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Affitti Brevi Airbnb New York

Affitti brevi e caro affitti: tutto e solo colpa di Airbnb?

Affitti brevi e caro affitto: una correlazione che non convince le associazioni di categoria ma che preoccupa i sindaci. Il caso Airbnb

 

Abitare nelle città italiane a vocazione turistica diventa sempre più difficile e costoso. Milano, con l’impennata dei costi degli immobili in vendita e in locazione, è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che tocca molte città del nostro paese. Chi deve cercare un immobile in affitto a Firenze, Lecce, Bologna, Venezia, Roma ma anche Padova e Verona, si ritrova a fare lo slalom tra le migliaia di annunci di affitti brevi per locazioni turistiche. Secondo i numeri diffusi dal portale Inside AirBnB, e ripresi dal Fatto Quotidiano, a Venezia, su AirBnB, ci sono 1.400 alloggi affittati per 250 giorni l’anno, a Firenze e Milano quasi 1.600, a Roma 3.200. La larga parte degli annunci – l’80% a Firenze e Milano – riguardano appartamenti interi, non stanze.

IL CIRCOLO VIZIOSO DEGLI AFFITTI BREVI

Un circolo vizioso che esclude dal mercato degli affitti chi vive e lavora nelle città d’arte. Avere una seconda casa in una città d’arte e affittarla per brevi periodi consente ai proprietari di godere di un’entrata aggiuntiva non trascurabile, ai turisti di risparmiare un po’ rispetto ai costi degli alberghi e avere la comodità di una intera abitazione. Una situazione virtuosa che si trasforma in un circolo vizioso per chi nella stessa città vive, lavora e vorrebbe affittare una sistemazione comoda e non troppo distante dai circuiti del centro.

L’APPELLO DI ALTA TENSIONE ABITATIVA CONTRO GLI AFFITTI BREVI

È per rispondere a queste problematiche, che stanno diventando sempre più serie, che i sindaci di dodici città, Milano, Bergamo, Napoli, Firenze, Lodi, Torino, Padova, Verona, Roma, Parma, Bologna e Rimini, hanno sottoscritto l’appello di Alta tensione abitativa, che chiede l’introduzione di una normativa che regoli gli affitti brevi. “Negli ultimi anni la diffusione delle locazioni brevi turistiche, favorita dall’avvento di alcune note piattaforme digitali, ha portato alla conversione di moltissime abitazioni in attività sostanzialmente ricettive, modificando il tessuto sociale ed economico di molte città italiane – si legge sul sito dell’associazione -. L’impatto è stato particolarmente dirompente nei comuni ad alta tensione abitativa, nei quali già si registravano notevoli difficoltà nel trovare un alloggio a prezzi accessibili. Il boom degli affitti brevi ha infatti ridotto la disponibilità di abitazioni per residenti e portato a un diffuso aumento dei canoni, senza che le amministrazioni locali potessero intervenire efficacemente per ridurre gli effetti deleteri sul mercato immobiliare”.

LA PROPOSTA DI LEGGE RILANCIATA DALL’ASSESSORE ALLA CASA DEL COMUNE DI MILANO

Alta tensione abitativa, al fine di abbassare la pressione sul tema degli affitti, ha redatto una proposta di legge che intende colmare un vuoto normativo “con una regolamentazione nazionale che consegni ai Comuni uno strumento concreto per limitare la diffusione incontrollata delle locazioni brevi, al fine di salvaguardare la residenzialità”. L’appello, inizialmente limitato al territorio veneto, ha ricevuto una grande eco mediatica da quando è stata fatta propria dall’assessore alla casa del Comune di Milano Pierfrancesco Maran. “Serve un intervento dell’esecutivo che da un lato metta ordine in questo mercato senza penalizzare i piccoli proprietari”, aveva detto Maran il 19 marzo. L’esplosione degli affitti turistici sta impattando sempre più sulla vivibilità delle città. L’amministrazione comunale di Rimini ha notato che “non riguarda solo le classi economiche più fragili, ma che riguarda anche i ceti medi e coinvolge anche i lavoratori stagionali del turismo, che non trovando un alloggio si trovano spesso a dover rinunciare all’occupazione”.

L’INIZIATIVA DEL SINDACO DI FIRENZE DARIO NARDELLA

A condividere la necessità di una regolamentazione anche il primo cittadino di Firenze. “Il 14 aprile avremo un incontro con i parlamentari eletti nel nostro territorio e rilanceremo la nostra proposta di legge sul tema degli affitti turistici brevi: stamani mi sono sentito coi sindaci di Bologna, Assisi e Lecce, preoccupati perché questo fenomeno è in tutte le città. Il turismo non deve essere considerato un problema ma va governato – ha detto Dario Nardella -. Si parla di un fenomeno globale – sottolinea Nardella – l’idea che un sindaco da solo possa risolvere un problema globale che riguarda intere nazioni è una assurdità. Per questo chiediamo un intervento a livello nazionale, spero di poterne parlare presto con la ministra del Turismo Santanchè”. Sull’ipotesi di ricorrere al numero chiuso per il centro storico, come succede a Venezia, Nardella chiarisce che non è all’ordine del giorno. “Ne abbiamo parlato molte volte, a Venezia in un certo senso è possibile per la morfologia cittadina ma per altre città è molto difficile – ha sottolineato il sindaco -. Non c’è nessuna grande città turistica, italiana o europea, che lo prevede, che sia Barcellona, Roma, Cracovia o Parigi”.

