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I piani della Germania sull’idrogeno stanno naufragando

La Germania ha puntato molto sull'idrogeno per decarbonizzare l'industria, ma diversi fornitori - la Norvegia, il Canada, la Danimarca - stanno posticipando o addirittura cancellando i progetti di esportazione. Tutti i dettagli.

Il piano della Germania sull’idrogeno rischia di rivelarsi un fallimento.

Il governo tedesco ha deciso di puntare molto sulle versioni “pulite” di questo elemento – che non rilascia CO2 quando viene bruciato e che è ricavabile dall’elettricità rinnovabile oppure dal gas naturale, catturando le emissioni – per sostituire i combustibili fossili nell’industria pesante. Il problema è che tre dei suoi fornitori principali stanno posticipando o addirittura cancellando i progetti sulla produzione e l’esportazione.

LA GERMANIA RIUSCIRÀ A RIFORNIRSI DI IDROGENO DA NORVEGIA, CANADA E DANIMARCA?

Sul finire di settembre, la compagnia energetica norvegese Equinor ha cancellato il progetto di una condotta per il trasporto dell’idrogeno “blu” (si ottiene dal metano, abbinandolo a macchinari di carbon capture) in Germania, dove sarebbe stato utilizzato nelle centrali elettriche al posto del gas naturale. A causa dei costi troppo alti dell’idrogeno e della domanda insufficiente, però, la realizzazione della tubatura non si è rivelata fattibile.

Qualche settimana dopo, il quotidiano canadese The Globe and Mail ha scritto che l’accordo stretto nel 2022 dal Canada sull’esportazione in Germania di idrogeno “verde” (dall’elettricità generata con fonti rinnovabili) in forma di ammoniaca a partire dal 2025 è in stallo. “A pochi mesi dalla fine del 2024”, racconta il giornale, “nessun impianto di idrogeno verde nella costa atlantica canadese è stato completato, i termini finanziari con le aziende tedesche rimangono sfuggenti e le infrastrutture in Europa sono tutt’altro che pronte”. Della decina di progetti di produzione di idrogeno nelle province atlantiche del Canada, nessuno ha ricevuto una decisione finale di investimento.

E ancora, pochi giorni fa, la Danimarca ha posticipato al 2032 l’entrata in funzione di un gasdotto per l’idrogeno verso la Germania.

IL MERCATO DELL’IDROGENO PULITO NON ESISTE

Le cause del naufragio o dello slittamento dei progetti sono le stesse in tutti e tre i casi: nonostante le potenzialità, ad oggi un mercato dell’idrogeno pulito non esiste perché i costi sono molto alti e il trasporto è complicato. Di conseguenza, i potenziali acquirenti non sono convinti a sostenere la spesa; d’altra parte, però, proprio la mancanza di acquirenti scoraggia gli investimenti nella capacità produttiva che potrebbero portare a un abbassamento dei costi. È un problema per la Germania, che conta di importare dall’estero il 70 per cento del suo fabbisogno di idrogeno entro il 2030.

POCHI PROGETTI, TANTI RISCHI

“Il numero di progetti sull’idrogeno in fase di sviluppo in Europa e in Nordamerica è ancora relativamente piccolo”, ha spiegato a Bloomberg Brett Orland, che si occupa di materie prime in Bank of America. “Al momento, c’è ancora molto rischio di ribasso per i capitali di terzi che entrano nel settore”.

COSA FARANNO LE SOCIETÀ ENERGETICHE TEDESCHE?

La società energetica tedesca Uniper, che intende partecipare alla costruzione delle nuove centrali a gas convertibili all’idrogeno, ha detto che la cancellazione della tubatura con la Norvegia sta a significare che al momento ci sono pochi soggetti disposti ad acquistare grandi quantità di idrogeno per lunghi periodi. La stessa Uniper, peraltro, ha annunciato che posticiperà a dopo il 2030 i suoi investimenti da 8 miliardi di euro sull’idrogeno verde per via della scarsa domanda.

Un’altra società energetica tedesca, Eon, ha detto che la carenza di decisioni finali di investimento sui progetti per l’idrogeno mette in dubbio la raggiungibilità per tempo degli obiettivi energetici.

Non tutto è perduto, però. La Norvegia, nonostante la cancellazione della tubatura, sta comunque lavorando alla produzione di idrogeno blu nei Paesi Bassi, da dove il combustibile verrebbe poi inviato in Germania.

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