C’è un fil rouge che unisce i protagonisti bancari della vicenda Carige: Ubs, Unicredit e Sga.
IL RUOLO DI UBS NEL CASO CARIGE
L’istituto svizzero, al lavoro come advisor della banca ligure, è soggetto noto all’ex ad e neo-commissario Fabio Innocenzi, che di Ubs è stato capo dell’Italia e della Spagna prima di assumere l’incarico nella banca genovese. Ma Ubs è anche stato il consulente che ha affiancato i Malacalza (27,55%) nell’affare che ha permesso alla famiglia di industriali di investire in Pirelli e poi in Carige.
I PRECEDENTI DI UBS IN CARIGE
L’istituto svizzero era l’advisor che 12 anni fa fece da advisor ai Malacalza nella cessione (1,1-1,2 miliardi) del gruppo Trametal a Rinat Achmetov, il cosiddetto Berlusconi d’Ucraina. Inoltre Mattia Malacalza, da tempo residente a Lugano, ha un legame consolidato con Ubs.
CHE COSA C’ENTRA UNICREDIT CON CARIGE
Per quel che attiene a Unicredit, invece, è uno dei soggetti interessati a rilevare la banca ligure in difficoltà, non solo per valorizzare al meglio il tesoretto di 1,5 miliardi di crediti fiscali «nascosti» nei conti dell’istituto commissariato.
LO SCENARIO CARIGE PER UNICREDIT
L’ad Jean Pierre Mustier, per dimostrare un’apertura al governo giallo-verde e ottenere una sponda istituzionale sin qui mai ottenuta, potrebbe farsi carico di un merger politico. Ma non va trascurato il fatto che l’istituto di Piazza Gae Aulenti nella primavera del 2015 fu il regista e il pivot dell’ingresso in scena dei Malacalza nella partita Carige.
CHE COSA HA FATTO GIA’ UNICREDIT PER CARIGE
Perché fu Unicredit, per conto della famiglia, a definire l’acquisto del 10,5% detenuto dalla Fondazione Carige (advisor Banca Imi) per l’iniziale cifra di 66,2 milioni, rispetto ai 423 milioni finora impegnati sul dossier della banca genovese. Quindi Unicredit conosce molto bene il contesto nel quale ora i commissari si sono inseriti per trovare una non facile soluzione al risanamento finanziario e patrimoniale.
IL RUOLO DELLA SGA IN CARIGE
Il terzo soggetto di natura finanziaria e creditizia che sta ruotando attorno a Carige: la Sga. La società controllata dal ministero dell’Economia e delle Finanze e specializzata nella gestione e nel recupero di crediti deteriorati, era fino a pochi fa uno dei soci forti della banca ligure detenendo il 5,4%.
LA PARTECIPAZIONE DELLA SGA
Una partecipazione che si è andata via via diluendo sotto la soglia di rilevanza Consob del 3% e che ora è accreditata di un interesse per rilevare il pacchetto di 3,7 miliardi di non performing loans che Carige deve vendere in fretta. E se Sga può comprare tutto e gestirli in autonomia non è da escludere che si possa dare vita a una joint venture industriale con l’istituto commissariato.
LO SCENARIO PER LA SGA IN CARIGE
Anche se c’è chi fa notare che Sga potrebbe avere ancora in portafoglio un pacchetto di azioni Carige: si dice del 2-2,3%. E quindi si potrebbe tramutare in un’operazione tra parti correlate che potrebbe far storcere il naso a qualcuno e portare all’avvio di una vera e propria gara a più soggetti.
Infine, non si può non trascurare il dettaglio che proprio il 2 gennaio, nel momento in cui la Bce ha decretato il commissariamento della banca si è insediato il nuovo comitato di sorveglianza dell’istituto. Organismo che ha nominato quale suo presidente il professore e avvocato Gianluca Brancadoro, professionista di fama che nell’ultimo triennio ha ricoperto l’incarico di presidente del collegio sindacale della medesima Sga. Insomma, una figura che conosce bene tutti i soggetti coinvolti.
(articolo pubblicato su Mf/Milano Finanza)