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Ubi Banca Banche

Che cosa cambierà in Italia con Intesa che si papperà Ubi

Fatti e scenari dopo il successo prevedibile dell'Offerta di Intesa su Ubi con la proroga Consob. Il commento di Carlo Festa, curatore del blog The Insider sul sito del Sole 24 Ore

 

Con la proroga decisa da Consob di due giorni e con l’adesione notturna del fondo Silchester, che ha deciso notte tempo di consegnare il suo 8,5% di azioni, l’Ops di Intesa Sanpaolo su Ubi sembra ormai a portata di mano. L’offerta è già al 51%, prima meta raggiungibile per la banca guidata da Carlo Messina. Non ci fosse stata la proroga di due giorni della Consob, non sarebbe invece probabilmente stato raggiunto stasera il 66,7%, ma anche questo secondo obiettivo con due giorni in più per convincere i soci più lenti sembra vicino.

Quindi Intesa Sanpaolo è pronta ad assorbire Ubi Banca, l’Unione di Banche Italiane, con tutta la sua storia di gruppo bancario italiano di origine cooperativa, quarto per numero di sportelli, nato il 1º aprile 2007 dalla fusione fra Banche Popolari Unite e Banca Lombarda. Che, a propria volta, aveva incorporato la Banca Popolare di Bergamo, il Banco di Brescia, la Banca Popolare Commercio e Industria, la Banca Popolare di Ancona, la Banca Carime, la Banca di Valle Camonica. Tanti marchi storici che erano stati vicini alla ricca clientela retail bergamasca e bresciana e alle tantissime Pmi della zona.

Io mi sono già espresso a suo tempo su questa operazione: dal punto di vista economico, soprattutto dopo il rilancio cash, l’offerta di Intesa Sanpaolo su Ubi Banca è assai vantaggiosa da un punto di vista economico. Insomma, è di quelle offerte a cui è difficile rispondere di no.

Qualche dubbio in più ho invece sulla valenza industriale dell’operazione per il sistema bancario italiano. Intesa Sanpaolo ha dato rassicurazioni sulla tutela e valorizzazione del personale di Ubi e sulle aspettative del territorio bresciano e bergamasco, ricco appunto di clientela retail e Pmi, ma in ogni caso l’operazione (che è stata ostile al board di Ubi) porterà ad un assorbimento di Ubi che verrà fagocitata da Intesa Sanpaolo con successivo spezzatino. Molte aree di Ubi (basta pensare ad esempio all’investment banking) saranno un doppione rispetto ad Intesa Sanpaolo-Banca Imi e il loro destino è incerto. Si procederà alla cessione dei 500 sportelli a Bper e la clientela di Ubi Banca si ritroverà con un quadro totalmente nuovo che dovrà essere poi verificato alla prova dei fatti, in relazione alle promesse fatte. Intesa Sanpaolo sarà un gigante bancario italiano, che proprio grazie alla sola dimensione tricolore riesci ad entrare nel ranking europeo, ma senza asset di rilievo in Europa, dove non sono mai state fatte acquisizioni importanti.

Detto questo, il management di Intesa Sanpaolo (e il suo advisor unico Mediobanca che ci ha visto giusto) è riuscito a fare l’unica operazione possibile in questo momento. Fare transazioni in Europa (come dimostra anche Generali che è entrata in Cattolica invece di concentrarsi su prede estere) è in questo momento difficilissimo, con una difficoltà di esecuzione decuplicata causa la pandemia e l’arroccamento dei Paesi a difesa delle aziende.

Ubi Banca era lì in bella mostra e Intesa Sanpaolo si è mossa per prima. Il management di Ubi Banca, con il consigliere delegato Victor Massiah, è stato bravo a creare una banca solida, ma non ha fatto altrettanti sforzi per creare un terzo polo. Doveva muoversi prima del raid di Intesa Sanpaolo, per creare quello che sarebbe stato davvero un terzo polo di grande spessore nel Nord Italia: cioè l’unione con BancoBpm a cui poi si sarebbe poi potuto aggiungere un altro istituto come la Popolare di Sondrio. Purtroppo nessuno si è mosso, ognuno ha guardato ai suoi personalismi e ora Intesa Sanpaolo ha dato la sua gomitata: in ogni caso Victor Massiah dovrà lasciare.

Il raid di Intesa Sanpaolo avrà un altro effetto: prima che sia troppo tardi e che qualche altro colosso (anche estero) lanci un’offerta sugli istituti italiani ancora in campo, sarà necessario che i “sopravvissuti” al consolidamento si mettano insieme e creino finalmente quel terzo polo di cui ha bisogno il sistema bancario italiano: Banco Bpm, Bper, Sondrio, Creval e Mps, dalla quale il Governo dovrà uscire. L’operazione più razionale potrebbe essere uno scenario a tre, tra Banco Bpm, Bper e Sondrio, qualora Mps vada con Unicredit. Ma staremo a vedere. L’unica certezza è che dopo l’Ops di Intesa Sanpaolo su Ubi nulla sarà più come prima.

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