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Perche’ la Puglia punta sulle bioenergie da biomassa

La Puglia, come altre regioni in Europa, pensa in verde e punta sulle bioenergie. Non quelle generate da oli vegetali importati dall'estero, che ora fanno la parte del leone, ma quelle prodotte con una rete diffusa di piccoli impianti, che sfruttano i residui delle attività agricole e industriali, specie dai frantoi e dalle cantine.

 

Il caso pugliese è stato presentato nella sede della Regione a Bruxelles all’evento ‘Bioenergie nelle aree rurali’ nell’ambito della Settimana europea dell’energia sostenibile, che ha confrontato diverse esperienze, dalla Svezia alla Spagna. “Il primo passo in Puglia è stato quello di individuare i quantitativi di biomasse potenzialmente disponibili, su base comunale, in modo tale da avere una banca dati di riferimento. Ora usiamo questi dati per aggiornare il piano energetico ambientale regionale, che definisce lo sviluppo delle rinnovabili” spiega Luigi Trotta, dirigente dell’ufficio innovazione in agricoltura della Regione Puglia.

“Il piano è quello di sfruttare i residui delle principali colture (olivo, vite, alberi da frutto) e le paglie, che derivano soprattutto dal grano duro” spiega Trotta. Poi ci sono gli scarti dell’agroindustria. Secondo i dati, i residui della potatura di olivi ammontano a circa 700 mila tonnellate l’anno, quelli della potatura delle viti a circa 380 mila tonnellate, le paglie da frumento a oltre 900 mila tonnellate.

“L’idea – aggiunge Trotta – è quella di creare un sistema diffuso che impiega la biomassa locale. I contatti con la rete di impianti di biogas esistenti di piccola taglia esistono già, mentre la rete di agricoltori, che potrebbero diversificare il reddito e abbattere costi operativi, e’ ancora da costruire”. (fonte: Ansa)

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