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Vi spiego come l’Italia potrebbe spiazzare Germania e Francia

Il commento di Carlo Pelanda, saggista e analista L’Italia ha la priorità di elaborare un interesse nazionale composto con quello delle principali euronazioni per spingerle a un maggiore attivismo in un sommovimento globale dove la continuazione della passività europea comporta il rischio di gravi danni (geo)economici. L’Italia è seconda potenza esportatrice-manifatturiera europea e settima nel…

L’Italia ha la priorità di elaborare un interesse nazionale composto con quello delle principali euronazioni per spingerle a un maggiore attivismo in un sommovimento globale dove la continuazione della passività europea comporta il rischio di gravi danni (geo)economici. L’Italia è seconda potenza esportatrice-manifatturiera europea e settima nel mondo e ha l’interesse vitale, coincidente con quello tedesco, che l’Ue attui una politica estera attiva che ne espanda il business, anche accettando forti aperture del mercato interno per tale scopo. La Francia, invece, preferisce un’Ue più chiusa. Quindi il primo passo per un adeguamento del pensiero strategico europeo deve trovare una convergenza tra Berlino, Roma e Parigi.

Difficile? Certamente, se lo si tentasse a freddo, ma meno complicato se si cercasse la convergenza a caldo, tentando di trovare una risposta di interesse nazionale comune alla strategia statunitense di riprendere centralità nel pianeta usando il potere di regolare gli accessi al mercato interno come strumento dissuasivo anche verso gli alleati. Tale risposta dovrebbe essere l’oggetto di ricerca del nuovo pensiero strategico nazionale-eurocomposto. Ipotesi di lavoro qui per stimolarne altre. Invece di subire l’iniziativa di Trump, l’Ue dovrebbe rilanciare riproponendo l’accordo economico bilaterale ora congelato (Ttip) con una formula che vada oltre le richieste di Trump stesso sul piano della reciprocità commerciale, ma in modi evolutivi, iniziando dai settori dove è meno complicato.

Ciò implica modificare le procedure con cui l’Ue prepara i trattati commerciali e per questo serve una forte convergenza a tre. Inoltre, l’Ue dovrebbe proporre un processo di omogeneizzazione fra i trattati di libero scambio a cui partecipano gli Usa e quelli siglati dall’Ue stessa per evitare frizioni e, soprattutto, per costruire un reticolo globale di accordi di reciprocità commerciale che poi, nel tempo, diventerebbe un mercato mondiale sempre più integrato delle democrazie, la Free Community: Nafta, Ue, i due con il Giappone più le altre democrazie del Pacifico, il Mercosur, ecc. L’accordo bilaterale euroamericano sarebbe il nucleo di questo nuovo sviluppo.

In conclusione, l’ipotesi è rispondere a Trump offrendo all’America più di quanto chieda, spiazzandolo con una visione utile a tutti gli attori. I pensieri strategici francese e tedesco hanno problemi e vincoli per muoversi in tale direzione, ma quello italiano, se si svegliasse, no e potrebbe stimolare i primi due. Fantapolitica? No, è un requisito per sopravvivere nel nuovo scenario.

(articolo pubblicato su Mf/Milano finanza)

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