Tassisti in protesta contro un emendamento che favorirebbe i servizi di Uber. Ma cosa è Uber? Come funziona? Scopriamolo insieme
Tanto amata dagli utenti, tanta odiata dai tassisti. Parliamo di Uber, una start up di ride sharing che mette in collegamento diretto passeggeri e autisti tramite un’app. La società ha debuttato in Italia, iniziando da Milano, tre anni fa, ma contestatissima ha dovuto limitare le sue operazioni.
Negli ultimi giorni un emendamento presente nel decreto Milleproroghe ha portato Uber alla ribalta della cronaca. Ma andiamo per ordine.
Cosa è Uber
Uber è una start up con sede a San Francisco che ha creato un’applicazione: si tratta, dunque, di un servizio digitale. Un servizio, però, che si traduce nella realtà quotidiana in passaggi a prezzi bassi, rappresentando una forma di concorrenza diretta per le compagnie di trasporto tradizionali.
Obiettivo della casa di San Francisco, infatti, è rappresentare una valida alternativa alle auto provate, ai mezzi di trasporto e ai taxi. E ci prova sfruttando il potenziale della sharing economy. Gli automobilisti sfruttano la propria stessa auto per trasformarsi in strumenti per il trasporto urbano altrui.
Nei primi mesi, Uber era un’app per richiedere auto di lusso in alcune zone metropolitane. Negli anni, l’azienda è cresciuta, si è rinnovata e ha allargato il proprio business, modificando le abitudini. Che si tratti di una corsa, di un sandwich o di un pacco, la casa di San Francisco prova a dare alle persone quello che vogliono, quando vogliono.
“Per tutte le donne e gli uomini che guidano con Uber, l’app rappresenta una nuova e flessibile fonte di guadagno. Per quanto riguarda le città, diamo vigore alle economie locali, miglioriamo l’accesso ai trasporti e rendiamo le strade più sicure. Se i trasporti sono affidabili, tutti ne beneficiano, soprattutto quando fuori nevica!”, si legge sul sito dell’azienda.
Uber: la storia
La storia di Uber ha una data di inizio e una di svolta. L’idea nasce nel lontano 2008, quando in una nevosa serata a Parigi, Travis Kalanick e Garrett Camp non riuscivano a fermare un taxi. In quel momento hanno desiderato l’esistenza di un servizio di prenotazione attraverso un clic.
Fin da subito l’idea ha avuto un gran successo. Ma è il 2013 l’anno importante per la casa di San Francisco: se è vero che Travis Kalanick aveva già raccolto 3 round di finanziamento (11 milioni di Benchmark Capital e altri due round, 32 milioni in tutto da Menlo Ventures, Jeff Bezos e Goldman Sachs), è vero anche che la società era in una situazione di stallo. Uber aveva bisogno di tanti soldi per portare l’azienda ad avere un’espansione su nuovi mercati.
I fondatori sono costretti a bussare a diverse porte, finchè non si apre quella di Google. Il Ceo di Uber conosce David Krane, uno dei partner di Google Ventures. Krane è il ponte giusto per arrivare a Larry Page, il cofounder di Google. La società di San Francisco porta a casa ben 258 milioni di euro.
Da quell’anno, è stato un crescendo. Uber approda in tutto il mondo, scommette sulle driverless car e sui servizi di consegna a domicilio del cibo.
Uber in Italia
Uber è sbarcato ufficialmente in Italia tre anni fa, debuttando a Milano. La società americana offre i suoi servizi in alcune delle principali città italiane, come Roma, Milano e Firenze.
A causa di una sentenza del tribunale di Milano, Uber ha sospeso il servizio Uber Pop’, quello (per intenderci) assimilabile al servizio taxi, “in via cautelare e urgente”, per concorrenza sleale. Ma ancora oggi è possibile di ‘Uber Black’, la prima opzione di Uber che prevede la corsa su una berlina e di a ‘Uber Lux’, dove la corsa avviene su un’auto costosa e di lusso.
Il prezzo per una corsa varia in base al tipo di servizio richiesto.
Ma come funziona?
E’ davvero molto semplice utilizzare Uber. Occorre scaricare l’applicazione, disponibile gratuitamente tramite, e richiedere un passaggio, cliccando sulle opzioni di viaggio. E’possibile visualizzare gli orari, le dimensioni delle auto e i prezzi delle corse.
Se si sceglie di usufruire del passaggio, va inserito il punto di partenza della corsa, toccare ‘Invia richiesta’ e l’autista arriverà in pochi minuti.
Una volta inoltrata la prenotazione, è possibile visualizzare le informazioni di contatto del proprio autista e i dettagli dell’auto nell’app.
Quando viene raggiunta la destinazione, il prezzo della corsa viene addebitato automaticamente sulla carta di credito associata all’account.
Tassisti contro Uber
Sono numerose le città che non hanno ben accolto l’arrivo sul mercato dei servizi dell’azienda di San Francisco. In Italia, come dicevamo, il servizio UberPop è vietato.
Non è difficile comprendere le ragioni dei tassisti, che all’improvviso devono scontrarsi con un concorrente non proprio alla pari. Con Uber pop, infatti, tutti posso diventare tassisti e portare a casa guadagni extra o un vero e proprio stipendio (se lo si sceglie come lavoro). Un tassista, invece, prima di poter esercitare deve affrontare ed ottenere numerose prove e permessi, oltre a fare un investimento importante, come l’acquisto dell’auto.
