Sullo sfondo della guerra del gas, c’è la questione sulla Crimea, le tensioni nell’Est dell’Ucraina che sono sfociate in una guerra civile vera e propria.
Per l’Ucraina passano una parte (importante) dei gasdotti che alimentano l’Europa, ma Gazprom ha provato a rassicurare l’Unione europea dicendo che non ci saranno interruzioni.
Ma cerchiamo di capire a quanto ammonta l’esportazione russa di gas verso l’Europa. Secondo gli ultimi dati della IEA, International Energy Agency, nel 2013, più di 270 miliardi di metri cubi di gas sono stati importati dall’Europa, di questi provengono da Mosca circa 167 miliardi di metri cubi.
Di questi 167 miliardi di metri cubi di gas, che provengono dalla Russia, nel 2013, ne sono passati dall’Ucraina circa 82,3 miliardi di metri cubi. La restante parte di gas russo arriva in Europa anche tramite il North Stream, il gasdotto che collega Russia e Germania e che non passa dall’Ucraina e tramite altre pipeline.
Il corrispettivo meridionale del North Stream è il South Stream che non ha ancora visto la luce, se non in alcuni tratti, e che collegherà la Russia con il Centro Sud Europa (passando per il Mar Nero, dove affaccia proprio la Crimea). La Russia preme sull’Ue perché il gasdotto si realizzi in tempi brevi, in questo modo si allevierebbe la dipendenza dall’Ucraina. Ma l’Ue dal canto suo, proprio dopo la crisi della Crimea sta facendo di tutto per bloccare il progetto che vede impegnati non solo i russi di Gazprom ma anche gli italiani di Eni, i francesi di Edf e i tedeschi di Wintershall. Non a caso Francia, Italia, Germania, tre Stati interdipendenti dal gas russo, a diverso titolo.
La crisi ucraina dimostra ancora una volta come l’Europa stia perdendo troppo tempo nel trovare una visione unica della sua politica energetica. Forse, in questi giorni e in questo periodo, il problema del gas non sarà molto sentito dall’opinione pubblica perché siamo in estate, ma se si continua a non prendere posizione, rischiamo di trascorrere l’inverno al freddo. E ai russi non resterà che ‘salvarci’ ancora. Il miglior modo per continuare a dipendere da Mosca. Senza risolvere i nostri problemi. Senza una politica energetica.