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Cdp, Salini Impregilo, Astaldi, Cmc, Pizzarotti, Gavio e Vianini. Volano mattoni nel cantiere di Progetto Italia

Ecco novità e indiscrezioni su Progetto Italia

“Manca poco, speriamo di sì, speriamo che manchi poco”. Così Pietro Salini, amministratore delegato dell’omonimo gruppo di costruzioni, ha risposto oggi a chi gli chiedeva i tempi di realizzazione del cosiddetto Progetto Italia, il maxi-polo nazionale del settore che dovrebbe coinvolgere Astaldi e altri soggetti.

“E’ una cosa necessaria per il Paese – ha detto Salini a margine dell’incontro della Consob con il mercato finanziario – importante per tutti, per il lavoro, per le infrastrutture e le persone, quindi ci crediamo e lo cerchiamo di fare”.

Ma qual è la tempistica fra Salini Impregilo e la malmessa Astaldi? “La scadenza è a luglio per tutti, stiamo lavorando per questa scadenza. Non ci sarà bisogno di un’ulteriore proroga”, ha rassicurato il direttore generale di Salini Impregilo, Massimo Ferrari.

Gli attori sono molteplici, ha rimarcato Ferrari: “Non solo di carattere finanziario ma anche industriale. E’ un progetto aperto ad altre società e ad altri asset di società che occupano nel settore, che portano competenze di ingegneria e di costruzione”. Da questo punto di vista, ha aggiunto Ferrari, “stiamo lavorando su un perimetro molto ampio e, per altro, stiamo attirando un consenso straordinario: c’e’ grande disponibilità a studiare il progetto perché avere un’economia di scala in questo settore come in altri è fondamentale”.

Infine, parole non troppo rassicuranti: “Per realizzarlo ci vuole di più ma le forze del mercato sono molto più forti delle normali resistenze di azionisti e soggetti coinvolti”, ha detto il direttore generale di Salini Impregilo.

Resistenze? Quali? Nei giorni scorsi Start Magazine ha raccontato di divergenze tra banche coinvolte e di alcuni punti su cui tra Cdp e Salini Impregilo non avrebbero trovato ancora un’intesa.

Secondo addetti ai lavori al corrente del dossier e alla ricerca di una quadra fra le parti, c’è in ballo – da parte di Cdp – l’ipotesi della costituzione di un comitato all’interno del board: un comitato – ha criticato giorni fa il Sole 24 Ore – “che avrebbe poteri di indirizzo strategico e gestionali non consueti e forse non facilmente conciliabili con le regole di governance che il mercato richiede a una società quotata in Borsa”. Una preoccupazione che alberga in casa di Salini Impregilo.

C’è anche un’altra questione da dirimere. Nell’intervista di Pietro Salini al Corriere della Sera giorni fa, il presidente di Salini Impregilo ha detto: “La famiglia Salini è pronta a diluirsi sotto la quota di maggioranza, pur restando azionista di controllo”. L’interpretazione che molti analisti finanziari hanno fatto delle parole del presidente del gruppo è la seguente: Salini ostacola un robusto aumento di capitale auspicato da Cdp perché il gruppo privato non vuole diluirsi troppo.

Non solo: ad agitare le acque anche i rumors sul nome del futuro presidente di Progetto Italia. Il Sole 24 Ore nei giorni scorsi ha accreditato l’ipotesi di Claudio Costamagna. Ma come è possibile che l’ex presidente di Cdp sia candidato dalla Cassa per il vertice del nascente polo nazionale delle costruzioni?, si sono chiesti molti osservatori, definendo “strampalata” la mossa visto lo scarso gradimento che Costamagna raccoglie nella maggioranza di governo.

Ma ci sono altre “resistenze”, come quelle evocate dal direttore generale di Salini Impregilo. Il colosso cooperativo Cmc, ammesso da poco dal Tribunale al concordato preventivo, recalcitra a entrare nel cantiere di Progetto Italia preferendo – per non intaccare la propria natura cooperativa – costruire un polo con “Pizzarotti, Vianini, Grandi Lavori Fincosit”, ha scritto oggi il Sole 24 Ore. Ma Vianini, secondo la ricostruzione di Start, non ha intenzione di partecipare né a Progetto Italia né al polo agognato da Cmc.

«Una proposta come quella approvata all’unanimità, in Cmc, di non toccare un euro di utile per anni finché non saranno pagati fino all’ultimo tutti i debiti, difficilmente può essere votata in una società per azioni», come sarebbe Progetto Italia, fanno notare al Sole gli advisor che stanno affiancando il gruppo dallo scorso novembre: Domenico Trombone dello Studio Trombone Dottori Commercialisti Associati, Andrea Zoppini (che lavora anche a Progetto Italia) e Mediobanca.

Ma se Progetto Italia dovesse essere incentrato di fatto soprattutto su Salini Impregilo, Cdp resterà della partita a fare da perno? E’ la domanda che in queste ore circola fra gli addetti ai lavori. Anche perché molti advisor sono consapevoli che Cassa depositi e prestiti parteciperà solo se ci saranno le caratteristiche di un’operazione di sistema e non di salvataggio-conforto di uno o due soggetti industriali. Anche perché il gruppo capitanato dall’ad, Fabrizio Palermo, ha fatto sapere ai soggetti potenzialmente interessati o coinvolti di essere disposta a stanziare risorse cospicue purché ci sia una pluralità di partner industriali e una governance da player di mercato globale.

Secondo quanto emerge tra le righe dalle varie fonti, Cdp sembra non voler cedere al suo ruolo in Progetto Italia senza però perdere lo spirito di una iniziativa che, rispondendo alle logiche di investitore strategico di lungo periodo della società di Via Goito, sia inclusiva di tutti i principali soggetti del settore e caratterizzata da una governance trasparente in grado di tutelare le varie anime della filiera delle costruzioni.

Dice una fonte governativa al corrente del dossier: “Sono questi gli ingredienti che potrebbero garantire il giusto mix di sviluppo del mercato, crescita occupazionale e allo stesso tempo di salvaguardia e sviluppo di un interesse strategico nazionale – nei confronti degli altri campioni europei- tali da rendere la Cassa pronta a scendere in campo per il Polo delle costruzioni”.

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