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In India nasce Drive U, la start up anti-Uber

La startup indiana Drive U permette ai propri clienti di prenotare un conducente per la propria auto. Cerca investitori per espandere il business, ma non è così semplice
La startup indiana Drive U ha dato vita ad una piattaforma che permette di prenotare un conducente per la propria auto. Si tratta di un modello di business diverso da quello proposto da Uber e Ola Cabs, ma ugualmente in diretta concorrenza, nato dalle idee di Rahm Shastry, Ashok Shastry e Amulmeet Singh Chadha, convinti che agli Indiani piace possedere l’auto. Mentre Uber e Ola Cabs propongono un vero e proprio servizio taxi, fornendo autista e auto, Drive U permette alle persone di assumere un autista per la propria auto.

La società ha già avviato i propri servizi a Bangalore con un team di 50 piloti e punta presto ad espandersi in altre città dell’India. L’autista non verrà pagato in base ai chilometri percorsi, ma in base a delle tariffe su base oraria. Noleggiare un autista per 1 ora, durante il giorno, costerà 99 rupie indiane (circa 1,30 euro), indipendentemente dalla macchina che dovrà guidare. Durante la notte, invece, si pagherà circa 199 rupie indiane. Tutti i conducenti riceveranno una formazione
professionale e indosseranno un’uniforme.

drive U

Drive U: la startup è alla ricerca di fondi

Il prossimo passo? Avviare una raccolta fondi e puntare ad espandere il servizio in altre città dell’India. La cosa, però, non è così semplice.

E se anche Uber decidesse di offrire questo servizio? Il colosso potrebbe distruggere il business di Drive U: nel caso in cui Uber offrisse il nostro servizio, si tratterà “di essere uno scarafaggio e sopravvivere”, ha affermato Amulmeet Chadha, uno dei fondatori di DriveU.

Ma non è solo questo. “”Nella Silicon Valley, un investitore che voglia fare un investimento, in generale, prova a capire quanto sia forte la tecnologia che vi è alla base dell’idea della società e quanto questa tecnologia possa essere difendibile nel corso del tempo”, ha affermato Will Poole, co-fondatore di Unitus Seed, al New York Times. “Raramente un investitore rischia il suo capitale in un business che non dispone di una sua proprietà intellettuale”.

E anche, vero, però che in India, mercato emergente, “è possibile costruire imprese molto grandi e redditizie su base operativa, senza avere un vantaggio tecnologico fondamentale a lungo termine, perché si sta costruendo nelle zone vergini con poca o nessuna concorrenza”, ha detto Will Poole.

Lo scorso anno gli investimenti di capitali in India sono aumentati del 61%, passando da 1,2 miliardi del 2014 a 1.9 miliardi del 2015.

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