato gli analisti, ripresi da Radiocor.
Per Intermonte l’investimento di Poste in Tim potrebbe sollevare problematiche Antitrust, con il rischio di obiezioni da parte degli altri operatori, dato che le due società sono concorrenti dirette nel settore della telefonia. Gli analisti si pongono anche il problema se Poste avrà un proprio rappresentante nel cda di Tim, come già avvenuto nel caso di Cdp. Sul futuro della compagnia Intermonte ha una visione diversa da quella di Equita, escludendo a questo punto un asse con la francese Iliad.
“Malgrado la nostra preferenza rimanga una combinazione tra Iliad e Tim Consumer, riteniamo improbabile che cio’ possa avvenire dopo l’ingresso di Poste nell’azionariato di Tim”, hanno commentato, aggiungendo: “Un consolidamento tra Poste Mobile e Tim Consumer, pur generando sinergie inferiori, presenterebbe minori rischi dal punto di vista autorizzativo e regolatorio e potrebbe indurre Iliad a considerare una combinazione con WindTre, l’unico interlocutore rimasto, che porterebbe comunque ad una market repair di cui beneficerebbe anche Tim”.