In dirittura d’arrivo il decreto Bernini, il corpus normativo che ha l’obiettivo di dare nuove regole alle università telematiche ribadendo così una equiparazione totale e fattuale con quelle per così dire “fisiche” (finora, a giudicare dalle parole di Giovanna Iannantuoni, rettrice della Bicocca di Milano, nonché presidente della Conferenza dei rettori delle università italiane, era stata solo ‘legale’, dato che gli esponenti degli atenei tradizionali sembravano guardare al fenomeno con snobismo).
SI GIOCHICCHIA SUI NUMERI
Uno degli ultimi nodi da sciogliere tra i partecipanti al tavolo voluto dal ministero retto da Anna Maria Bernini (Forza Italia) è il rapporto tra docenti e studenti. Che era anche, non a caso, una delle criticità maggiormente sottolineate dal rapporto dell’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, ente che si occupa della valutazione dell’attività delle università in Italia.
L’Anvur nei suoi rapporti assai critici sulle università telematiche aveva sottolineato come il boom delle stesse (anche grazie al Covid sono passate dai 45mila studenti del 2012/13 ai 251mila del 2022/23 e da 5.900 a 50mila laureati nella medesima forbice temporale) avesse fatto schizzare il numero degli studenti mentre quello dei docenti fosse rimasto troppo basso e questo non poteva essere indice di una buona qualità della docenza.
IL RAPPORTO DOCENTI – STUDENTI
TELEMATICHE, COSA DICE BERNINI
Il ministro Bernini è intervenuta sul merito della riforma sia nel corso di un question time settembrino, sia attraverso il suo profilo su X: “Quello che mi sta a cuore – ha evidenziato la titolare del Mur – sono percorsi di formazione e offerta formativa di qualità, temi centrali e non negoziabili, che devono essere garantiti in egual misura sia nelle università tradizionali sia in quelle telematiche”.
Concetti ribaditi anche al tavolo dove – ha specificato Bernini – “ho confermato con forza che il nostro obiettivo è quello di mantenere standard elevati della didattica. Assicurare che tutti gli studenti abbiano le stesse opportunità, indipendentemente dalla modalità di erogazione dei corsi: questo è l’obiettivo del ministero dell’Università”.
TUTTI D’ACCORDO?
Secondo Federico Mollicone (Fratelli d’Italia), presidente VII Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera, recentemente intervenuto a un convegno organizzato presso il Centro studi americani da Formiche in collaborazione con United (l’associazione che riunisce quasi tutti gli atenei digitali privati voluta dal gruppo Multiversity) ormai i giochi sarebbero fatti: “Abbiamo sentito il ministro Bernini e sappiamo della convergenza tra Crui e mondo delle telematiche, e vi portiamo qui la notizia che il decreto per la qualità della formazione a distanza sarà emanato a breve”.
O NO?
Meno d’accordo sembra essere Matteo Monari, fondatore di AteneiOnline, servizio di orientamento didattico indipendente che lavora a stretto contatto con le principali università telematiche italiane, che in gran parte sostengono il servizio. In un lungo articolo scritto su Econopoly de Il Sole24Ore Monari sembra assai più pessimistico in merito ed evidenzia le tante migliorie che, dal suo osservatorio, dovrebbero essere apportate al testo.
“Sebbene la nuova legge nasca probabilmente con l’intento di trovare un equilibrio tra università telematiche e tradizionali, per quanto sia giusta e auspicabile una migliore regolamentazione del settore, le novità previste dal decreto non aiuteranno il mondo dell’istruzione universitaria nella sua interezza”, si legge nel suo intervento.
