La quarta fase della crisi bancaria italiana si avvia a esplodere.
Dopo le quattro risoluzioni del 22 novembre 2015 di altrettante banche di dimensioni medio piccole (Etruria, Marche, CariFe e CariChieti), dopo il crack di Mps a fine 2016 e la fine di Popolare Vicenza e Veneto Banca del 2017, ora è il turno di Carige, di Popolare di Bari e nuovamente di Mps.
Il tutto avviene sotto lo sguardo indifferente delle autorità di vigilanza. Né Banca d’Italia, per le questioni creditizie, né Consob, per quelle di salvaguardia degli investitori, hanno trovato niente da dire sulla sospensione delle azioni illiquide della Popolare di Bari, che coinvolge oltre 70mila azionisti collocati quasi totalmente in un’area del Sud Italia che un tempo era in ripresa e che ora invece si troverà a subire i contraccolpi di questa crisi.
Non è la prima volta che le istituzioni che dovrebbero vigilare sul mercato italiano del credito e sui suoi strumenti falliscono nell’adempimento dei loro compiti.
Un’analisi approfondita sulle cause della crisi bancaria italiana non può evitare il tema del fallimento delle autorità di vigilanza.
Ma temo che nemmeno la seconda edizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle banche metterà davvero sotto la lente le deficienze di vigilanza.
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CHE COSA DICE LA VIGILANZA DI BANCA D’ITALIA
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