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Le major (fallite e non) che sfottono Netflix per il blocco della condivisione dell’abbonamento

Pur di prendersi una rivincita sul fenomeno che ha contribuito al suo fallimento, riesumato anche l'account di Blockbuster. Da Amazon Prime a Uno: le big sfottono Netflix per la decisione di bloccare la condivisione dell'abbonamento

Netflix, che ha archiviato i primi tre mesi del 2023 con dati contrastanti, visto che all’aumento dei ricavi è corrisposta una flessione degli utili, entra nel vivo nella sua fase di contrasto alla condivisione della password, che pure per tutta la prima parte della propria esistenza aveva incoraggiato, spingendo l’utenza a condividere l’abbonamento. Il colosso statunitense, ossessionato dal concetto di “nucleo familiare”, sta difatti avvertendo gli iscritti che a breve scatteranno le medesime restrizioni già sperimentate in alcuni Paesi pilota.

LA STRETTA DI NETFLIX CONTRO LA CONDIVISIONE DELL’ABBONAMENTO

In pratica, chi condivide l’account con IP geografici differenti dal proprio dovrà o riscattarli aggiungendo nuovi utenti (a pagamento) o interrompere la condivisione per non rischiare il blocco. Particolarmente svantaggiati tutti coloro che condividono l’abbonamento con familiari e amici che abitano magari in regioni differenti, visto che in quel caso la condivisione salta subito all’occhio. E a chi obietterà che potrebbe trattarsi di una gita fuori porta del device, Netflix replica che ogni tot (vale a dire almeno una volta al mese) il dispositivo geograficamente lontano dall’IP principale dovrà connettersi da “casa” o più che in vacanza verrà considerato fuori porta.

PRIME SFOTTE PER PRIMO

Si tratta di una stretta che naturalmente mira ad aumentare il numero di abbonati, per recuperare dal post sbornia della pandemia. Il 2022 per il gigante di Los Gatos aveva comunque fatto segnare un aumento di 7,66 milioni abbonamenti, oltre le attese, per un totale di 230,75 milioni di sottoscrizioni. Che a Netflix a quanto pare non bastano, se ha deciso di sfidare anche un buon numero di disdette stringendo le maglie dei controlli (disdette che, nei Paesi in cui è stata avviata la sperimentazione, non ci sono state, anche grazie alle formule più economiche che prevedono la pubblicità).

I POST INGLESI E ITALIANI DEL GRUPPO

Amazon Prime è stata comunque la prima a cogliere la palla al balzo per burlarsi della rivale. L’account britannico ha condiviso un vero e proprio meme che riscostruisce la schermata di accesso di Prime Video con sei diversi account registrati. Alla domanda della piattaforma “Chi sta guardando?”, la risposta è formata dai nomi degli account, ovvero “Chiunque abbia la nostra password”, con l’ultimo utente che è di fatto un cuoricino di chiusura. Uno sfottò in piena regola che sottolinea come gli account per Prime servano solo a ciascun utente a salvare i propri film preferiti e a impostare l’algoritmo che determina i consigli sui propri gusti, e non ha altre finalità.

 

A strettissimo giro è arrivata la presa in giro pure da Prime Video Italia. In questo caso il copy scelto per il post Instagram è “Chi sta guardando? Tutti quelli che mi hanno rubato la password” e il lancio recita: “Amici scrocconi, questo è per voi”. Si tratta certamente di sfottò che lasciano il tempo che trovano ma che, sul fronte delle mosse economiche del Gruppo, dovrebbero pure rivelare che Prime Video non intende seguire la rivale su questa strada, preferendo lasciar libera la condivisione.

Questo però dipenderà da come andranno conti, obietterà qualcuno. Del resto pure la stessa Netflix, che ha chiuso il primo trimestre 2023 con ricavi pari a 8,16 miliardi di dollari, in aumento del 3,7 per cento rispetto ai 7,87 miliardi di dollari di un anno fa e un utile netto pari a 1,31 miliardi di dollari, in ribasso rispetto agli 1,6 miliardi di dollari che erano stati contabilizzati nel primo trimestre 2022, inizialmente la pensava molto diversamente.

QUELLO SLOGAN CHE OGGI IMBARAZZA NETFLIX

 

Difficilmente Amazon Prime Video, che è andata a ripescare un tweet di Netflix del 10 marzo del 2017 con lo slogan “L’amore è condividere una password”, si farà cogliere a sua volta in fallo.

Quel tweet del resto è diventato una barzelletta online, anche tra altri colossi. Già a febbraio, quando Netflix stava annunciando la stretta, Uno, l’account del famosissimo gioco di carte, riesumava quel cinguettio con una gif della carta che dà al giocatore la possibilità di cambiare il verso, inutile spiegare perché.

netflix condivisione abbonamento

Non passa inosservata la riesumazione dell’account (in verità piuttosto ciarliero, soprattutto quando si tratta di fare del sarcasmo) di Blockbuster, azienda decotta da 23 anni, implosa sotto il peso di debiti per circa un miliardo.

In questo caso chi oggi ha ancora in mano le chiavi dei social dell’ex colosso fondato nel 1985 da David Cook non si è fatto sfuggire di prendersi la rivincita su un fenomeno che certo ha contribuito alla fine del noleggio dei film nei loro formati fisici (ricordiamo che pure Netflix all’inizio, aveva il medesimo business model e, dunque, era un concorrente diretto di Blockbuster).

 

In questo caso Blockbuster taggando Netflix le dice: “Un promemoria amichevole che quando noleggiavi video da noi. Non ci importava con chi lo condividevi… Purché lo restituissi in tempo.”

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