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Iveco-Oto Melara, ecco come il capo dell’Esercito sollecita un polo industriale terrestre

Il capo di Stato maggiore dell’Esercito, generale Pietro Serino, torna a auspicare la creazione di un polo industriale terrestre tutto italiano. Se per i domini navale e aerospaziale ci sono i campioni nazionali come Fincantieri e Leonardo, lo stesso deve valere per il terrestre. I fatti e il commento di Giansiracusa (Ares Difesa)

 

Per l’Esercito italiano è necessario (e urgente) un polo industriale militare terrestre.

“Avere un partner industriale di riferimento per la difesa terrestre sarebbe un bene per il Paese e per l’Esercito. In Italia questo settore non è mai decollato, a parte realtà con obiettivi a medio termine, come l’Iveco-Oto Melara. Invece in quello navale e aerospaziale abbiamo campioni come Fincantieri e Leonardo. Ma se vogliamo partecipare alla costruzione di un sistema di difesa europeo, dobbiamo fare sinergia con le realtà industriali che abbiamo, non solo nello sviluppo dei prodotti, ma anche nell’assetto societario”.

A lanciare di nuovo, in una intervista al Corriere della Sera, l’appello sulla necessità urgente di un polo industriale militare terrestre è il generale di Corpo d’Armata Pietro Serino, capo di Stato maggiore dell’Esercito, nel 162mo anniversario della costituzione della forza armata.

D’altronde, già nel corso dell’audizione alla Commissione Difesa della Camera lo scorso febbraio, il generale Serino ha legato la questione del rinnovamento dei mezzi dell’esercito alla necessità di una legge terrestre (sul modello di quella navale varata per la Marina) che includa la creazione di un polo industriale terrestre, magari con Iveco-Oto Melara al centro.

LA RINNOVATA POSIZIONE DEL GENERALE SERINO, CAPO DI STATO MAGGIORE DELL’ESERCITO SUL POLO INDUSTRIALE TERRESTRE

Per il vertice dell’Esercito occorre costituire un polo industriale militare terrestre nel nostro paese.

Intervistato dal Corriere, il capo di Stato maggiore dell’Esercito ha spiegato quali vantaggi ha una scelta del genere: “Il soddisfacimento delle esigenze e dei requisiti dei mezzi di cui abbiamo bisogno e la realizzazione di una catena di supporto logistico e di manutenzione dei veicoli. Gli ultimi prodotti di un certo rilievo risalgono agli anni ’80-’90, poi abbiamo sviluppato capacità per creare stabilità e sicurezza all’estero. Oggi però il quadro è cambiato in modo repentino: la guerra in Ucraina ci ha insegnato che ciò che sembra lontano può presentarsi all’improvviso vicino a casa nostra”. “Ma senza concentrarci solo sulle capacità convenzionali – ha aggiunto Serino – bensì proseguendo con le missioni nella fascia di instabilità fra Golfo di Guinea e Golfo Persico, Mar Rosso e Medio Oriente”.

E per l’Esercito italiano, il generale Serino auspica che “nell’ambito dell’aumento della spesa militare decisa nel 2022, vengano previsti anche investimenti per l’addestramento: pur facendo ricorso alle simulazioni tecnologiche, non possiamo fare a meno di prepararci sul terreno – demaniale o grazie ad accordi con privati -, sempre nel rispetto dell’ambiente”.

COSA AVEVA DICHIARATO IN PARLAMENTO IL GENERALE SERINO LO SCORSO FEBBRAIO

Come ricordato all’inizio, non è la prima volta che il capo di Stato maggiore dell’Esercito invita alla costituzione di un polo terrestre.

Nel corso di una recente audizione alla Camera, il generale Serino aveva illustrato, a proposito del rinnovamento dei mezzi dell’Esercito, che si tratta di “un programma che, per dimensioni e caratteristiche, deve vedere l’industria nazionale protagonista e favorirne anche il rilancio in ambito europeo” ha sottolineato il generale Serino aggiungendo che “fatta salva la forma di finanziamento, che ad oggi si basa su fondi pluriennali della Difesa, si tratta di una vera e propria legge cantieristica terrestre sul modello della nota legge navale”.  Ovvero la legge navale del 2015 varata per la Marina. “Questa iniziativa consentirebbe anche l’avvio di cooperazioni industriali interessanti, anche in un’ottica del futuro veicolo” aveva precisato il capo di SME.

E il generale aveva già spiegato la necessità di creare un polo industriale terrestre intorno al consorzio Iveco-Oto Melara (Cio), capofila dell’industria nazionale negli armamenti terrestri, controllato da Cnh Industrial e Leonardo.

È “necessario promuovere, nell’ambito del sistema difesa, la creazione di un polo industriale terrestre che, grazie alla collaborazione sinergica tra grandi imprese del settore e la filiera ramificata di piccole e medie imprese ad elevato contenuto tecnologico, possa garantire il soddisfacimento delle esigenze di innovazione dell’Esercito. Il non più rinviabile rinnovamento della Forza armata, in particolare la progettualità legata alla componente corazzata, costituisce un’opportunità forse irripetibile per dare corpo e sostanza al suddetto polo, che attualmente potrebbe incentrarsi sul consorzio Iveco-Oto Melara attraverso un rafforzamento industriale dello stesso”, aveva osservato in commissione Difesa alla Camera il capo di Stato maggiore dell’Esercito.

QUESTIONE LEGATA ALLA CESSIONE DI OTO MELARA (LEONARDO)

Il tema è legato a doppio filo alla cessione di Oto Melara e Wass, le due controllate armamenti terrestri e navali messe in vendita da Leonardo nel 2021, rimasta in stand-by. Prima dell’estate scorsa sempre Rheinmetall si era fatta avanti con una proposta a Leonardo per rilevare una quota di minoranza di Oto Melara. Nel frattempo è cambiato l’esecutivo e l’8 maggio ci sarà anche il passaggio di testimone tra l’ex vertice di Leonardo (partecipata dal Mef) e quello nuovo, quindi si dovrà attendere ancora per sapere il futuro della business unit della divisione Sistemi di Difesa dell’azienda.

Una questione che si lega al ruolo del nostro Paese in vista del programma del carro armato europeo del futuro visto che Oto Melara fa parte insieme a Iveco del consorzio Cio, capofila dell’industria nazionale negli armamenti terrestri.

IL COMMENTO DELL’ANALISTA AURELIO GIANSIRACUSA

“Mi pare di capire che la prospettiva di una partnership con l’estero sia tramontata”, dice a Startmag l’analista militare Aurelio Giansiracusa, animatore di Ares Difesa, “probabilmente perché i nuovi equilibri politici non auspicano una simile soluzione; ora si punta o si auspica (almeno da quanto emerge dall’intervista odierna di Serino) una vera e propria fusione, più che ad una joint venture (l’attuale CIO per intenderci) tra le imprese nazionali attive nel settore terrestre, più o meno sulla scia di Orizzonte Sistemi Navali che, dopo, anni di sostanziale inattività o di attività ridotta al minimo indispensabile, ha ripreso vigore con l’avvenuto cambio delle rispettive dirigenze”.

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