La tassa sulla prima casa che propone l’Ue è ben diversa da quella che noi immaginiamo e che abbiamo pagato negli anni passati
Torna l’ipotesi di introdurre nuovamente la tassa sulla prima casa. Quella che un giorno chiamavamo Ici, poi Imu. Quella che tanto pesa nelle tasche degli italiani e che tanto, però, porta nelle casse dello Stato. La proposta di reintroduzione, in realtà, non arriva dal Governo italiano, ma dalla Ue. Proviamo a capire bene quello che l’Europa ci chiede, meglio, ci propone, e le posizioni del Governo italiano sulla questione.
Tassa prima casa: cosa chiede l’Unione europea

All’Italia, la Commissione, tra le altre cose, avrebbe chiesto di “spostare il carico fiscale dai fattori produttivi a tasse meno dannose per la crescita”, in particolare “riducendo numero e specie delle detrazioni fiscali, riformando il sistema del catasto divenuto obsoleto e reintroducendo la tassa sulla prima casa per i proprietari con un alto reddito”.
Obiettivo, ovviamente fare cassa, per una più rapida ripresa del Paese.
Redditi quanto alti?
Cosa significa? In soldoni, tornerebbe l’Imu sulla prima casa, ma solo per i redditi alti. Quanto alti? Non si sa. Su questo l’Europa non da alcuna indicazione, e nemmeno è possibile fare previsioni in base al passato dell’Italia.

Una nuova Imu
Rispetto a quanto detto, pare chiaro, che la Commissione Europea ha fatto una proposta molto diversa all’Italia. La nuova tassa sulla prima casa, dunque, non sarebbe una reintroduzione, ma una nuova imposta tutta da riformulare. Si tratterebbe di una tassa destinata solo ai contribuenti con un reddito elevato.
Tassare la prima casa è possibile
Sì, la prima casa può esser tassata. Numerose le sentenze di giudici che, nel corso degli anni, hanno sancito che tributi di questo genere siano costituzionalmente legittimi.
Uno dei primi pareri in merito è arrivato nel 1997, sull’Ici. La Corte Costituzionale, con la sentenza numero 111, ha giudicato legittimo il tributo Ici. La Corte si è espressa anche sull’Imu, con l’ordinanza n. 169 depositata il 13 luglio 2016, sancendone la legittimità, non andando a contrastare con il diritto di proprietà privata dell’art. 42 della Costituzione.
Una proposta da ridimensionare
Detto questo, non è detto che l’Italia reintroduca la tassa sulla prima casa, nemmeno per i redditi alti. Quella della Commissione, secondo Pier Carlo Padoan, ministro italiano dell’Economia è solo una proposta da ridimensionare, dal momento che “Le riforme fiscali vanno viste nel loro insieme ed io direi che cambiare idea su una tassa che è stata appena cambiata da p
“Le riforme si continuano a fare – ha aggiunto il ministro Padoan – Bisogna implementarle e bisogna farne di altre. Siamo assolutamente d’accordo: la crescita ancora non ci soddisfa ma migliora. Poi, soprattutto, bisogna tenere la politica di bilancio in una strada stretta tra consolidamento e sostegno alla crescita»”.
Anche Carlo Calenda dice “no”
Posizione simile è anche quella del ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda.
“Occorre dare stabilità ai provvedimenti che il governo prende, non si può cambiare ogni cinque minuti”, ha commentato Carlo Calenda la richiesta dell’Europa di reintrodurre l’Imu per le fasce di reddito più alte.
“Su questo ha già risposto il ministro Padoan. Dobbiamo dare una certa stabilità ai provvedimenti e non possiamo cambiare ogni cinque minuti”. “Il lavoro da fare per la prossima legge di bilancio – ha concluso il ministro – è mettere al centro la produttività e il lavoro”.
L’Imu già si paga

Sono esentati dal pagamento dell’Imu, infatti, “solo” i proprietari delle abitazioni principali non di lusso, cioè non accatastate nelle categorie A/1, A/8 e A/9, e relative pertinenze (categorie catastali C/2, C/6 e C/7), a patto che abitino nella casa. Senza il requisito anagrafico, ed anche se non si possiedono altri immobili, si deve pagare l’Imu come se fosse una seconda casa.
E ancora. Dispensati sono poi i fabbricati rurali strumentali, le case popolari, le abitazioni di housing sociale e quelle assegnate dalle cooperative indivise ai soci o agli studenti, l’immobile non di lusso appartenente a personale di polizia, forze armate o vigili del fuoco, le case possedute da soggetti ricoverati in permanenza in casa di cura purché l’immobile non risulti locato e solo se la delibera comunale prevede espressamente l’assimilazione all’abitazione principale.






