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Nell’Ue nessuno investe più per ridurre le emissioni. Report Le Monde

Nell'Unione europea le spese nei settori dell’energia, dei trasporti, degli edifici e delle tecnologie a basse emissioni di carbonio sono rimaste stagnanti nel 2023 e potrebbero addirittura essere diminuite nel 2024, per la prima volta dopo diversi anni. L'articolo di Le Monde

 

È un segnale negativo per la lotta al riscaldamento globale. Dopo anni di crescita, gli investimenti a favore del clima segnano il passo nell’Unione europea. Secondo un rapporto dell’Istituto per l’economia del clima (I4CE), pubblicato martedì 3 giugno, tali spese hanno subito una battuta d’arresto nel 2023, raggiungendo i 498 miliardi di euro, contro i 491 miliardi di euro del 2022 (con un aumento di solo l’1,5%). Ancora più preoccupante è il fatto che i primi dati disponibili per il 2024 mostrano che questi investimenti sono addirittura diminuiti in alcuni settori chiave – scrive Le Monde.

Nel momento in cui la Commissione ha appena annunciato che i piani nazionali per l’energia e il clima (PNEC) degli Stati membri devono consentire all’Ue di raggiungere il suo obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 nel 2030 (-55 % rispetto al 1990), e mentre molti paesi sono alle prese con difficoltà di bilancio, l’istituto di ricerca sottolinea la necessità di mantenere un livello elevato di investimenti per concretizzare le ambizioni contenute in queste tabelle di marcia e garantire che siano attuate correttamente. […]

LO STUDIO DI I4CE E GLI OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE

Per questo studio, l’I4CE prende in considerazione tutti gli investimenti pubblici e privati realizzati da Stati, istituzioni, imprese o famiglie in quattro grandi settori: energia, edilizia, trasporti e produzione di tecnologie a basse emissioni di carbonio (produzione di pale o gondole per turbine eoliche, pannelli solari, pompe di calore, ecc.), senza contabilizzarli paese per paese.

Successivamente, li confronta con gli investimenti necessari per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Ue, quali raggiungere 510 gigawatt di capacità eolica installata entro il 2030, ridurre il consumo energetico negli edifici residenziali del 16% rispetto al 2020 o ridurre del 55% le emissioni per chilometro delle autovetture. In base alle ipotesi formulate, gli autori del rapporto stimano che tra il 2025 e il 2030 occorrerà mettere sul tavolo 842 miliardi di euro all’anno.

LA CRISI DEL SETTORE EDILE

Nel 2023 il deficit di finanziamento ammontava quindi a oltre 340 miliardi di euro, pari a circa il 2% del PIL dell’Ue. Questa stagnazione degli investimenti è dovuta in particolare alla crisi globale che ha colpito il settore edile, che ha provocato un calo della costruzione di nuovi alloggi efficienti e delle ristrutturazioni. Parallelamente, l’installazione di pompe di calore è diminuita a causa della mancanza di sostegno pubblico e dei prezzi dell’elettricità tornati meno competitivi rispetto a quelli del gas.

CHI SALE E CHI SCENDE TRA LE RINNOVABILI

Al contrario, nel 2023 gli investimenti sono ancora aumentati nelle energie rinnovabili, trainati dallo sviluppo del solare, nei veicoli elettrici, nelle reti o nel settore delle batterie. […] Nel 2024, invece, alcuni settori hanno registrato un calo degli investimenti per la prima volta dal 2020 (data delle prime analisi simili condotte dall’I4CE). Mentre il settore solare sta vivendo una crescita spettacolare da diversi anni, registra un calo senza precedenti del 5%. “Ciò è dovuto a una riduzione dei costi, che è positiva, ma anche a un calo delle installazioni”, precisa Clara Calipel, autrice principale del rapporto.

Per quanto riguarda l’eolico, la diminuzione della spesa già osservata nel 2023 prosegue nel 2024, a causa in particolare dei tempi di ottenimento delle autorizzazioni e di allacciamento alla rete, che rimangono molto lunghi. Un altro settore molto colpito è quello delle pompe di calore, con un calo degli investimenti del 27%. Anche la produzione di batterie ha registrato una leggera diminuzione degli aiuti. Le reti, fondamentali per lo sviluppo delle energie rinnovabili, hanno invece beneficiato di un aumento degli investimenti.

SUGGERIMENTI PER GLI STATI MEMBRI

L’I4CE invita l’Unione europea a mettere in atto una strategia di investimento a lungo termine che consenta di mobilitare sia fondi pubblici che privati e di dare maggiore visibilità agli attori economici. Raccomanda inoltre ai paesi membri di basarsi sui propri piani energetici e climatici per definire piani di investimento precisi.

Un consiglio che fa eco a quello della Commissione europea: il 27 maggio, durante la sua valutazione dei PNEC, ha ricordato agli Stati membri che devono compiere «ulteriori sforzi» per sviluppare «strategie globali di mobilitazione dei finanziamenti».

(Estratto dalla rassegna stampa estera a cura di eprcomunicazione)

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