Prima i figli di primo letto Marina e Pier Silvio auspicando un ringiovanimento del patito fondato dal padre e rimasto appeso ai suoi debiti con la famiglia, poi la figlia di secondo letto Barbara dicendo che nessuno, proprio nessuno, evidentemente neppure i suoi fratelli, è all’altezza politica del padre, ora anche la penultima fidanzata di Silvio Berlusconi, Francesca Pascale, che si sta godendo le ricchezze da lui avute già prima della morte, durante i 15 anni di convivenza, sparano mediaticamente contro Antonio Tajani. Settantadue anni compiuti in agosto, dei quali 29 trascorsi alle dipendenze dirette dello scomparso ex presidente del Consiglio. Dirette, ripeto, pur svolgendo il subordinato funzioni istituzionali di rilievo come, in ordine cronologico, europarlamentare, commissario europeo, vice presidente della stessa Commissione, a Bruxelles, vice presidente prima e presidente poi del Parlamento a Strasburgo, vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri in Italia. Indaffaratissimo in questi giorni tra guerre e trattative.
LE PUERILI SPARACCHIATE CONTRO TAJANI
Quella di Tajani, proveniente dal giornalismo neppure tanto di prima linea, non avendo mai diretto un quotidiano, è una carriera che sembra, a torto o a ragione, impensierire anche per il futuro gli eredi familiari del “dottore”, come lo stesso Silvio Berlusconi veniva chiamato prima di aggiudicarsi i titoli a vita di “Cavaliere” e di “Presidente”.
IL RUOLO DELLA PRESIDENZA DELLA CAMERA
In effetti a Tajani potrebbe accadere -o avrebbe potuto, coi tempi che corrono adesso dalle sue parti- di salire formalmente, nelle gerarchie costituzionali, alla presidenza della Camera nella prossima legislatura e da lì salire ancora al Quirinale, succedendo nel 2029 a Sergio Mattarella, se non dovesse farcela Giorgia Meloni, quirinabile fra due anni per età anagrafica, ma a rischio di una vecchia regola delle corse al Colle sfavorevole alle figure politiche troppo forti. Giovanni Leone arrivò sul Colle al posto di Fanfani o di Moro nel 1971. Sandro Pertini al posto di Nenni o di De Martino nel 1978. Francesco Cossiga al posto di Arnaldo Forlani nel 1985. Oscar Luigi Scalfaro al posto sempre di Forlani o di Andreotti nel 1992. Carlo Azeglio Ciampi al posto di Massimo D’Alema nel 1999. Giorgio Napolitano al posto sempre di D’Alema nel 2006. Sergio Mattarella nel 2015 al posto sempre di D’Alema, per il quale era ponto a votare anche Silvio Berlusconi avendo l’imprudenza di dirlo direttamente e personalmente all’allora presidente del Consiglio e segretario del Pd Matteo Renzi.
LE BERLUSCONATE DI PASCALE
“Tajani è inadeguato e dovrebbe solo dimettersi”, ha detto al Corriere della Sera Francesca Pascale parlandone come segretario di Forza Italia e aggiungendo che le “piacerebbe che Marina e Pier Silvio entrassero a gamba tesa nel partito”, non bastando evidentemente ciò che già stanno dicendo e anche facendo.
LE CARINERIE NELLA CORTE BERLUSCONIANA O EX BERLUSCONIANA
Di Giorgia Meloni la Pascale ha parlato come di “una donna vincente”, orgogliosa di averla vista crescere già ai tempi della sua convivenza con Berlusconi, mentre un rosicone Maurizio Gasparri lasciava la destra “tradendo Fini” proprio per insofferenza contro quella giovane rampante in “giubbotto nero”. Carinerie di corte, diciamo così.




