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Distretti Di Economia Civile

Puntiamo sui distretti di economia civile?

Quei distretti di economia civile utili alla green economy, ma quasi clandestini. Il corsivo di Nunzio Ingiusto

 

Il 37% dei soldi che riusciremo ad ottenere dall’Ue li indirizzeremo ad obiettivi di sostenibilità ambientale, ha detto il premier Giuseppe Conte. Un buon annuncio nella generale indeterminatezza del governo su come utilizzare i fondi del Recovery Fund. Tra le tante cose che l’esecutivo dovrebbe, invece, apprezzare ci sono utili esperienze territoriali che crescono in maniera quasi silenziosa. Ed è curioso scoprire che quando nascono prendono anche soldi dallo Stato.

I distretti di economia civile, per esempio. Quei laboratori locali che promuovono la conoscenza di modelli produttivi alternativi a quelli tradizionali.

Chi vi partecipa impara come gestire risorse economiche, materiali, beni naturali in modo sostenibile. Un percorso di apprendimento necessario per giovani e maestranze per riqualificare le produzioni. Forse è l’aspetto finora meno curato nel disegno della svolta green del Conte2.

Fino a pochi giorni fa di distretti di questo tipo se ne contavano 16. Poi si è aggiunto quello di Grottammare, nelle Marche. Anche qui tutto è nato all’interno del progetto dalla Ecco (Economie Circolari di Comunità per la rigenerazione ambientale, sociale e culturale) promosso da Legambiente e finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Nel nuovo distretto marchigiano come temi su cui crescere e puntare sono stati scelti il recupero del tessile e degli oli vegetali esausti. Due aziende – Adriatica Oli e Nicoletti Servizi – già impegnate nei rispettivi ambiti, sono state prese come partner tecnici. Le mille tonnellate di oli esausti domestici raccolti, per dire, producono ogni anno grandi quantità di biodiesel. Hanno evitato l’immissione in atmosfera di oltre 3mila tonnellate di CO2, di cui 22 nella sola città di Grottammare. Gli abiti dismessi, invece, con il recupero dei materiali adoperati in origine, danno vita a nuovi oggetti e capi d’abbigliamento. Insomma buone performances di partenza. Ma il futuro sta in centinaia di piccole aziende che nelle prossime settimane avranno a disposizione persone più capaci e istruite. “Sostituire all’economia dello spreco un’economia del riuso e della rigenerazione” è quello che vogliamo fare, ha detto Enrico Piergallini, sindaco di Grottammare. Ed ha visto bene in una Regione ancora alle prese con la ricostruzione del terremoto del 2016.

Il distretto viene considerato, infatti, un’opportunità per far crescere sistemi di economia circolare estendibili nella, purtroppo, lenta ricostruzione. Di fronte a queste esperienze farebbe bene , quindi, il governo a seguirle con maggiore scrupolo. A dare anche qualche sostegno economico più generoso. Se questi metodi si affermano sul territorio e coinvolgono, attraverso lo studio e la ricerca, i veri attori della transizione verde, si oscura anche tanta propaganda sulla rivoluzione prossima ventura. Perché senza conoscenza e studio non si andrà lontano.

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