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Cashless Society

Cashless Society, chi sono i 5 Paesi europei che hanno più rottamato il contante (e come hanno fatto)

Che cosa emerge dal rapporto curato dall'Osservatorio della Community Cashless Society di The European House-Ambrosetti

 

Cashless Society, ovvero una società senza contanti. Per alcuni è un sogno, semplicemente perché permetterebbe di abbattere quasi del tutto l’evasione fiscale. Per altri la premessa di un incubo, il preludio a uno stato di Polizia in cui un “grande fratello” può monitorare le spese di chiunque, azzerando la riservatezza. Non è certo un mistero che il nostro sia tra i Paesi europei più affezionati al contante. Oltre al tema dell’evasione, c’è infatti il problema dell’invecchiamento demografico e delle abitudini che trascina con sé. Ma nel Vecchio continente ci sono popolazioni più giovani, per lo meno giovanili, che hanno aderito con entusiasmo allo spirito della Cashless Society e oggi vengono usati come casi di studio. Vediamo allora di scoprire chi sono e, soprattutto, cosa hanno fatto per diventare i primi della classe. (leggi anche: Come avanzano i pagamenti digitali. Report)

I PAESI DELLA CASHLESS SOCIETY

Secondo l’Osservatorio della Community Cashless Society di The European House – Ambrosetti, sono cinque i Paesi più dinamici nel progressivo addio al contante e, a sorpresa, non sono le solite nazioni virtuose dell’Euro Club. Infatti sono: la Slovenia, che ha guadagnato quattro posizioni in quattro edizioni del Cashless Society Index, l’Irlanda, che ha superato gli altri Paesi di tre posizioni, e il Belgio che, sebbene in quattro anni sembra aver scalato la classifica solo di una posizione, nell’ultimo anno ha fatto tre passi in avanti, la Grecia e la Polonia.

SLOVENIA: SEMPRE MENO CONTANTE, SEMPRE PIU’ E-COMMERCE

La Slovenia – si legge nel report stilato dall’Osservatorio della Community Cashless Society – mostra una particolare dinamicità nel sotto-indice dello “Stato dei pagamenti” il cui punteggio è cresciuto da 3,71 nel 2016 a 4,49 nel 2019. All’interno di questo sotto-indice, si osserva una crescita del numero di transazioni pro-capite con carte di pagamento che in quattro anni è cresciuto del 27,9%. In parallelo, aumenta la percentuale di individui che utilizza Internet per svolgere le proprie attività: l’utilizzo dell’Internet banking ha interessato il 42% dei cittadini nel 2019 rispetto al 34% nel 2016 e il 51% degli individui ha fatto acquisti online rispetto al 39% di soli 3 anni fa.

UN PIANO DA 17 MILIONI DI EURO

Secondo gli analisti che hanno stilato lo studio, questi risultati sono frutto degli investimenti che la Slovenia sta realizzando nella digitalizzazione del Paese attraverso il Piano “Digital Slovenia 2020”, lanciato nel 2016 con durata quadriennale e dal fondo di 17 milioni di euro, che ha come obiettivo utilizzare le opportunità di sviluppo offerte dall’ICT e diventare la società di riferimento per sperimentare metodi innovativi di utilizzo delle tecnologie digitali. In parallelo, la Slovenia si è posta il traguardo di migliorare le infrastrutture digitali al fine di garantire a tutti l’accesso ad Internet ad alta velocità a supporto della transizione digitale della popolazione. Come? Insegnando l’educazione digitale nelle scuole, creando forum online di consultazione pubblica, avviare progetti di inclusione che hanno lo scopo di non lasciare gli anziani fuori dal Web.

L’IRLANDA, IL PAESE PIU’ VELOCE DELL’EUROZONA

Il secondo Paese più virtuoso per l’Osservatorio della Community Cashless Society è l’Irlanda, che ha guadagnato tre posizioni passando dall’undicesimo all’ottavo posto negli ultimi 4 anni. La crescita esponenziale registrata nel numero di transazioni pro-capite è passata da 95 nel 2016 a 189 nella rilevazione del 2019, quasi il doppio in soli 3 anni. Questa evoluzione rende l’Irlanda anche il primo Paese per evoluzione del punteggio nel Cashless Society Speedometer, che misura la velocità di crescita del numero delle transazioni pro-capite nella corsa al raggiungimento dei tre best performer europei. Alla crescita nell’utilizzo dei pagamenti elettronici ha risposto anche un adeguamento dell’infrastruttura a supporto: il numero di POS ogni milione di abitanti è cresciuto del 65% dal 2016 al 2019.

LEADER NEI PAGAMENTI DIGITALI

Se oggi l’Irlanda occupa la parte alta della classifica lo deve a un piano governativo iniziato nel 2013. Si chiama “National Payments Plan” e aveva come scopo disincentivare l’utilizzo del contante a favore delle soluzioni digitali: riduzione degli assegni, sicurezza dei pagamenti elettronici e informazione dei consumatori. Il Piano fissava la visione per l’Irlanda di diventare leader nei pagamenti digitali in Europa e l’obiettivo di raddoppiare il numero dei pagamenti elettronici pro-capite dal 2011 al 2015, target superato nel 2016.

