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Partecipate Stato

Ecco come Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps e Bnp hanno piazzato i Btp Italia

I risultati della sedicesima edizione del Btp Italia e il ruolo di Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps e Bnp. Fatti, commenti, analisi e qualche trionfalismo di troppo

Ieri la sedicesima edizione del Btp Italia si è chiusa con un primato, raccogliendo la cifra record di 22,3 miliardi di euro.

Mai un Btp Italia aveva riscosso tanto successo: il risultato supera, seppur di poco, anche i 22,27 miliardi totalizzati dall’emissione del novembre 2013. Le risorse saranno vincolate alla lotta al coronavirus, finanziando le misure dispiegate dal Governo per rianimare la nostra economia.

Dopo sottoscrizioni per 14 miliardi di euro dai piccoli risparmiatori, il Btp quinquennale indicizzato all’inflazione ha scatenato l’appetito degli investitori istituzionali, evidentemente attratti dalle condizioni offerte dal Tesoro.

Ma c’è chi nota il tasso elevato rispetto al costo della raccolta che hanno Francia e Germania.

“Agli occhi dei risparmiatori non esiste un rischio-Italia sul mercato dei titoli di Stato, ma esistono opportunità – ha commentato oggi il Sole 24 Ore – Opportunità ovviamente innaffiate da un tasso generoso, l’1,4% confermato ieri, che può salire con il premio fedeltà raddoppiato all’8 per mille e con un’inflazione oggi quasi impossibile da prevedere con un minimo di solidità.

Ecco numeri, commenti e analisi, a partire dalla nota odierna del ministero dell’Economia.

CHE COSA DICE IL MEF SUL BTP ITALIA

Il BTP Italia veste maglia tricolore: a livello geografico la domanda nel collocamento della sedicesima emissione del titolo che ha messo a segno il record di quasi 23 mld complessivamente emessi, è giunta per la quasi totalità dal mercato domestico per gli investitori retail (prima fase) e oltre il 50% made in Italy per gli investitori istituzionali, il 42,6% da paesi europei e la restante parte da Usa (0,8%) e paesi mediorientale (4,7%). E’ quanto sottolinea una nota del Mef.

IL VOLUME DELLE SOTTOSCRIZIONI

Il volume di sottoscrizioni nel corso della prima fase del collocamento, dedicata agli investitori retail, ha rappresentato sia per contratti che per controvalore il più elevato volume di BTP Italia sottoscritto da questa tipologia di investitori, sottolinea la nota del ministero retto da Roberto Gualtieri.

LA DOMANDA

La domanda, spiega il Mef, già molto sostenuta il primo giorno, è andata progressivamente crescendo nel corso del secondo e terzo giorno, a differenza delle precedenti emissioni in cui il ritmo di sottoscrizione, sia per controvalore che per numero di contratti, ha sempre visto un fisiologico calo nel corso della prima fase del collo.

LA SECONDA FASE

La Seconda Fase, dedicata agli investitori istituzionali, che si è svolta nell’arco di 2 ore durante il quarto giorno del collocamento, ha visto un controvalore complessivo domandato superiore all’ammontare finale offerto, quest’ultimo pari a 8.300,00 milioni di euro.

GLI IMPORTI

Nella fase degli investitori retail, dei 383.966 contratti conclusi sul Mot circa il 60 per cento è stato di importo inferiore ai 20.000 euro, mentre se si considerano i contratti fino a 50.000 euro, si arriva circa all’88 per cento del totale relativo a questa fase.

LE QUOTE

Sebbene le modalità di emissione non consentano di avere dati puntuali sulle caratteristiche degli investitori, dalle informazioni raccolte dai Dealer e Co-Dealer, si può desumere che nel corso della Prima Fase la partecipazione di investitori individuali è stata prevalente rispetto a quella del private banking (con una quota di rispettivamente 72 per cento e 28 per cento).

LA MAPPA DEI BTP

All’interno della quota sottoscritta da investitori individuali, si stima che circa il 71 per cento abbia inoltrato l’ordine attraverso le filiali delle reti bancarie (sia recandosi fisicamente in filiale sia inoltrando l’ordine a distanza), mentre circa il 29 per cento attraverso l’home banking. Per quanto riguarda la ripartizione geografica degli ordini ricevuti durante la Prima Fase, la quasi totalità degli ordini risulta provenire da investitori domestici. Sulla seconda fase di collocamento, il 59 per cento dell’ammontare emesso è stato collocato presso le banche ed il 23,7 per cento presso asset manager.

LE QUOTE

Una quota pari al 6,3 per cento è stata assegnata a banche centrali e istituzioni ufficiali, mentre il 7,2 per cento dell’emissione è stato sottoscritto da hedge fund. La restante quota del 3,8 per cento è stata allocata ad assicurazioni (il 2,8 per cento) ed istituzioni non finanziarie (l’1 per cento). Il collocamento ha visto una presenza predominante di investitori domestici, che ne hanno sottoscritto il 51,9 per cento, mentre il restante 48,1 per cento dell’emissione è stato sottoscritto da investitori esteri.

GLI INVESTITORI ESTERI

Tra gli investitori esteri la quota più rilevante, pari al 42,6 per cento, è stata collocata in Europa, in particolare nel Regno Unito (il 27,9 per cento), in Francia (il 5,7 per cento), in Germania (il 3,7 per cento), nella penisola iberica (l’1,9 per cento), nei paesi nordici (l’1,6 per cento) e presso altri paesi europei (l’1,7 per cento). Il restante 5,5 per cento dell’emissione per gli investitori istituzionali è stato collocato presso investitori mediorientali (il 4,7 per cento) e statunitensi (lo 0,8 per cento).

