È appena terminata sui mercati finanziari europei una delle giornate più drammatiche dall’undici settembre 2001.
Milano conquista la maglia nera chiudendo a 16,6%, Francoforte e Parigi a -12,2%, Londra -10,9%. Oltreoceano, a Wall Street hanno chiuso a -10%. Sul mercato obbligazionario il BTP decennale ha chiuso con un tasso del 1,86% e lo spread con il Bund tedesco pari a 260 punti base.
Ma cosa è accaduto? In un quadro di grande tensione sui mercati ormai da qualche settimana, nei giorni precedenti sia la Banca d’Inghilterra, sia la FED di New York avevano lanciato rassicuranti messaggi ai mercati e messo in campo misure consistenti. La FED aveva lanciato una imponente operazione di rifinanziamento a brevissimo termine (overnight, garantito da titoli) delle principali banche che, in soli 3 giorni, aveva superato i $350 miliardi. Anche oggi, ad inizio giornata americana, aveva annunciato un altro poderoso finanziamento per ben $1.500 miliardi in due giorni per superare temporanee turbative sul mercato monetario dovute alla crisi da Covid-19. La parola d’ordine è quella di mantenere elevata la liquidità delle banche e la FED fa il suo lavoro senza limiti di importo. Erano elevate anche le aspettative nei confronti della BCE, la cui Presidente Christine Lagarde era praticamente all’esordio in una situazione così delicata.
Alle 13,40, quando il comunicato dell’Eurotower era già sui terminali è cominciato lo smottamento. Appena i mercati hanno appreso che i tassi restavano invariati, e che l’azione della BCE consisteva nel mettere a disposizione delle banche dell’eurozona un’ulteriore operazione di rifinanziamento (LTRO) a tassi negativi (da -0,50% a 0,75%) e condizioni ancora migliorate rispetto alle precedenti edizioni, oltre ad un pacchetto di acquisti di titoli obbligazionari privati per €120 miliardi fino a dicembre, nell’ambito del programma di Quantitative Easing in corso, il nervosismo ha cominciato a serpeggiare. Lo spread che alle 13.40 era a 197, alle 14,30, orario di inizio della conferenza stampa della Lagarde, era ancora a 212. Sta di fatto che alle 15,20, poco prima del termine della conferenza, era volato a 263 e là è rimasto fino alla chiusura dei mercati. Allo stesso modo, il FTS MIB, che alle 13,40 era a 17.079, alle 14.30 era sceso a 16.516, ma crollava a 14.949 a fine seduta, un tonfo di 1.500 punti (quasi il 10% dell’indice) in 50 minuti.
Ma cosa ha detto di così destabilizzante la Signora Lagarde?
La frase che certamente ha colpito i mercati è “non è compito nostro livellare gli spread, ci sono altri strumenti ed altri soggetti per occuparsi di questi temi”. Si tratta di un’enormità se confrontata con le attese del mercato e soprattutto con il “whatever it takes” del luglio 2012 di Mario Draghi. Ma questa è stata soltanto la punta dell’iceberg di una conferenza stampa tutta permeata da un messaggio di fondo forte e chiaro: la banca centrale ha praticamente esaurito gli strumenti, questa crisi richiede una risposta di natura fiscale tutta a carico dei governi, che finora hanno in verità fatto ancora pochino.
La Signora Lagarde avrà pronunciato la parola “fiscal response” e “government” almeno venti volte. Quindi niente affatto un infortunio comunicativo, come si sono subito affrettati a dire alcuni commentatori, ma invece l’esplicita affermazione del mandato della BCE. Non è la frase sullo spread la pietra dello scandalo, ma tutto il resto. Non a caso, nella dichiarazione introduttiva della conferenza stampa, la premessa è stata “nei limiti del nostro mandato”. Non è affar suo occuparsi di stabilità dei cambi, degli spread dei titoli pubblici dei paesi aderenti, ma deve solo garantire liquidità al sistema bancario e mantenere la stabilità dei prezzi. A questo proposito, abbiamo ascoltato ancora la stantìa frase dell’obiettivo di inflazione vicina, ma sotto al 2% (close, but below…), assieme alla vuota liturgia dello snocciolamento delle previsioni di inflazione che al 2% ci arriverà nel duemila… credici. L’iniezione di liquidità e l’attenuazione dei requisiti di capitale per sostenere le banche appaiono essere l’unico aspetto positivo del suo annuncio, ma i mercati non se ne sono curati affatto. Gli investitori sono preoccupati dal fatto che una massiccia operazione di stimolo fiscale non potrà mai essere condotta in porto dall’Italia senza il sostegno della Banca Centrale che sostiene ed acquista i suoi titoli pubblici. La Lagarde oggi ha ufficialmente comunicato che il “Re è nudo”.
Non va biasimata, ha detto invece la verità. Siamo senza una banca centrale che faccia per intero il suo lavoro e quando il suo Presidente afferma che “non è compito mio”, gli investitori vanno nel panico, soprattutto se è l’Italia ad essere coinvolta. Mario Draghi, nel suo settennato, aveva compiuto il miracolo di tenere in piedi una costruzione sbilenca, scontrandosi con i tedeschi e la loro Corte Costituzionale, spingendo la sua operatività probabilmente ben oltre i limiti del suo mandato e comunque forzando spesso la mano dei suoi recalcitranti colleghi del consiglio direttivo.
La Signora Lagarde non ha né l’autorevolezza, né probabilmente il sostegno politico per forzare la mano e si limita a fare il suo compitino, statuto della BCE alla mano. Un novello Ponzio Pilato, come ha commentato il Senatore Alberto Bagnai nel pomeriggio. Lagarde se ne lava le mani. E l’Italia? Si arrangi.
Poiché mentre Lagarde parlava i mercati crollavano, al termine della conferenza stampa la Signora ha ritenuto opportuno rilasciare un’intervista alla CNBC per chiarire meglio il suo pensiero, evento del tutto inusuale per un Presidente della BCE dopo decisioni di politica monetaria. Ma ha chiarito poco o punto. Se afferma che spread elevati sono un problema per la trasmissione della politica monetaria ma purtroppo gli investitori non credono che le sue azioni possano ridurre la frammentazione del mercato ed, anzi, lei ribadisce esplicitamente che lo spread non è affar suo, il problema continua ad esserci. E pure enorme.
La gravità di quanto accaduto ha scatenato le reazioni della politica, al livello più alto. Pur senza nominarla, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dichiarato che “Italia attende solidarietà dall’Europa, non mosse che possano ostacolarne l’azione”. Di tutt’altro tenore ed al limite della piaggeria, il comunicato del MEF giunto quasi in contemporanea. Il Ministro Roberto Gualtieri “ha accolto con favore l’opportuna precisazione della Presidente Lagarde…”; secondo il ministro, Lagarde ha detto che userà tutti gli strumenti a sua disposizione per evitare che lo shock da Covid-19 possa provocare la frammentazione dei mercati finanziari dell’eurozona.
Peccato che per 56 minuti di conferenza stampa, la Signora francese abbia detto esattamente il contrario: non è affar suo, tocca ai governi dare uno stimolo fiscale. Dimenticando però di specificare da dove prenderanno quelle somme i governi, con investitori spaventati dalla ritrosia del finanziatore di ultima istanza.