LA CONTROPROPOSTA DI CONFEDILIZIA: LE NORME ESISTONO, SERVE ORDINE

Sullo stesso tema è intervenuta anche Confedilizia che, insieme ad altre 12 organizzazioni del settore (Fiaip, Confassociazioni Real Estate, Property Managers Italia, Prolocatur, Aigab, Rescasa Lombardia, Breve, Myguestfriend, Host+host, Host Italia,Abbav e Fare), ha presentato al ministro del Turismo, Daniela Santanchè, un documento con alcune proposte sugli “affitti brevi”. Prima di tutto, però, i firmatari ci tengono a sottolineare due aspetti. Il primo riguarda la presunta assenza di regolamentazione nel nostro Paese. A sostegno di questa tesi elencano una serie di “norme emanate a livello nazionale in proposito” tra le quali “l’obbligo di ritenuta fiscale alla fonte in capo ai proprietari”, “obbligo di trasmissione all’Agenzia delle entrate dei dati relativi ai contratti stipulati”, “obbligo di applicazione dell’imposta di soggiorno, con relative comunicazioni”, “obbligo, sanzionato penalmente, di comunicazione alla pubblica sicurezza dei dati degli alloggiati” e “istituzione della banca dati degli “immobili destinati alle locazioni brevi”.

LO SPOPOLAMENTO DEI CENTRI STORICI NON DIPENDE DAGLI AFFITTI BREVI TURISTICI

Il secondo punto di attenzione riguarda la presunta responsabilità degli affitti brevi nel fenomeno di spopolamento dei centri storici. “Al proposito, esemplare è il caso di Venezia, città assurta a simbolo della “lotta” agli affitti brevi portata avanti da parte di alcuni – invero limitati e spesso interessati – gruppi di pressione (discorso analogo si potrebbe fare per le altre città italiane come Firenze, Bologna, Roma, etc) – si legge nel documento -. Ebbene, la semplice analisi dei dati (disponibili sul sito Internet del Comune: https://www.comune.venezia.it/it/content/serie-storiche ) permette di verificare che il centro storico del capoluogo veneto perde un migliaio di abitanti ogni anno dal 1981 (primo anno di rilevazione disponibile, comunque di molto antecedente allo sbarco inItalia di Airbnb, che opera nel nostro Paese da meno di una decina d’anni), ma è noto che la diminuzione è in atto addirittura dal 1951”.

LE PROPOSTE DI CONFEDILIZIA A SOSTEGNO DEL SETTORE DEGLI AFFITTI BREVI

Andando al cuore del documento le associazioni sottopongono al ministro del Turismo cinque proposte per rendere il settore più funzionale.  Nel primo punto si propone di ridurre a un unico adempimento “a carico del proprietario (o al gestore professionale del suo immobile), la comunicazione telematica alla Questura circa i dati e le informazioni normativamente richiesti con l’assegnazione di un codice identificativo o numero di registrazione”. Il secondo punto suggerisce di uniformare la normativa nazionale con le diverse normative regionali e comunali. l terzo punto propone di attivare il “Codice Identificativo Nazionale” (Cin), introdotto nel 2019 ma non ancora attivo, a tutela di locatori e locatari. Gli ultimi due punti chiedono l’abrogazione di due normative: la prima è quella che permette al comune di Venezia di limitare gli affitti brevi nel centro storico e la seconda quella che “trasforma obbligatoriamente in imprenditore il proprietario che intenda locare per periodi brevi più di quattro appartamenti”.

PRIMA UNA MAPPATURA POI LE REGOLE PER GLI AFFITTI BREVI

Il ministro del turismo Daniela Santanché ha raccolto le preoccupazioni dei sindaci e delle associazioni di categoria. “La diffusione degli affitti brevi è un reale problema, c’è un far west”, ha detto la responsabile del ministero del Turismo in un’intervista a Il Messaggero. “Le poche regole esistenti – spiega il ministro – non vengono applicate. Serve una regolamentazione vera e stiamo anche aspettando ciò che elaborerà l’Europa. Ho attivato un tavolo con tutte le associazioni di categoria, ascoltando le varie istanze, e andremo a definire nuove regole. Tenendo però conto di alcune peculiarità, ad esempio nei piccoli borghi, dove non ci sono strutture ricettive e l’affitto breve è l’unica soluzione. Inoltre, per noi la proprietà privata è sacra, dunque se una famiglia decide di affittare una stanza non è giusto impedirlo. Discorso diverso invece se tu affitti con questa formula 20 appartamenti. Servono regole, quello che ho in mente io scontenterà qualcuno. E questo mi confermerà che sarà una regolamentazione giusta”. Prima di ogni regolamento però, occorre “fare una mappatura, perché ad oggi non esiste” e capire “quanti sono gli affitti brevi e dove sono. Altrimenti parliamo del nulla. Dopo che avremo una fotografia completa, – conclude – interverremo”.

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