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Le mosse del Copasir su Unicredit, Mediobanca e Generali

Fatti, rumors e scenari sull'iniziativa del Copasir che ha avviato una serie di audizioni sul rischio di scalate estere in società strategiche. I dossier Unicredit e Generali. E gli scenari sull'iniziativa del Comitato parlamentare

 

“Il Copasir, ove avvertisse l’esigenza, può fare una relazione al Parlamento, come fatto per il 5G, evidenziando anche le necessità legislative”.

E’ quanto dice a Start Adolfo Urso (Fratelli d’Italia), vicepresidente del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica che ha avviato una serie di audizioni sul rischio di scalate estere in società strategiche.

LE AUDIZIONI DEL COPASIR

“Per la prima volta il Copasir ha deciso di approfondire il tema del rischio di scalate ostili dall’estero delle aziende strategiche dell’economia nazionale. Si parte dal settore più delicato, banche e assicurazioni. Le audizioni nella seconda metà gennaio: i vertici dell’intelligence e le autorità di vigilanza e controllo”, ha scritto nei giorni scorsi il Sole 24 Ore: “Il Copasir, comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, vuole vederci chiaro, è una novità assoluta”.

I DOSSIER UNICREDIT E GENERALI

Quali gruppi bancari e assicurativi sono in cima ai pensieri del Copasir? Secondo indiscrezioni, sono due in particolare i dossier scrutati con attenzione mista ad apprensione sia dal Copasir sia dai Servizi segreti: i futuri assetti azionari di Unicredit e Assicurazioni Generali, da tempo al centro di rumors giornalistici viste le fusioni e le acquisizioni ipotizzate.

GLI SCENARI FRANCESI

Il possibile futuro francese (Société Générale?) di Unicredit (ma di approdi francesi si parla anche per Generali: Axa?) impensierisce non poco il Dis e il Copasir, oltre ad aver animato il dibattito politico mesi fa. D’altronde sono note le mire della Francia verso i due gruppi secondo alcuni osservatori.

LE PAROLE DI MUSTIER

No M&A, meglio buyback. Questa la posizione del ceo di Unicredit, Jean Pierre Mustier, ribadita lo scorso novembre nel corso di una conferenza stampa sulla strategia Esg (Environmental, Social e Governance) della banca

LA POLITICA IN AZIONE

La filiera che parte da Unicredit, passa per Mediobanca e arriva a Generali sarà oggetto di attenzioni da parte del Copasir. Un tema che soprattutto la Lega, finora, ha posto sotto i riflettori (qui l’approfondimento di Start dopo il recente attivismo di Leonardo Del Vecchio con le preoccupazioni del partito guidato da Matteo Salvini per le mire francesi).

LA POSIZIONE DEL GOVERNO

“A oggi Delfin non ha presentato alcuna istanza formale alla competente autorità di vigilanza volta ad accrescere la propria interessenza in Mediobanca sopra le soglie autorizzate vigenti pari al 10%”. Così nell’Aula della Camera, il 15 gennaio scorso, il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà (M5s), ha risposto a un’interrogazione Forza Italia sulle iniziative in merito alle operazioni che hanno recentemente interessato il quadro azionario di Mediobanca e di Assicurazioni Generali.

LA RISPOSTA DEL MINISTRO M5S

D’Incà ha ricordato che in caso le acquisizioni di partecipazioni bancarie superiori alle soglie del 10-20-30% comportino il controllo, “l’interessenza può essere assunta solo dopo la preventiva autorizzazione da parte delle competenti autorità di vigilanza per verificare il rispetto della normativa vigente e che l’acquisizione garantisca la sana e prudente gestione della banca partecipata”. E ha aggiunto: “Nell’ambito di tale procedimento si valutano anche la solidita’ finanziaria e la reputazione del soggetto acquirente”. Il ministro pentastellato ha concluso spiegando che “il procedimento rientra fra le cosiddette procedure comuni con il coinvolgimento della Banca d’Italia e della Banca centrale Europea a cui compete la decisione finale”.