L’IDENTITA’ DIGITALE IN BELGIO ESISTE DAL 2004

Se in Italia la Spid, l’identità digitale impostaci negli ultimi dieci anni in più occasioni dall’Europa e introdotta in pompa magna dal Governo Renzi, continua a essere ignorata dai più (solo l’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica ha aumentato il numero di richieste), in Belgio è una solida realtà dal 2004. Si chiama “eID”, ed è una tessera identificativa per ciascun cittadino valida in tutte le aree amministrative, contenente due certificati: uno per l’autenticazione e un altro per la firma elettronica. Questa tessera garantisce inoltre accesso ad oltre 800 servizi governativi, tra cui la possibilità di sottomettere le dichiarazioni fiscali online, la creazione della fatturazione elettronica e i servizi di smart ticketing per accedere ai servizi della Pubblica Amministrazione. Tale programma di disseminazione si è concluso nel 2011 quando il 100% della popolazione ha ottenuto una carta d’identità digitale.

L’APP IT’S ME

Questo meccanismo – viene riportato nello studio – si è ulteriormente evoluto nel 2017 con l’app “Itsme” che permette ai cittadini di trasferire sul cellulare il documento di identità digitale al fine di accedere ad una gamma di servizi della Pubblica Amministrazione e di interagire con essa anche per i pagamenti utilizzando il servizio di transazioni online accessibile tramite una carta SIM e un codice di digitazione. Più in generale, nel 2015 è stato lanciato il piano nazionale “Digital Belgium” che delinea una visione di lungo periodo per il Paese sul digitale e definisce obiettivi specifici al fine di migliorare il contesto digitale del Belgio.

IL TETTO AL CONTANTE

Per quanto riguarda i pagamenti elettronici in senso stretto, tra il 2012 e il 2014 sono state varate numerose policy nazionali che pongono un freno all’utilizzo del contante:

− la riduzione del limite per i pagamenti in contanti da 15.000 a 3.000 Euro;

− il divieto di utilizzo di contanti per la compravendita di immobili;

− il pari trattamento di fatture cartacee e elettroniche e l’eliminazione della necessità di un accordo preliminare sulla tipologia di fattura utilizzata.

LE CURE DRACONIANE E L’ADDIO AL CONTANTE DELLA GRECIA

C’è poi un Paese che, più di tutti, sorprende trovare all’interno di questa classifica. La Grecia. Eppure, secondo l’Osservatorio della Community Cashless Society, nella nazione ellenica il numero di transazioni pro-capite con carta di pagamento ha conosciuto un’accelerazione ad un tasso del +481,5% in soli 4 anni.

Tale dinamica – viene spiegato nel report – è in parte collegata alla situazione di partenza della Grecia che, nel 2014, registrava solamente 8,1 transazioni pro-capite, a conferma di una Cashless Society debolmente sviluppata. Inoltre, il Governo ha intrapreso delle misure molto restrittive di lotta all’utilizzo del contante che hanno avuto un impatto significativo sulla transizione cashless del Paese.

IL CONTROLLO DEI CAPITALI IMPOSTO DA ATENE

Nel 2015, il Governo ha introdotto misure volte al “controllo dei capitali”, prevedendo:

− l’introduzione di giorni di chiusura obbligatoria delle banche (“bank holidays”) e conseguente obbligo di accettare i pagamenti con carta di pagamento durante il periodo di chiusura delle banche;

− il limite al prelievo del contante a 60 Euro al giorno;

− l’abolizione dell’emissione di carte prepagate.

Inoltre, nel 2016, il Governo ha emanato la Legge 4446/2016 che ha imposto:

− l’obbligo di ricevere pagamenti con carta elettronica per tutti i commercianti e liberi professionisti;

− l’obbligo del pagamento di una quota delle spese annuali con strumenti di pagamento cashless al fine di poter beneficiare della detraibilità delle tasse

I POS GRATIS DELLA POLONIA

Ultimo Paese della graduatoria dei virtuosi, ma comunque caso di studio ugualmente rilevante, è la Polonia che, secondo The European House Ambrosetti, ha visto crescere il numero di transazioni pro-capite con carte di pagamento del 106,6% in quattro anni, arrivando a 100,6 transazioni per abitante nel 2017. Tale crescita si inserisce in uno scenario in cui a partire dal 2014 è stato promosso un piano multi-stakeholder (non governativo, ma con un ruolo chiave svolto dalla Banca Centrale), denominato “Non-Cash Turnover Development Program 2014- 2020”. Nel 2017 il Governo polacco ha lanciato il Piano “Paperless and Cashless Poland”, con focus complessivo su e-identity, e-health, e-taxes, e-invoices e transazioni cashless. Inoltre, a inizio 2018, la Fondazione Cashless Poland ha lanciato il “Cashless Payment Support Program”, che mira a installare entro tre anni 600.000 terminali negli esercizi commerciali che ne sono ancora sprovvisti. L’installazione dei POS è gratuita e in più si ottiene l’esenzione dal pagamento delle commissioni per un anno.

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