La compagnia energetica Equinor ha cancellato il progetto per l’esportazione di idrogeno blu in Germania per via dei costi troppo alti e della domanda insufficiente. Rischia così di saltare l’intesa che l’azienda statale norvegese aveva stretto nel gennaio 2022 con la società tedesca Rwe sullo sviluppo di una filiera dell’idrogeno per la decarbonizzazione delle centrali elettriche in Germania.
COS’È L’IDROGENO BLU
L’idrogeno è un combustibile che non rilascia CO2 quando viene bruciato e che può teoricamente sostituire le fonti fossili nella generazione elettrica e nei procedimenti industriali energivori e difficili da elettrificare (come quelli per la produzione di acciaio, ad esempio).
L’idrogeno è detto “blu” se viene ricavato dal metano, catturando però le emissioni generate nel processo con delle tecnologie apposite. L’idrogeno è “verde”, invece, quando viene prodotto utilizzando l’elettricità generata da fonti rinnovabili: in questo caso, l’intero ciclo è a zero emissioni. Entrambe le varianti sono molto costose e richiedono delle infrastrutture dedicate o riconvertite per il loro trasporto, stoccaggio e utilizzo.
L’ACCORDO TRA EQUINOR E RWE SULL’IDROGENO: COSTI ALTI, RITORNI INCERTI
Il memorandum d’intesa tra Equinor e Rwe prevedeva la produzione di idrogeno blu in Norvegia e la sua esportazione in Germania attraverso il primo gasdotto offshore dedicato; una volta giunto in territorio tedesco, l’idrogeno sarebbe stato utilizzato al posto del gas naturale nelle centrali elettriche. Ma Equinor ha spiegato a Reuters che il progetto della condotta si è rivelato non fattibile: di conseguenza, anche i piani per la produzione dell’elemento sono stati accantonati.
In passato l’amministratore delegato di Equinor, Anders Opedal, aveva detto che la tubatura sarebbe costata circa 3 miliardi di euro, mentre il costo dell’intera filiera si sarebbe aggirato sulle “decine di miliardi di euro”. Oggi la società ha fatto sapere di non poter proseguire nello sviluppo di questi progetti senza la certezza di accordi di compravendita a lungo termine.
Nonostante le potenzialità, e nonostante il sostegno della Commissione europea, ad oggi un vero e proprio mercato dell’idrogeno – sia a basse emissioni (cioè blu) che a emissioni nulle (cioè verde) – ancora non esiste: i costi molto elevati del combustibile scoraggiano gli acquirenti; la mancanza di acquirenti, a sua volta, scoraggia gli investimenti in capacità produttiva che potrebbero portare a un abbassamento dei costi.
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COSA SUCCEDE ORA
Nonostante la cancellazione del gasdotto, l’accordo con Rwe per lo sviluppo di centrali a idrogeno in Germania proseguirà: il combustibile, però, non proverrà dalla Norvegia ma da altre parti d’Europa.
Reuters, che ha parlato con un funzionario del ministero dell’Economia tedesco, ha scritto che i nuovi piani prevedono che la produzione dell’idrogeno blu a partire dal gas norvegese avverrà nei Paesi Bassi; la CO2 catturata nel processo verrà inviata in Norvegia per lo stoccaggio.
A detta di Rwe, le prime centrali a idrogeno potrebbero entrare in funzione nel 2030.