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Gioco Legale Pandemia Illegale Cartelle Esattoriali

Giochi legali online, tutte le novità del governo

Al via il riordino del settore di giochi e scommesse con nuove regole per chi gioca su Internet. E mentre il Fisco intende assumere 4.113 unità entro la seconda metà dell’anno, il governo ha approvato nuove regole per evitare l'accumulo di cartelle esattoriali. Tutti i dettagli

L’intento del nuovo decreto legislativo è quello di mettere “definitivamente la parola fine all’utilizzo del contante per i giochi online”, anche conosciuti nella norma come “giochi a distanza”, come sottolineato da fonti di governo commentando le nuove norme approvate dall’ultimo consiglio dei Ministri.

COSA CAMBIA PER CHI GIOCA ONLINE

Chi vorrà ricaricare più di 100 euro dovrà ora utilizzare strumenti elettronici di pagamento tracciabili e sicuri. Sparisce insomma sopra una certa entità il contante: misura, fanno sapere da Palazzo Chigi, volta a ostacolare il riciclaggio di denaro.

Quello di ieri si tratta di un intervento che non dovrebbe essere conclusivo in quanto le medesime fonti avvertono che il prossimo passo di riforma dei giochi “sarà sulla rete dei giochi fisici per realizzare una completa e definitiva razionalizzazione di tutto il sistema”.

GLI AUMENTI DI CANONE PER I CONCESSIONARI

Con il decreto legislativo approvato ieri dal Cdm sui giochi online vengono sensibilmente aumentati gli importi richiesti ai concessionari che per operare in Italia dovranno pagare tre canoni: un “canone una tantum” che passa dai precedenti 250 mila euro a 7 milioni di euro (ben il 2.800 per cento in più); un ‘canone annuale’ pari al 3% dei ricavi netti di ogni concessionario (il doppio rispetto al passato); una ‘fee annuale’ pari allo 0,2% dei ricavi netti dei concessionari per campagne informative e di comunicazione per il contrasto alla ludopatia. Arriva infine il rinnovo della gara del Lotto, con una base d’asta che passa da 700 milioni a a 1 miliardo.

COSA CAMBIA PER LE CARTELLE ESATTORIALI

Da un lato l’esigenza di non mettere in difficoltà i contribuenti ritardatari che dimostrino di essere nell’impossibilità di saldare il proprio conto col Fisco, dall’altra quella di alleggerire la mole di crediti inesatti e ormai divenuti inesigibili. Sembrano essere queste le due direttrici delle novelle del Consiglio dei Ministri che andranno a modificare almeno in parte il rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione, pungolando nel contempo gli enti adibiti alla riscossione a lavorare più celermente per non ricreare quella mole d’arretrato che ha reso necessaria la “pulizia primaverile” delle cartelle esattoriali più vecchie.

L’ENORME MOLE DI CREDITI CHE LO STATO NON È RIUSCITO A RISCUOTERE

“Il magazzino dei crediti, al 31 dicembre 2023, ammonta a 1.206 miliardi di euro“. È quanto aveva detto a inizio febbraio il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, intervenendo a Telefisco de Il Sole 24 Ore. Per fare un paragone utile a capire la portata di tale cifra, mediamente le finanziarie annuali si aggirano attorno ai 20 miliardi. O, ancora, con l’ultima emissione di Btp Valore nelle casse dello Stato sono entrati 18,32 miliardi (con quella di giugno 2023 18,14 miliardi mentre a ottobre 2023 ha ottenuto in prestito 17,2 miliardi).

Cifre di tutto rispetto, che permettono il corretto funzionamento della macchina pubblica ma che spariscono se paragonate ai soldi che l’erario non è riuscita a ottenere da contribuenti infedeli o falliti. Sono circa “163 milioni” tra “cartelle e avvisi di accertamento esecutivo”. Ha spiegato che “la cifra si riferisce a 22,4 milioni di contribuenti, di cui 3,5 milioni di società, fondazioni ed enti. 18,9 milioni sono persone fisiche e 3 milioni di questi sono titolari di attività economica”.

LE NUOVE REGOLE PER LE CARTELLE ESATTORIALI

Per questo, per evitare che i procedimenti più vecchi si accatastino rallentando anche quelli nuovi, dal 2025 le cartelle non riscosse entro 5 anni saranno cancellate automaticamente. Oltre il lustro, insomma, le cartelle esattoriali potranno essere automaticamente discaricate dal cosiddetto ‘magazzino della riscossione’.

L’ente creditore potrà mettere in campo tre differenti soluzioni: gestire in proprio la riscossione coattiva delle somme discaricate; affidarla in concessione a soggetti privati mediante gara pubblica; riaffidarla all’AdER (Agenzia entrate e riscossione) per 2 anni nel caso in cui l’ente creditore venga a conoscenza di nuovi e significati elementi reddituali del debitore.

Non un colpo di spugna vero e proprio, anche perché per i carichi affidati alla riscossione negli anni precedenti fino al 2000 sarà una Commissione presieduta da un magistrato della Corte dei Conti che dovrà proporre soluzione legislative per il magazzino della riscossione.

LE DILAZIONI A FAVORE DEI RITARDATARI

Confligge con la nuova esigenza di celerità, ma indubbiamente premia chi, anziché sottrarsi, manifesta l’intenzione di saldare quanto dovuto la nuova norma che consente ai debitori di somme inferiori o pari a 120 mila euro che autodichiarano la propria condizione di difficoltà: in questo caso le rate salgono dalle attuali 72 a 84 nel 2025-26, a 96 nel 2027-28 e a 108 a partire dal 2029.

Quando invece i contribuenti documentano la propria incapacità a saldare con l’Isee nel caso delle persone fisiche o delle ditte individuali o con i dati contabili (indice di liquidità; rapporto fra debito e valore della produzione), le rate potranno salire a 120 già dall’anno prossimo. In questi casi, la dilazione decennale sarà generalizzata per i debiti sopra 120mila euro, mentre per le cifre inferiori accanto al numero massimo di rate è previsto un minimo in salita con la medesima progressione dell’altro meccanismo (almeno 85 rate per le richieste presentate nel 2025-26, 97 nel 2027-28 e 109 dal 2029).

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