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Generali, ecco come si dividerà Assogestioni fra Caltagirone e Mediobanca

Come discutono e si dividono i soci di Assogestioni nella partita di Assicurazioni Generali. L'articolo di Emanuela Rossi

 

Mentre ci si avvicina ad aprile, quando l’assemblea di Generali dovrà eleggere il nuovo consiglio d’amministrazione, continuano le mosse del vecchio board – che fa perno su Mediobanca (con quota del 12,8% che può arrivare al 17,2% delle azioni con diritto di voto) – e quelle degli antagonisti del patto di consultazione (Francesco Gaetano Caltagirone, Leonardo Del Vecchio e Fondazione Crt) che potrebbe presto sciogliersi – secondo le indiscrezioni di Start Magazine – dopo l’uscita dell’imprenditore romano, avvenuta nei giorni scorsi.

Come in tutti i grandi giochi della finanza, però, ci sono anche tanti movimenti carsici di cui si vedranno gli effetti veri solo quando toccherà uscire allo scoperto. Si pensi agli investitori istituzionali soci di Assogestioni, che in totale hanno oltre il 30% del capitale del gruppo assicurativo.

Intanto la Consob e l’Ivass sono state investite di un altro quesito sullo scontro in atto. In particolare Generali ha chiesto a Ivass se la partecipazione complessivamente acquisita dal gruppo Caltagirone, da Fondazione Crt e da Delfin (pari al 16,309% del capitale sociale dalle ultime comunicazioni ufficiali) sia soggetta ad autorizzazione ai sensi della normativa in tema di assicurazioni in relazione alla acquisizione di concerto di partecipazioni qualificate, comunque superiori al 10%. Il board del Leone ha pure deliberato di chiedere alla Consob di Paolo Savona se questa acquisizione sia soggetta agli obblighi di comunicazione in ordine, fra l’altro, ai programmi futuri ai sensi della normativa vigente.

GLI INVESTITORI ISTITUZIONALI E I RAPPORTI CON CALTAGIRONE E DEL VECCHIO

Andando a scoprire gli attori che calcano le scene, non si può non notare che – a fare la differenza – non saranno esposti e sussurri ma gli investitori istituzionali che, tra italiani ed esteri, rappresentano quasi il 35% del capitale delle Generali (anche se non tutti si presentano in assemblea). In parte, si muovono per conto proprio, in parte sono rappresentati da Assogestioni che non ha nascosto peraltro di star pensando a una propria lista da presentare al vaglio del consesso di aprile. Al momento non si sa granché dei corteggiamenti in corso. La partita si svolge perlopiù sotto traccia, e tocca cercare indizi qua e là.

Sono noti, per esempio, gli ottimi rapporti tra Del Vecchio con le banche d’affari Natixis e JP Morgan che hanno portato all’ipotesi di una collaborazione per il piano di assalto al Leone: “Per fare un progetto ambizioso e credibile” – ha scritto Repubblica – è stato chiesto “aiuto a Vittorio Grilli, ex direttore generale del Tesoro, ex ministro dell’economia e senior advisor di Jp Morgan, e a Franco Baronio, partner di Bain e esperto di assicurazioni”.

Oltre investitore di peso è Poste Italiane il cui amministratore delegato, Matteo Del Fante, è stato spesso citato in relazione a Caltagirone. Il Corriere della sera per esempio ha citato Del Fante come possibile ad nel piano industriale alternativo a quello dell’attuale ceo di Generali, Philippe Donnet, anche se da Poste giungono sempre smentite.

L’imprenditore romano in epoca recente ha fatto capolino nell’azionariato di un altro importante investitore istituzionale, Anima: ad aprile 2020 infatti ha portato in trasparenza una quota dell’1,118% nel capitale della società del risparmio gestito, detenuta indirettamente attraverso il veicolo finanziario Gamma srl. Anima è in movimento sulla partita insieme a Intesa Sanpaolo. Non casuali appaiono le lodi dello stesso Caltagirone a Carlo Messina, dominus della prima banca del Paese, dopo la presentazione del piano industriale della scorsa settimana. “Dopo il buon piano di Unicredit ecco quello di Banca Intesa. Finalmente di nuovo l’Italia che vuol vincere” ha detto intervistato dall’Ansa. E poi, più specificamente: “Con un progetto coraggioso e realistico il campione nazionale Banca Intesa Sanpaolo, con la presidenza del professor Gros Pietro e la guida del dottor Messina, si prepara ad anni di espansione. Poi un bravo al dottor Messina che ha visione, determinazione e sa guidare e motivare una squadra piena di eccellenze”.

