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Assicurazioni Generali, ecco mosse americane e timori italiani

Tutte le ultime novità su Assicurazioni Generali

Mosse americane e timori in Italia. Ecco le ultime novità su presente e futuro di Assicurazioni Generali.

LE MOSSE AMERICANE DEL LEONE

Generali è sempre più attivo anche oltre i confini nazionali. L’ultima operazione porta in America: il Leone è diventato partner globale di Nationwide e fornirà polizze danni alle multinazionali clienti della compagnia statunitense contro i rischi di business fuori dagli Usa. L’accordo, spiega una nota di Generali, è stato stretto attraverso Property & Casualty Generali Global Corporate & Commercial e prevede la costituzione di una joint venture, N2G Worldwide Insurance Services. “Noi e Nationwide siamo perfettamente complementari, Generali vanta una forte presenza globale mentre loro sono concentrati negli Usa dove noi invece siamo certamente meno rilevanti” ha commentato Marco Sesana, Country Manager & Ceo di Generali Italia e Global Business Lines.

L’obiettivo del gruppo triestino è quello di assicurarsi un nuovo segmento al quale garantire la più vasta copertura possibile fuori dai confini americani e al contempo quello di offrire ai grandi clienti europei l’appoggio negli Stati Uniti, anche in questo caso grazie all’asse con Nationwide che vanta ricavi per 46,9 miliardi di dollari e asset in gestione per 225 miliardi di dollari. Si tratta di un accordo, ha aggiunto Sesana, che “si inserisce nel nostro piano strategico 2021 attraverso cui intendiamo essere ‘Partner di vita’ dei nostri clienti, offrendo loro soluzioni innovative e personalizzate”.

L’ATTIVISMO DI DEL VECCHIO

Nel frattempo, a turbare i sonni dei vertici del Leone, ci pensa il patron di Essilor-Luxottica, Leonardo del Vecchio, che spera di salire dall’attuale 9,9% al 20% dell’azionariato di Mediobanca. Del Vecchio è proprietario anche di quasi il 5% di Generali. Anzi, l’imprenditore – secondo quanto riporta Bloomberg citato dal Sole 24 Ore – avrebbe già avviato interlocuzioni informali con Banca d’Italia e Bce per ottenere l’autorizzazione ad aumentare la quota entro l’autunno, quando verrà rinnovato il consiglio d’amministrazione. Una mossa che non piace troppo ad altri azionisti di Piazzetta Cuccia come Mediolanum (3,28%) e che viene giustificata da Del Vecchio, secondo il quotidiano confindustriale, con il fatto che Mediobanca, primo azionista di Generali con il 13% – è un investimento appetibile: offre un ritorno sul dividendo del 5%, mentre Essilor-Luxottica “solo” dell’1,5%. Proprio per questo, rileva Bloomberg, Del Vecchio appoggerà l’amministratore delegato Alberto Nagel qualora mantenesse la promessa fatta nel piano industriale: distribuire agli azionisti 2,5 miliardi nell’arco di quattro anni.

Il problema però – da qui l’irritazione di Mediolanum – è che se la holding Delfin salisse al 20% emergerebbe un azionista “dominante” rispetto a un patto – al 12,5%, con Mediolanum primo azionista dopo l’uscita di Unicredit – divenuto di pura consultazione. Ma non è detto che – pur salendo al 20% – la cassaforte lussemburghese possa incidere sulla governance. “Se Del Vecchio decidesse di salire oltre il 10%ha detto Massimo Doris, ad di Banca Mediolanum – supererebbe la quota del patto e diventerebbe voto determinante in assemblea. Deve essere rinnovato il consiglio e se Del Vecchio salisse al 15 o 20% è difficile che Mediolanum possa ancora avere un rappresentante in cda. Che linea vorrà dare a Mediobanca? Sono tutte domande che ci siamo posti. Non sappiamo cosa accadrà. Se non cambierà niente magari rimaniamo. Se cambia vogliamo essere liberi di vendere”.

Ora si tratta di vedere cosa accadrà al momento del rinnovo del board: lo statuto prevede che il consiglio uscente proponga una lista di maggioranza, di solito appoggiata dal mercato e in questo caso anche dal patto, rappresentato nel cda in scadenza ad ottobre. Di sicuro – sottolinea Il Sole – si paleserebbe “una bella frattura, inaccettabile per le autorità” se un azionista col 10 o col 20% presentasse una propria lista alternativa.

Da ricordare che, durante la conference call di presentazione del nuovo piano industriale, a novembre, Nagel ha detto che la partecipazione in Generali, pari al 12,91%, continuerà a contribuire in maniera positiva alla creazione dei ricavi e degli utili di Mediobanca, migliorandone stabilità e visibilità. Parole che sono suonate come un elogio per i vertici di Generali e al contempo come una stoccata verso chi ha criticato il peso eccessivo del Leone per i conti di Mediobanca, ad esempio Del Vecchio.

LA REAZIONE DEL COPASIR

Intanto dalle parti del Copasir sono molto attenti alle mosse di Del Vecchio. Il presidente, il leghista Raffaele Volpi, ha annunciato un nuovo ciclo di audizioni con le autorità di vigilanza, Banca d’Italia, Ivass e Consob, nell’ambito delle quali si prevede anche di convocare il vertice delle Generali. L’intento – ha precisato Volpi – non è quello di interferire in logiche di mercato bensì quello di tutelare un “interesse nazionale” dal momento che i soggetti in questione investono massicciamente in titoli di Stato. La Lega ritiene che dietro le mosse di Del Vecchio si possano celare mire dei francesi.

Mauro D’Attis (FI), membro della commissione Bilancio della Camera, ricorda che Generali possiede oltre 60 miliardi di debito pubblico italiano. “Gli azionisti sono liberi di scegliere – ha osservato – ma è giusto verificare se ci siano condizionamenti esterni dietro quelle scelte”. La preoccupazione, spiegano gli addetti ai lavori, è che si verifichino operazioni di fusione che rischierebbero di fagocitare Generali. Non si dimentica  che il matrimonio di Luxottica con Essilor ha comportato il trasferimento a Parigi di sede e piazza di quotazione.

LE AUDIZIONI DEL COPASIR E LA POSIZIONE DEL GOVERNO

Dunque, come si diceva, il Comitato per la sicurezza della Repubblica ha avviato una serie di audizioni sul rischio di scalate estere in società strategiche. Gli occhi sono puntati di certo su Generali ma anche su Unicredit e sul possibile approdo francese per entrambi: Axa  da una parte e Société Générale dall’altra. Questione che pare impensierisca anche il Dis. Nel frattempo l’esecutivo sembra mostrare cautela: “A oggi Delfin non ha presentato alcuna istanza formale alla competente autorità di vigilanza volta ad accrescere la propria interessenza in Mediobanca sopra le soglie autorizzate vigenti, pari al 10%” ha risposto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà (M5S), a un’interrogazione presentata da Forza Italia riguardo alle iniziative in merito alle operazioni che hanno interessato di recente il quadro azionario di Mediobanca e di Assicurazioni Generali.

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