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Gioco (il)legale, l’altra faccia di un mercato da regolare e tutelare

Chi c'era e che cosa si è detto durante l’incontro “Mercato legale e gioco pubblico: il ruolo dell’industria”, organizzato a Roma da AGIC – Confindustria (Associazione Gioco e Intrattenimento in Concessione)

 

Il contrasto al gioco illegale rappresenta oggi una delle sfide centrali per garantire un mercato del gioco pubblico sicuro, trasparente e sostenibile. È quanto emerso durante l’incontro “Mercato legale e gioco pubblico: il ruolo dell’industria”, organizzato a Roma da AGIC – Confindustria (Associazione Gioco e Intrattenimento in Concessione), dove sono stati presentati i risultati di una ricerca condotta dalla Luiss Business School, dedicata alle abitudini e preferenze dei giocatori italiani e alle motivazioni che li spingono, talvolta, verso canali non autorizzati.

LA DIFFERENZA TRA GIOCO LEGALE E ILLEGALE: UNA QUESTIONE ECONOMICA E SOCIALE

Il gioco regolamentato svolge un ruolo cruciale per l’economia nazionale. Nel 2024, la spesa netta ha raggiunto i 21 miliardi di euro, generando un gettito per l’erario di oltre 11 miliardi di euro. Questo sistema, fondato su regole chiare e controlli rigorosi, garantisce anche tutela al consumatore, trasparenza e sicurezza.

Al contrario, il gioco illegale sottrae risorse importanti allo Stato e agli operatori che operano nel rispetto della legge. Secondo le stime, il valore del gioco non autorizzato oscilla tra 20 e 25 miliardi di euro di raccolta annua, con una spesa complessiva che supera i 3 miliardi e una perdita per l’erario stimata attorno ai 2 miliardi di euro.

Inoltre, come ha sottolineato Mario Lollobrigida, direttore Giochi di Agenzie delle Dogane e dei Monopoli, il gioco legale non è solo una questione economica, ma un tema di tutela pubblica e responsabilità sociale. Contrastare l’illegalità significa proteggere i cittadini, garantire entrate certe allo Stato e promuovere un mercato trasparente dove la concorrenza si basa su regole condivise, non sull’assenza di regole.

LE CAUSE DELLA SCELTA DEL GIOCO ILLEGALE

L’indagine AGIC–Luiss Business School fa luce su un dato allarmante, citato anche da Lollobrigida: il 14% dei giocatori che si rivolge ai canali illegali lo fa inconsapevolmente e si tratta soprattutto di giovani – spesso attratti da pubblicità sui social – e persone vulnerabili. Questo evidenzia una grave difficoltà nel riconoscere le differenze tra operatori autorizzati e non, dovuta in parte alla mancanza di informazioni chiare.

Tra i giocatori meno informati, oltre il 26% dichiara di aver giocato su canali illegali, una quota oltre tre volte superiore rispetto agli altri. Le motivazioni? Una percezione di maggiore semplicità d’uso delle piattaforme, pagamenti più rapidi, l’idea che le vincite siano più alte, e un’esperienza di gioco considerata più coinvolgente – anche per la grafica o la varietà dell’offerta.

L’IMPORTANZA DELLA COMUNICAZIONE

Dalla ricerca emerge con chiarezza la necessità di strategie di contrasto efficaci e multilivello. Non bastano solo le azioni di controllo e repressione: è fondamentale affiancarle a campagne di informazione e sensibilizzazione. L’obiettivo è duplice: valorizzare il gioco legale e scoraggiare l’accesso ai canali illegali, fornendo strumenti concreti ai cittadini per distinguere tra le due realtà.

Motivo per cui Giuliano Guinci, Public Affairs, Sustainability & Retail Operations Director, Eurobet Italia e Membro Board AGIC, ha ribadito che è necessario lavorare su più livelli, dando maggiore competitività alle aziende e mettendo a punto un nuovo sistema di norme al passo coi tempi, ma anche facendo comunicazione “per fare cultura”. Di comunicazione, in ambito pubblicitario ha parlato anche Stefano Selli, vicepresidente Confindustria Radio Televisioni, il quale ha evidenziato la doppia sensibilità di Agcom verso le esigenze delle aziende e verso la tutela degli utenti.

Guinci ha inoltre ricordato l’importanza del percorso di riordino del gioco fisico avviato con il ministero dell’Economia e della finanze e ha evidenziato come il divieto totale di comunicazione da parte dei concessionari rischi di generare confusione, lasciando spazio a operatori illegali.

UN PARALLELISMO CON LA LOTTA ALLA PIRATERIA ONLINE

Come ha osservato Federico Bagnoli Rossi, presidente della Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali (Fapav), c’è una forte analogia tra la pirateria audiovisiva e il fenomeno delle scommesse illegali: spesso i due ambiti infatti sono collegati da circuiti criminali comuni, che promuovono contenuti e attività illecite per massimizzare i profitti. Ecco perché serve un approccio condiviso anche per questo settore.

Oggi, ha sottolineato Bagnoli Rossi, la pirateria televisiva è diventata una priorità nazionale, dopo anni in cui era un tema sottovalutato. Il vero punto di svolta è stato il lockdown, periodo in cui la pirateria è cresciuta esponenzialmente, spingendo le istituzioni, le industrie dell’audiovisivo e dello sport a unire le forze.

Grazie a questa collaborazione, ha spiegato il presidente di Fapav, l’Italia si è dotata della legge antipirateria più avanzata al mondo, che consente il blocco dei siti illegali entro 30 minuti dalla segnalazione. Questo risultato è frutto del lavoro di Agcom, della piattaforma Piracy Shield, del contributo dei provider, e soprattutto dell’azione delle forze dell’ordine, come Guardia di Finanza e Polizia Postale.

L’Italia, ha concluso Bagnoli Rossi, è oggi un modello a livello internazionale: mentre altri Paesi – come gli Stati Uniti – discutono blocchi a 15 giorni, noi li applichiamo in 30 minuti. Le industrie del cinema, della TV e dello sport hanno dimostrato che la collaborazione porta risultati concreti. Ora è il momento che anche altri settori, come quello del gioco legale, si attivino per costruire strumenti di tutela efficaci, sfruttando un ecosistema normativo e tecnico ormai maturo.

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