Qualche tassello si può mettere insieme ma è evidente che si tratta ancora di un quadro frammentario, di cui si coglie qualche elemento senza che ancora emerga una visione d’insieme. Anche perché il 4 febbraio Messina in persona ha detto che Intesa Sanpaolo “non giocherà nessuna partita” nella vicenda Generali.

LA SITUAZIONE ATTUALE NEL PATTO DI CONSULTAZIONE

Tornando al patto di consultazione, degli ultimi giorni la notizia che il gruppo Caltagirone con il suo 8,04% è uscito dal patto – che era riuscito a raccogliere oltre il 16% dell’azionariato di Generali – non escludendo neppure l’ipotesi di presentare una propria lista. Al momento, dunque, rimangono Delfin di Del Vecchio con il 6,618% e Fondazione Crt (1,71%) che martedì 8 febbraio ha riunito un gruppo di rappresentanti del consiglio di indirizzo e i vertici dell’ente proprio per parlare dell’affaire Generali. “Ulteriori e ampi aggiornamenti sugli ultimi accadimenti dei giorni scorsi e la corretta gestione attuata nell’ambito del patto di consultazione su Assicurazioni Generali, sono stati forniti oggi pomeriggio dai vertici della Fondazione Crt durante una nuova riunione tra alcuni consiglieri di Indirizzo e di amministrazione collegati in videoconferenza – si legge in una nota diffusa dalla Fondazione -. La riunione informale con i consiglieri si è chiusa dopo circa un’ora nel segno della compattezza e della collaborazione” si precisa ricordando che “come già ribadito nell’ultima informativa al Consiglio di Indirizzo del 21 dicembre scorso, il patto di mera consultazione venne sottoscritto proprio per assicurare, sempre e fin da subito, in piena coerenza con la normativa e disciplina regolatoria, massima correttezza negli scambi informativi con la finalità di ponderare i propri autonomi interessi con riferimento alle materie all’ordine del giorno della prossima assemblea di Generali”.

Un patto che, secondo alcuni osservatori, potrebbe avere vita breve. Nella nota di “addio” il gruppo Caltagirone aveva rimarcato che “la funzione del patto si è esaurita”, parole che però potevano anche preludere ad altre mosse. Giovedì 10, poi, è arrivata un’altra novità che può essere letta in questa chiave. Ora, a distanza di pochi giorni, arrivano altre dimissioni “per motivi personali” (dopo quelle dal board di Generali, il mese scorso, dello stesso Caltagirone, di Romolo Bardin per Delfin e di Sabrina Pucci per Crt) destinate a mischiare le carte. Si tratta dell’uscita dal cda della Caltagirone spa di Massimo Lapucci, segretario generale della Fondazione Crt, che sedeva come consigliere indipendente dal 2018. Proprio Lapucci, insieme al presidente Giovanni Quaglia, era stato incaricato dai vertici della Fondazione di valutare e firmare eventualmente il patto di consultazione con Caltagirone e Del Vecchio e di far salire la partecipazione dell’ente nel gruppo assicurativo fino al 2%.

Nel frattempo c’è pure chi decide di star fuori dalle beghe che si svolgono intorno al Leone. È Massimo Doris, amministratore delegato di Mediolanum, che lo dice chiaramente: “Quella di Mediobanca e di Generali è una battaglia alla quale non sono interessato nel senso che non ho interessi”. E ancora: “La guardo e la seguo come chiunque altro, ma non sono minimamente dentro. Non abbiamo intenzione di acquistare azioni Generali, non lo abbiamo fatto e non lo faremo”.

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