LA PROPOSTA DI FRATELLI D’ITALIA

Diversa l’impostazione dell’opposizione di centrodestra. «C’è il tentativo di Paesi ostili di acquisire i nostri asset strategici tramite aziende e entità statuali cioè tramite i servizi di intelligence», ha spiegato Urso a Lettera43.it. Questi agenti stranieri, si legge nella sua prima proposta di legge, spesso «schermati» da «triangolazioni finanziarie» userebbero «l’esautoramento o avvicendamento preordinato di manager e tecnici italiani allo scopo di copiare tecnologie avanzate, obiettivo perseguito anche attraverso ingerenze di carattere spionistico per l’acquisizione indebita di dati sensibili».

I TIMORI DI URSO

Come ha confermato a Lettera43.it lo stesso Urso, oltre che altri attori coinvolti nella vicenda, lo scopo è anche proteggere dalle scalate l’«asset» dei titoli di Stato. Per esempio le tre principali istituzioni finanziarie del Paese, Unicredit e Intesa Sanpaolo, che nel settore bancario hanno attivi più che doppi di tutti gli altri competitor, e Generali, campione nell’assicurativo, detengono quasi 200 miliardi di euro di bond statali.

LE IPOTESI

Ma che cosa Parlamento e governo potranno e vorranno fare dal punto di vista legislativo? “La questione non è normativa ma è politica, di decisioni politiche”, dice un analista esperto della materia. Sulla stessa lunghezza d’onda un parlamentare di opposizione che segue il dossier: “Il legislatore può fare qualunque cosa, nei limiti dei paletti europei. Il governo può fare anche di più. Il problema però per certi versi è lo stesso della Libia: non arrivo da nessuna parte se non decido dove voglio andare”.

LA QUESTIONE FRANCESE

Comunque, ultimamente la questione delle scalate estere a società italiane è venuta alla ribalta, a seguito della riforma del diritto societario, nell’affaire Mediaset-Vivendi. Il decreto legge 16 ottobre 2017, n. 148, che prevede nuove disposizioni in materia di trasparenza societaria, modifica il Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria (Dlgs 58/1998).

LE MODIFICHE

Secondo le modifiche introdotte, chiunque proceda ad acquisti deve dichiarare “gli obiettivi che ha intenzione di perseguire nel corso dei 6 mesi successivi”, specificando inoltre: i modi di finanziamento dell’acquisizione; se agisce solo o in concerto; se intende fermare i suoi acquisti o proseguirli nonché se intende acquisire il controllo dell’emittente o comunque esercitare un’influenza sulla gestione della società e, in tali casi, la strategia che intende adottare e le operazioni per metterla in opera; le sue intenzioni per quanto riguarda eventuali accordi e patti parasociali di cui è parte; se intende proporre l’integrazione o la revoca degli organi amministrativi o di controllo dell’emittente.

PARLANO ANALISTI ED ESPERTI

“E’ presumibile che il Copasir, organismo bicamerale comprendente parlamentari legislatori, possa emettere pareri orientativi e raccomandare la disposizione di un “golden power” specificamente mirato a preservare il carattere strategico di interessi societari italiani”, dice una fonte istituzionale. Ovviamente sarebbero da individuare sia gli ambiti di interesse che i servizi e le connessioni relative di quelle partecipazioni societarie. Come è stato fatto con l’elaborazione del DL 105/2019 sul ‘perimetro di sicurezza nazionale cibernetica’. E per finire, vale sempre un principio di cautela preventiva e operativa: fare rispettare le norme che ci sono, assieme ai relativi controlli.

CHE COSA DICE L’ATTUALE NORMATIVA

E magari ampliare il campo di intervento. Infatti – come si legge in una scheda sul sito del governo – “al fine di salvaguardare gli assetti delle imprese operanti in ambiti ritenuti strategici e di interesse nazionale, con il decreto-legge 15 marzo 2012 n. 21 (convertito con modificazioni dalla legge n. 56 dell’11 maggio 2012), è stata disciplinata la materia dei poteri speciali esercitabili dal Governo nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché in alcuni ambiti ritenuti di rilevanza strategica nei settori dell’energia, dei trasporti, delle comunicazioni”. “E con il decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148 (convertito con modificazioni dalla legge 4 dicembre 2017, n. 172) l’esercizio dei poteri speciali è stato esteso ai settori cosiddetti ad alta intensità tecnologica”.

GLI SCENARI

Mentre il comparto bancario, assicurativo e finanziario non è contemplato esplicitamente. Sarà questo il “buco” normativo che Servizi e Copasir chiederanno di colmare? E come?

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