Tanto tuonò che piovve. Ad appena 6 giorni da quel disastroso giovedì 12 marzo, in cui il Presidente della BCE Christine Lagarde sostanzialmente affermò l’impotenza delle banche centrali nel fornire soluzioni a questa crisi, scatenando il finimondo sui mercati, ieri intorno alla mezzanotte è arrivato un comunicato della BCE che ha finalmente calmato le acque. Almeno per il momento.
I 750 miliardi di acquisti di titoli pubblici, obbligazioni societarie, inclusi “commercial papers” di imprese non finanziarie, si aggiungono ai 20 miliardi mensili attualmente in corso ed ai 120 decisi giovedì scorso. Una massa di acquisti pari a poco più di 1.000 miliardi fino al 31 dicembre di quest’anno.
La reazione sui mercati è stata impressionante: il BTP decennale, che ieri aveva sfiorato il rendimento del 3% ed a fine giornata, dopo l’intervento di Bankitalia, era intorno al 2,5%, stamattina rendeva l’1,5% e mentre scriviamo è intorno al 1,8%. Un balzo di 150 punti base in poche ore, che stenta a trovare precedenti. Analogamente lo spread verso il decennale tedesco, che ieri aveva toccato 320 punti base prima dell’intervento di Bankitalia, chiudendo a 270, stamattina si attestava intorno a 200.
Ma cosa significa per noi? Proviamo a fare due conti. 1.050 miliardi di acquisti in 9 mesi, di cui circa il 65% relativi al programma di titoli pubblici (attualmente sono €2.129 miliardi su un totale di €2.623 detenuti dalla BCE; l’80% ma i nuovi acquisti dovrebbero seguire una percentuale più bassa), significa circa 700 miliardi per tutta l’eurozona. Poiché gli acquisti vengono ripartiti tra i diversi emittenti nazionali seguendo la base di ripartizione del capitale della BCE, che nel caso dell’Italia è pari al 11,8%, ciò significa che saranno acquistati dalla BCE (al netto dei rimborsi) circa 80 miliardi di titoli pubblici italiani fino a dicembre.
Ma non basta. Nonostante la BCE abbia specificato che la base di ripartizione è quella anzidetta, ha sottolineato che gli acquisti saranno condotti in “modo flessibile” e ci potranno essere deviazioni nel tempo, sia per classe di attività che per Paese. Ha inoltre aggiunto che “nella misura in cui i limiti auto-imposti potrebbero ostacolare l’azione che la BCE deve condurre a termine, il Consiglio valuterà la loro modifica nella misura necessaria affinché la sua azione sia proporzionata ai rischi fronteggiati. La BCE non tollererà alcun rischio alla regolare trasmissione della sua politica monetaria a tutti i Paesi dell’eurozona”. Quei “limiti autoimposti” sono 2:
1) La base di ripartizione degli acquisti già illustrata;
2) la soglia del 33 per cento del valore della singola emissione e la soglia del 33 per cento del debito emesso da ciascun paese dell’area dell’euro; la BCE non può superare questa soglia, perché deve distribuire il rischio e non può concentrarsi più di tanto su un solo Paese emittente;
Il tweet della Lagarde evidenzia proprio che “non ci sono limiti” all’impegno della BCE a favore dell’euro e quindi la deviazione da quei limiti è già nei fatti, una netta dichiarazione d’intenti.
Questo conferma quanto già dichiarato venerdì 13 dal suo capo economista Philip Lane, nel tentativo di porre rimedio alla improvvida uscita del giorno precedente (“non siamo qui per ridurre gli spread”), e cioè che la deviazione dalle regole auto-imposte è elemento essenziale per consentire piena libertà d’azione alla BCE. Inoltre gli acquisti potrebbero proseguire anche oltre l’anno, qualora la crisi da COVID-19 dovesse proseguire. Partiamo quindi da una base di €80 miliardi di acquisti che coprirebbero una quota significativa delle residue emissioni di BTP per il 2020.
Ma basteranno? Ricordiamo che l’Italia ha già aumentato il proprio indebitamento netto di 20 miliardi (25 lordi) con il decreto appena varato. Ma l’entità della caduta del PIL 2020 resta ancora un’incognita. Ad oggi è forse noto solo il margine inferiore (-2%) ma purtroppo non quello superiore (-8/10% nello scenario estremo). Ciò significa una caduta del reddito nell’ordine dei 150/170 miliardi. Quali saranno le risorse che lo Stato italiano dovrà mettere in campo per evitare una recessione da tempi di guerra? Anche se l’80% degli acquisti nell’ambito del programma resta in carico ai bilanci delle banche centrali nazionali (Banca d’Italia al 31 gennaio deteneva €403 miliardi di titoli italiani, il 17% circa del debito pubblico complessivo), c’è il dubbio che i nostri partner europei nel consiglio direttivo della BCE vedano di cattivo occhio la salita smisurata, appunto “senza limiti” del debito pubblico italiano in portafoglio e premano per l’adozione di altri strumenti, come il MES. Anche perché, non bisogna dimenticarlo, nel bilancio di Banca d’Italia ci sono debiti verso l’Eurosistema/BCE per circa €385 miliardi al 29 febbraio 2020 (il famoso saldo Target 2).
Probabilmente siamo ancora agli inizi di uno percorso che si annuncia travagliato ed oggi la BCE ha semplicemente comprato tempo, in attesa che a livello politico siano soddisfatti gli interessi del blocco nord-europeo, orientati a mettere sotto tutela l’Italia, con le buone o con le cattive.