I DESIDERATA DEL MONDO TELEMATICO
“La normativa – prosegue – dovrebbe concentrarsi sulla creazione di standard di qualità per i contenuti dei corsi, sull’assegnazione di crediti accademici, sulle modalità di valutazione degli studenti e soprattutto garantire che ad operare nel settore siano esclusivamente gli aventi diritto – cioè le 11 università telematiche riconosciute dal Mur. È cruciale anche affrontare temi come la protezione dei dati e l’accessibilità delle piattaforme utilizzate, assicurando che tutti gli studenti possano accedere alle opportunità di formazione a distanza. In questo modo, l’Italia potrebbe allinearsi ai principali Paesi europei in materia di formazione universitaria a distanza”, scrive il fondatore di AteneiOnline.
OCCORRE TENER CONTO DELLE DIFFERENZE TRA ATENEI FISICI E TELEMATICI
Quanto al punto cruciale, ovvero l’equiparazione tra Università telematiche e fisiche, che ha sollevato un intenso dibattito tra i partecipanti al tavolo ministeriale: “È fondamentale comprendere che le modalità didattiche delle università telematiche e di quelle tradizionali non sono e non possono essere le medesime, non in termini di qualità della formazione offerta, ma per la natura stessa della modalità di accesso all’istruzione e del conseguente approccio didattico e valutativo. La possibilità di accedere alle lezioni in maniera asincrona – motiva Monari – è uno dei principali vantaggi dell’e-Learning che nel tempo ha contribuito al successo delle università telematiche, specialmente per coloro che, per motivi lavorativi o familiari, non possono seguire lezioni dal vivo. Lo stesso vale per l’obbligo di sostenere gli esami in presenza”.
Che Monari parteggi per le telematiche e rappresenti le loro istanze lo si intuisce anche da alcuni giudizi di valore disseminati qua e là nel corpo del testo: “Una differenza importante, infatti, sta nella visione degli atenei: l‘università telematica ha da sempre messo al centro della propria attività lo studente, diversamente dalle università tradizionali che sono incentrate sull’Ateneo, inteso sia come corpo accademico che come sede fisica e presidio territoriale”. Difficile sostenere che lo studente sia al centro, di fronte alle pagelle assai poco lusinghiere dell’Anvur specie alla voce ‘rapporto tra docenti e iscritti’.
Ma Monari tira dritto con la propria tesi. “Lo dimostra il fatto – prosegue il founder di AteneiOnline – che nelle università telematiche l’intero sistema didattico sia progettato per essere flessibile e adattarsi alle esigenze individuali degli studenti, che possono seguire lezioni e sostenere esami in modalità asincrona, conciliando studio e vita personale, e avere un accesso continuo e immediato a risorse didattiche, tutor e docenti”.
ALTRE CRITICHE AL DECRETO BERNINI
Per Monari è sbagliato usare vecchi criteri per l’equiparazione di due realtà assai diverse tra loro: “La qualità dell’insegnamento e l’attenzione agli studenti – spiega – non si misurano solo attraverso il rapporto numerico tra docenti e discenti, ma anche attraverso la capacità di soddisfare le necessità degli studenti. Ad esempio, mentre nelle università tradizionali il “ricevimento studenti” avviene in presenza e in orari limitati, nelle università telematiche gli studenti possono interfacciarsi facilmente con tutor e docenti tramite la tecnologia interna alle piattaforme stesse, grazie a strumenti come videochiamate, chat e messaggistica interna”.
“Questo significa – prosegue – che lo studente, anche usufruendo della lezione in maniera asincrona (ovvero registrata da un professore che in tal modo raggiunge centinaia o migliaia di studenti in momenti diversi grazie a una sola registrazione) ha la possibilità di interfacciarsi prontamente e senza difficoltà con tutor didattici e corpo docente grazie, appunto, alla tecnologia. Proprio la tecnologia nelle università telematiche – motiva ancora il founder di AteneiOnline -rappresenta il ponte tra studenti e docenti: videochiamate, scambi di messaggi e chat sono molto frequenti e i professori tendono di conseguenza ad essere molto più reattivi rispetto a quelli delle università tradizionali”.
Una differenza di vedute che difficilmente riuscirà a essere sintetizzata in un decreto. Quasi certamente non in quello in dirittura d’arrivo.