Per diventare tassista, infatti, bisogna avere almeno 21 anni ed essere in possesso della patente di guida di tipo B. E’ necessario, poi, conseguire alcuni certificati specifici. Primo fra tutti è il CAP, il Certificato di Abilitazione Professionale, conosciuto anche con il nome di Carta di Qualificazione del Conducente (CQC): per averlo è necessaria la frequenza di un corso e il superamento dell’apposito esame. E ancora: è necessaria anche l’iscrizione al ruolo di conducente, per il servizio pubblico non di linea, presso la Camera di Commercio della propria Regione. Anche questa iscrizione avviene solo dopo il superamento di un test orale e scritto. Serve, poi, la licenza per guidare il taxi, che si ottiene dopo essere stati inseriti in un’apposita graduatoria a seguito dell’emanazione di un bando di concorso specifico da parte di un Comune della propria regione.
A settembre 2016, si è anche tenuto ad Anversa, in Belgio, un vertice tra i sindacati dei tassisti di 17 Paesi del mondo (per l’Italia c’è la Fit-Cisl): si sarebbero riuniti per trovare una strategia comune efficace che possa contrastare Uber, una vera minaccia all’economia tradizionale, se così la si vuol chiamare.
Ad inizio novembre 2016, la Corte Suprema della Danimarca ha confermato in tribunale la condanna di 6 piloti Uber, per aver violato le leggi sul trasporto del Paese, dando la possibilità al pubblico ministero di Copenaghen di citare in giudizio l’azienda stessa. Una grande delusione per i 300.000 clienti danesi che hanno scaricato l’app Uber.
Anche in Germania, Belgio e Francia i tribunali hanno preso provvedimenti nei confronti della società, fino al punto di vietare vari dei suoi servizi. Le associazioni dei tassisti più volte hanno manifestato contro il servizio offerto da Uber, scendendo in piazza a Roma, Varsavia e Parigi, tra le altre città
Decreto Milleproroghe: tassisti italiani in sciopero
In questi giorni a manifestare il proprio dissenso contro Uber sono (nuovamente) i tassisti italiani. Nel decreto Milleproroghe c’è un emendamento, a firma di Linda Lanzillotta e Roberto Cociancich, che rinvia alla fine dell’anno il termine per l’emanazione di un provvedimento contro “l’esercizio abusivo dei taxi” e il “noleggio con conducente”. Si tratterebbe di un provvedimento che favorirebbe servizi alternativi, come Uber o il noleggio senza conducente.
Spieghiamoci. La norma, in pratica, concede ancora altri 12 mesi (o poco meno) al Ministero delle Infrastrutture, che è chiamato ad emanare un provvedimento che impedisca “l’esercizio abusivo dei taxi e quelle di noleggio con conducente” (e in queste categorie rientra Uber) ed elimina la “territorialità” delle auto a noleggio con conducente, che potranno operare liberamente.
Le nuove norme, a parere dei tassisti, “riportano di fatto indietro l’orologio di otto anni” e se approvate, “concedono il via libera a tutte una serie di azioni abusive nel settore del trasporto persone”.
Sarà un tribunale a decidere le sorti di Uber
Gli sforzi di penetrazione della casa di San Francisco nei diversi Paesi Europei, potrebbero essere resi vani da un giudice della Corte di Giustizia Europea, che è chiamato a decidere sulla natura del servizio e, dunque, sul futuro dell’azienda.
Quella che dovrebbe prendere la Corte di giustizia europea è una sentenza storica. Uber è stato citato in numerosi tribunali europei, ma, questo caso particolare, nasce da una denuncia presentata contro la società di San Francisco dalla Asociación Taxi Profesional Élite di Barcellona. In questo caso si chiede al Giudice di decidere la definizione di Uber: è un servizio di trasporto o una piattaforma digitale? Per usare le parole della citazione in tribunale, Uber è “un telefono intelligente, una piattaforma che consente alle persone di collegarsi l’una all’altra”, o è, come sostiene l’associazione di taxi, “semplicemente un servizio di trasporto”?
La Corte di Giustizia Europea è dunque chiamata a decidere sulla “natura giuridica”. Se il giudice dovesse considerare Uber “un servizio della società dell’informazione”, allora “il servizio di intermediazione elettronica dovrebbe beneficiare del principio della libera prestazione di servizio, garantita dalla normativa della Comunità europea”.
Nel 2006 l’Ue ha deciso sulla rimozione delle barriere al commercio in tutti i paesi membri dell’UE, ma l’articolo in questione esclude i servizi di trasporto. É per questo che stabilire la natura giuridica dell’esercizio sarà fondamentale per decidere sul futuro della piattaforma.
Ma l’Europa prova a supportare la sharing economy
La Commissione europea, braccio esecutivo dell’Unione, ha più volte cercato di incoraggiare la Sharing Economy, non condividendo le normative nazionali che tendono a soffocare l’imprenditorialità e la creazione di occupazione e raccomandando ai Paesi membri di vietare le attività solo in ultima istanza.
L’Europa ha invitato i diversi Stati membri contrari ad Uber a rivedere norme e regolamenti, al fine di favorire la diffusione dei servizi che offre l’economia della condivisione. Ma nessuno ancora si è mosso in tal senso.