LA PAROLA AGLI ANALISTI

“Il fatto che le risorse raccolte fossero dedicate al contrasto degli effetti del Covid-19 ha fortemente stimolato il retail”, ha dichiarato Luca Falco, Global Head of Capital Markets di UniCredit, collocatore del Btp insieme a Banca Imi, Mps, Bnp, Banca Sella, Banca Akros e Iccrea (remunerate con una commissione del 5 per mille). Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, ha spiegato il successo con “una serie di fattori positivi”, dal contesto dei tassi a “un clima politico europeo più favorevole” dopo la proposta franco-tedesca sul recovery fund.

IL COMMENTO DI MESSINA (INTESA SANPAOLO)

“L’eccellente esito del collocamento”, ha dichiarato il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, “è la dimostrazione di quanto il debito italiano sia considerato sostenibile in un’ottica di medio e lungo periodo”. “Quando si verificano le condizioni, il risparmio privato italiano manifesta interesse nei confronti del nostro debito pubblico, con l’effetto di stabilizzarlo ulteriormente e di migliorare le prospettive generali della nostra economia”.

IL RUOLO DEL SISTEMA BANCARIO

“Un fattore del successo – ha detto lo strategist di Mps Capital Services, Filippo Mormando – è stato il pieno coinvolgimento di gran parte del sistema bancario. Per le reti bancarie lavorare in questo contesto è stato un impegno notevole. Bisogna tener conto che in questa fase le filiali erano in parte chiuse, o in riapertura, ricevevano su appuntamento. Non era per niente scontato che ci fosse una domanda cosi’ alta. Per gli investitori si e’ trattato di decidere spesso faticosamente. Tuttavia questo non ha limitato la domanda. Il Tesoro dunque ha scelto correttamente di coinvolgere i 4 principali gruppi bancari italiani e cioè Unicredit, Intesa, Mps Capital Services e Bnp. E questo ha reso possibile operativamente questa operazione”.

CAPITOLO RENDIMENTO

E il rendimento quanto ha pesato? Ha risposto Mormando: “Il rendimento offerto dell’1,40% è sicuramente interessante ed allineato alle condizioni attuali del mercato secondario. Tuttavia secondo me non e’ stato il driver principale di questa operazione, cioe’ non puo’ spiegare da solo il suo successo. Tenendo conto che ci rivolgevamo al settore retail e non a quello istituzionale, secondo me, le condizioni di contesto hanno inciso piu’ del rendimento. In particolare ha pesato il messaggio alle famiglie di usare parte dei propri risparmi per finanziare le misure del governo contro l’emergenza coronavirus. E poi hanno contato le scelte operative messe in atto dalle banche per rendere possibile questa emissione e raccogliere questa grande ondata di richieste”.

L’ANALISI DEL SOLE 24 ORE

Tante opportunità ma anche un grosso rischio dopo il collocamento del Btp, ha scritto in un commento di prima pagina il quotidiano Il Sole 24 Ore: “Partiamo da quest’ultimo: la tentazione, visto quanto raccolto dal Tesoro in quattro giorni, è di cullare il sogno di un’opzione pseudo autarchica con suggestioni giapponesi, in cui bastano gli italiani a finanziare l’Italia. Proprio questo BTp dimostra che vale per un po’ ma non all’infinito: per comprare la fiducia dei risparmiatori, via XX Settembre ha dovuto pagare un prezzo fuori mercato, offrendo per un titolo a cinque anni il rendimento reale di uno a dieci, come abbiamo spiegato su Il Sole. Non sappiamo come sarebbe andata con un tasso più basso, ma quel che è certo è che ora per pagare gli interessi di questa emissione il Tesoro dovrà creare altro debito. Dunque l’operazione non si autosostiene e per ora finanziarsi sul mercato risulta più conveniente. Ma veniamo alle opportunità. Sottoscrivendo il BTp Italia, centinaia di migliaia di risparmiatori hanno dichiarato di essere disposti a investire sul Paese e a pazientare – almeno se vorranno incassare il succulento premio fedeltà- almeno cinque anni. Non è poco. Sono due carte importanti da giocare al più presto su un altro tavolo, che non è più quello del debito pubblico ma della crescita privata con iniziative private (auspicabilmente con una regìa pubblica). Anche qui servono enormi capitali pazienti, che possano finanziare lo sviluppo delle aziende, l’innovazione, le infrastrutture fisiche e digitali, un welfare moderno. Dai nuovi Pir al private equity in formato retail, la finanza – sempre più attenta alla variabile dell’impatto – sta predisponendo strumenti diversificati, più o meno rischiosi e di pronta applicabilità. È qui che deve portare la strada del BTp Italia”.

IL COMMENTO DELL’ECONOMISTA BRUNETTA

Ha scritto su Mf/Milano Finanza l’economista Renato Brunetta, deputato di Forza Italia: “Il Tesoro è stato costretto ad offrire una cedola più che doppia rispetto a quella offerta l’ultima volta, con un superbonus finale anch’esso raddoppiato. Un titolo di Stato quinquennale offerto quasi al rendimento di un decennale. Davvero un bell’affare! Ironia della sorte, il collocamento è avvenuto proprio nel giorno in cui la Germania collocava il suo Bund decennale a un tasso negativo, pari a -0,46% , mentre il Regno unito riusciva a piazzare, per la prima volta nella sua storia, il suo triennale a rendimenti negativi. E così, mentre a Berlino e Londra gli investitori pagano una tassa al Tesoro per parcheggiare la loro liquidità sotto forma di acquisto di titoli di Stato, offrendo un obolo alle finanze pubbliche nazionali, in Italia aumenta il costo di funding, che dovrà essere restituito nei prossimi cinque anni sottoforma di maggiori interessi”.

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