Maturando, il mercato del delivery si è fatto piuttosto sfaccettato. Non poteva essere altrimenti. Dopo il boom pandemico – con i lockdown che hanno favorito le consegne a domicilio -, solo pochi attori sembrano aver avuto la lungimiranza utile a tessere nuove strategie così da non farsi frenare dall’inevitabile rallentamento dovuto al ritorno alla vita di sempre.
GLI EFFETTI POST PANDEMICI SUL MERCATO DEL DELIVERY
Secondo i calcoli del Financial Times e dell’analista di settore theDelivery.World, nell’ultimo periodo, mentre i big cercavano di spingere per dimostrare la redditività agli investitori, le loro perdite operative annuali cumulative sfioravano la soglia psicologica dei 20,3 miliardi di dollari,
Quanto successo al player Just Eat, impantanato nel modello Scoober, ben rappresenta le difficoltà incontrate da alcuni attori di spicco. L’azienda ha chiuso nel giro di pochi mesi le unità britanniche e parigine, nel tentativo di migliorare i bilanci.
IL MERCATO ITALIANO CONTINUA A PEDALARE?
Se, globalmente, la situazione come s’è visto presenta luci e ombre, in Italia i risultati sono diversi, decisamente più incoraggianti. Solo il mercato del food delivery è passato da circa 900 milioni a 1,7 miliardi con una crescita del 3% anche nel 2023, dimostrando di saper pedalare pure nel primo anno post-Covid, senza che i lockdown e le chiusure dei ristoranti tirassero la proverbiale volata.
Questo però non significa che tutti i player fatturino. Esattamente un anno fa Getir, la startup turca di food delivery, annunciava il proprio ritiro dalle strade di Spagna, Italia e Portogallo. Getir prima di ridimensionarsi in modo tanto drammatico aveva divorato uno dei suoi più grandi rivali in Europa: Gorillas di Berlino.
E proprio la piattaforma tedesca di consegne di generi alimentari era stata tra le prime a traballare post pandemia, licenziando nel maggio del 2022 metà dei suoi dipendenti nella sua sede principale, in Germania. Mossa che non le era bastata per riportare i conti in ordine tanto che aveva dovuto dire addio al mercato italiano.
C’È CHI CRESCE
Vanno in controtendenza i numeri appena rilasciati da Deliveroo che raccontano come il mercato risulti parecchio vivace nel B2B. Nel secondo trimestre di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2023, il numero delle aziende clienti nel portafogli del player londinese è aumentato del 13% per un totale di quasi 5.000 unità.
Milano e Roma, si legge nel comunicato, continuano a guidare la classifica delle città con il maggior numero di aziende che utilizzano il servizio Deliveroo for Work. A seguire, Firenze, Bergamo e Torino.
Si tratta di realtà operanti nei settori della consulenza, nei servizi legali, finanziari e bancari, ma anche nel settore della moda e del tech. Piccola nota a margine di colore: cosa ordinano collaboratori e professionisti? Anzitutto, piatti della tradizione italiana, sushi, panini, poke e hamburger. Insomma, lasciata alle spalle la pandemia gli italiani sembrano comunque rimasti affezionati alla comodità del Delivery a domicilio. Anche in ufficio.