Angus Deaton ha vinto il Nobel dell’economia, che l’anno scorso era andato al francese Jean Tirole, con questa motivazione da parte dell’Accademia Reale svedese della Scienza: “nella progettazione di politica economica che promuove il benessere e riduce la povertà, dobbiamo prima capire le scelte di consumo individuali. Più di chiunque altro, Angus Deaton ha partecipato a questa comprensione … la sua ricerca ha contribuito a trasformare le aree della microeconomia, macroeconomia ed economia di sviluppo”
Angus Deaton è autore de “La grande fuga – Salute, ricchezza e origini della diseguaglianza”, edito dalla casa editrice bolognese Il Mulino. In uno dei passaggi del suo libro, il neo premio Nobel per l’economia, Deaton scrive: “Rispetto a cinquant’anni fa, il numero dei regimi democratici è cresciuto. Che un gruppo sociale ne opprima un altro accade sempre più raramente. Inoltre la possibilità di partecipare alla vita della società è aumentata ovunque. Le persone stanno diventando più alte in tutte le regioni del mondo, e probabilmente anche più intelligenti. Il livello di istruzione è in aumento in molte parti del pianeta. Sanno leggere e scrivere i quattro quinti della popolazione mondiale; nel 1950 era in grado di farlo soltanto la metà. Vi sono zone dell’India rurale in cui nessuna donna adulta è mai andata a scuola; le loro figlie lo fanno quasi tutte. Non possiamo aspettarci che si progredisca sotto tutti questi aspetti in ogni parte del mondo, o che ciò accada senza intoppi”.
Su “La grande fuga” si sono pronunciati alcuni uomini di successo del nostro tempo, come Bill Gates: “Se volete sapere perché il benessere dell’umanità complessivamente ha avuto una crescita così straordinaria, dovreste leggere La grande fuga. Salute, ricchezza e origini della disuguaglianza…”. Oppure la filosofa Martha C. Nussbaum, che parla in questi termini dell’ultima fatica di Deaton: “Un’avvincente e impeccabile guida all’eterno oscillare tra progresso e disuguaglianza…”.
L’interrogativo di fondo di Deaton in questa sua ultima opera è questo: se progresso e diseguaglianze continueranno ad andare di pari passo, come è accaduto nella storia. Il libro non parla solo di economia, ma anche di felicità e di aspettativa di vita, come tema di fondo della nostra epoca. D’altronde, non è un caso che Angus Deaton sia anche membro dell’American Philosofical Society.