Beko Europe, la società di elettrodomestici controllata dal gruppo turco Arçelik, ha presentato un piano industriale per l’Italia che prevede la chiusura di due stabilimenti e il ridimensionamento di un terzo sito. A fermarsi, entro il 2025, sarà la fabbrica di Siena (dedicata ai congelatori) e quella di Comunanza (specializzata in lavatrici); l’impianto di Cassinetta verrà invece ridotto. Chiuderà anche il centro di ricerca e sviluppo di Fabriano.
Beko vuole riorganizzare le proprie attività italiane e concentrarle sul settore della cottura, distanziandosi dai business del lavaggio e della refrigerazione. Il piano prevede 1935 licenziamenti.
Arçelik controlla anche le attività europee e mediorientali di Whirlpool, azienda di elettrodomestici la cui sede centrale è negli Stati Uniti: Beko Europe, appunto, è il risultato della fusione tra le due società, conclusasi il 2 aprile scorso e che vede i turchi in possesso di una quota del 75 per cento.
IL GOVERNO ANNUNCIA IL GOLDEN POWER
“Non condividiamo e non possiamo accettare il piano presentato oggi dai vertici di Beko Europe”, ha dichiarato ieri Fausta Bergamotto, sottosegretaria al ministero delle Imprese. “Faremo rispettare la golden power, che per noi significa tutelare l’occupazione”.
“Non accetteremo conclusioni che non siano condivise con le organizzazioni sindacali”, ha aggiunto Bergamotto. “Eserciteremo ogni tipo di azione possibile affinché la proprietà cambi strategia e, se necessario, ricorreremo anche all’azionista di riferimento di Beko Europe per chiedere il rispetto degli interessi del nostro paese”.
Con golden power ci si riferisce a quell’insieme di poteri speciali a cui il governo può ricorrere per tutelare l’interesse nazionale nei comparti strategici. A questo proposito, il ministro delle Imprese ha dichiarato che “il settore degli elettrodomestici è un asset strategico del made in Italy”, benché non sia paragonabile, per impatto sulla sicurezza nazionale e sulla competitività economica futura, a comparti come i microchip o i dispositivi per la difesa.
LE MOTIVAZIONI DI BEKO EUROPE
A detta di Beko Europe – come riporta Il Sole 24 Ore -, il mercato degli elettrodomestici sta attraversando una fase difficile per via della “concorrenza dei produttori cinesi e per il cambiamento della domanda che rende necessario riequilibrare le produzioni, mantenendo in Italia le attività sostenibili e profittevoli”.
Gli stabilimenti italiani della società lavorano al di sotto del 40 per cento della capacità installata (il calo rispetto al 2017 è del 20 per cento). Beko Europe investirà 110 milioni di euro nel nostro paese per potenziare la produzione di sistemi di cottura e la ricerca in merito. Il sito di Cassinetta verrà riconvertito alla produzione di forni, microonde e piani cottura, affiancando quello di Melano; non è chiara la sorte delle fabbriche di Siena e Comunanza, visto il distacco dai business della refrigerazione e del lavaggio e le condizioni di insostenibilità economica dei due stabilimenti.
COSA DICONO I SINDACATI
“Il piano di Beko”, ha scritto la Uilm in un comunicato, “prevede le chiusure entro fine 2025 della fabbrica di congelatori di Siena e di quella di lavatrici di Comunanza, con la progressiva cessazione delle produzioni. A Cassinetta il piano prevede solo 3 linee produttive sulle attuali 5 di frigoriferi con 541 esuberi. A Melano gli esuberi sarebbero 66, a Siena 290, a Comunanza 320, a Carinaro 40, inoltre 198 sono nella ricerca e sviluppo, 98 nel commerciale Italia, 19 nel commerciale Medio Oriente e Africa, 363 nelle funzioni regionali”.
“Di fronte a ciò”, prosegue il sindacato dei metalmeccanici, “il governo deve esercitare subito quella golden power che nei mesi scorsi si è vantato di avere inserito a protezione dei lavoratori nella fase di cessione di Whirlpool Emea a Beko e che non si comprende bene che funzione abbia in termini di deterrenza contro i licenziamenti”.
Nel maggio 2023, infatti, proprio in occasione della fusione tra Whirlpool Emea e Arçelik (da cui sarebbe successivamente nata Beko Europe), il governo intervenne con il golden power, autorizzando l’operazione ma ponendo delle condizioni per salvaguardare le tecnologie, la produzione e i livelli di occupazione.
“Il piano di chiusura di due stabilimenti e di una fabbrica nel sito di Cassinetta annunciato da Beko con il conseguente licenziamento di 1.935 lavoratori su 4.480 rappresenta un vero e proprio atto di distruzione industriale. È un attacco diretto al tessuto produttivo del paese, ai lavoratori e alle loro famiglie, con un costo sociale altissimo che l’Italia non può e non deve accettare”, ha commentato la Fim-Cisl. “Ci domandiamo con forza quale sia stato il reale effetto del golden power invocato dal governo, se oggi ci troviamo di fronte a questo scenario drammatico. Se queste sono le conseguenze di un intervento volto a proteggere i settori strategici, qualcosa non ha funzionato, e i lavoratori non possono pagare il prezzo di questa inerzia”.
L’ANALISI DI LUCA PICOTTI
Secondo l’avvocato Luca Picotti, nella vicenda Beko “si registra una deformazione, anche solo a livello comunicativo, del ruolo del golden power, invocato ogni tre per due, spesso per mere ragioni di tutela occupazionale e a prescindere dall’ambito, arrivando sino ai frigoriferi”.