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Arnese

Che cosa escogiteranno Draghi e Brunetta sulla Pubblica amministrazione?

Lavori in corso di Draghi e Brunetta nel cantiere della Pubblica amministrazione. Fatti, nomi, numeri, curiosità e polemiche. I tweet di Michele Arnese, direttore di Start, non solo su Brunetta

 

PA, COSA STUDIA PREMIATA DITTA DRAGHI & BRUNETTA

 

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE FOLGORATA DAL SOLE

 

CALCOLI VIRALI

 

RITORNO A CASA INVITALIA PER GLI ARCURIANI

 

RISTORI DRAGHIANI

 

RISTORI AMERIKANI

 

MARCUCCI STRATTONA ZINGARETTI

 

QUISQUILIE & PINZILLACCHERE

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ESTRATTO DI UN ARTICOLO DEL SOLE 24 ORE SULLE RIFORMA IN CANTIERE DI BRUNETTA SULLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE:

Via i «tetti di spesa anacronistici» e le «rigidità contrattuali». E interventi immediati per «sbloccare i concorsi già avviati, modificare strutturalmente i sistemi di reclutamento nella Pa e prevedere percorsi specifici per selezionare gli specialisti da destinare all’attuazione del Pnrr».

Prima di incontrare ieri mattina i sindaci, il ministro della Pa Renato Brunetta aveva ricevuto un dossier in cui l’Anci denunciava il crollo degli organici vissuto negli anni (117.500 dipendenti in meno dal 2007) e misurava in 60mila le assunzioni necessarie nei prossimi cinque anni (Sole 24 Ore del 3 marzo). E proprio agli amministratori locali ha iniziato a svelare le tappe di un piano chiamato a concretizzarsi nelle prossime settimane.

Il Brunetta che ieri si è confrontato con i sindaci in un incontro giudicato «molto proficuo» dal presidente Anci Antonio Decaro, è molto diverso da quello che ha occupato la stessa scrivania di Palazzo Vidoni fra 2008 e 2011. Ma è stato lo stesso economista di Fi a spiegare che «siamo in una fase nuova, quella del Recovery», e che «la ricostruzione di questo dopoguerra da pandemia deve partire dal capitale umano pubblico».

Il punto è che la Pa di oggi, schiacciata da lunghi anni di organici congelati e di mancate innovazioni, è una macchina inadeguata per la corsa imposta dal Recovery. Oggi il titolare della Funzione pubblica è atteso in Parlamento per le sue linee programmatiche. E mercoledì sarà a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Mario Draghi a firmare il «patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale» con i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil: patto che potrà essere oliato anche dai 6,7 miliardi presenti nei conti pubblici per il rinnovo dei contratti 2019/2021 del pubblico impiego.

Da una Pa funzionante passa la possibilità di incassare davvero i fondi del Recovery, che Bruxelles riconoscerà in base all’attuazione dei progetti. Per questa ragione l’amministrazione è protagonista delle tre riforme chiave (Pa, semplificazioni, e giustizia) indicate dal ministro dell’Economia Franco come base per il Recovery Plan. Il passaggio dai grandi principi alla loro traduzione pratica deve essere rapido. E rapida è l’agenda proposta ieri da Brunetta agli amministratori locali, che prevede le prime proposte già la prossima settimana in vista del decreto Recovery che il governo è intenzionato ad approvare ad aprile (come spiegato a pagina 2).

I «tetti di spesa anacronistici» da cancellare sono quelli che limitano le assunzioni a tempo determinato. Il principale è quello che impedisce alle Pa di dedicare al lavoro flessibile più del 50% di quanto speso nel 2009. Ancora più arcaici sono i commi 567 e 562 della legge 206/2006, che nella versione attuale limitano le spese di personale dei Comuni a quella del 2008 o del 2011/2013 a seconda dei casi.

Ma sotto le forbici ispirate dal Recovery potrebbe finire anche un vincolo più recente. Quello scritto all’articolo 23, comma 2 del decreto attuativo della riforma Madia (Dlgs 75/2017) che impedisce agli enti pubblici di destinare al trattamento accessorio una somma superiore a quella del 2016. Perché la prima urgenza è quella di aprire le porte ai tempi determinati per i progettisti e le altre professioni tecniche. Ma poi è utile anche avere a disposizione le leve retributive per trattenere le professionalità nelle amministrazioni pubbliche. Il congelamento dei premi è un ostacolo non piccolo. E per superarlo serve anche un sistema di valutazione in grado di distribuirli davvero a chi merita. Un’altra sfida non banale.

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