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Cosa succederà a Bancomat con Fsi? Discussioni fra banche

Presente e futuro di Bancomat dopo l'ingresso di Fsi come azionista di maggioranza relativa. Tensioni fra le maggiori banche azioniste sull'aumento di capitale dopo le fibrillazioni sul bilancio. Fatti, numeri, rumors e approfondimenti.

Riuscirà nel settore dei pagamenti digitali il fondo Fsi, guidato dal dinamico Maurizio Tamagnini (nella foto), a creare un terzo polo con un’opera di aggregazione, inserendosi tra Nexi e Worldline?

E’ una delle domande che stanno arrovellando gli addetti ai lavori e gli analisti che seguono il settore.

TUTTI GLI ACCORDI DI FSI PER LA MONETICA

Fsi, che ama definirsi “strumento per la trasformazione tecnologica e digitale delle imprese”, forte di un portafoglio da quasi 2,5 miliardi di euro, di cui oltre 1 nel fintech, ha già concluso accordi per la monetica di Banco Bpm, per Bcc Pay del credito cooperativo, per il merchant acquiring di Banca Asti; oltre a operazioni in aziende come Cedacri (comprata dal dibattuto fondo Ion di Andrea Pignataro), come il system aggregator Lynx o come l’asset manager Anima Holding (9%, ma peso rilevante nella governance).

Tuttavia, per Fsi il boccone ghiotto è rappresentato da Bancomat, la società che in Italia, da oltre quarant’anni, rappresenta il principale circuito di pagamento e prelievo, con 32 milioni di carte abilitate e 2,8 miliardi di transazioni gestite all’anno, con un marchio di tale notorietà da entrare nel linguaggio corrente, come sinonimo di circolazione veloce, sicura e friendly di denaro.

L’ACCORDO CON LE BANCHE AZIONISTE DI BANCOMAT

All’inizio di agosto, Fsi ha siglato un accordo con le banche azioniste di Bancomat per un investimento fino a 100 milioni di euro, tramite aumento di capitale riservato, tale da renderlo azionista di maggioranza relativa. In realtà, l’operazione per l’ingresso di Fsi in Bancomat ha una gestazione molto più lunga, essendo partita con i primi colloqui a fine 2021, sfociati in un memorandum of understanding a luglio 2022; e dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno, perché l’accordo di agosto scorso è stato approvato solo dal consiglio d’amministrazione e dovrà quindi passare dall’assemblea degli azionisti (che non sono tutti concordi, come si è visto sull’approvazione del bilancio)

Questo lungo processo dipende anche dal fatto che Bancomat è partecipata da 113 banche italiane (nacque come consorzio); a loro volta una delle componenti degli oltre 400 operatori che utilizzano i servizi di pagamento della Società. Tra gli azionisti, considerando solo i principali, il closing – secondo la ricostruzione di Start Magazine – è visto positivamente da Intesa Sanpaolo, Iccrea Banca, Banco Bpm, Bper; mentre altri, come Unicredit, che detiene la seconda quota azionaria, sinora non si sono espressi.

BANCOMAT RALLENTA

Fatto sta che il trascorrere di tutti questi mesi (o anni), sia pure motivati dalla complessità del deal e delle singole posizioni, sta determinando un naturale rallentamento dell’operatività di Bancomat, ad esempio su alcuni rilevanti accordi commerciali con partner terzi (mentre è stato già accantonato un progetto con Poste Italiane), tanto più evidente se confrontato con un mercato del paytech che corre; e anche sull’operatività di Bcc Pay, che, nelle strategie di portafoglio di Fsi, dovrebbe avviare sinergie con l’entrante Bancomat, si veda il rinvio del restyling del marchio già previsto per il 10 novembre.

Le ripercussioni sull’attività di Bancomat di un deal che richiede i suoi tempi si accentuano anche considerando l’incertezza su chi guiderà il nuovo Bancomat targato Fsi; il nuovo azionista manterrà l’attuale assetto di governance o cambierà qualche cosa, nonostante i risultati positivi sin qui conseguiti ? Sicuramente, i rumors di mercato si susseguono.

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