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Theresa May

Gran Bretagna, ecco perchè si va al voto anticipato

Il vero motivo per cui la Gran Bretagna va al voto anticipato non è la Brexit. Approfondiamo insieme   La Gran Bretagna al voto, l’8 Giugno 2017. A sorpresa, infatti, la premier Theresa May in un inatteso discorso alla nazione dinanzi al numero 10 di Downing Street annuncia le elezioni anticipate, dopo aver bocciato l’idea più…

Il vero motivo per cui la Gran Bretagna va al voto anticipato non è la Brexit. Approfondiamo insieme

 

La Gran Bretagna al voto, l’8 Giugno 2017. A sorpresa, infatti, la premier Theresa May in un inatteso discorso alla nazione dinanzi al numero 10 di Downing Street annuncia le elezioni anticipate, dopo aver bocciato l’idea più volte negli scorsi mesi.

Ufficialmente, anticipare il voto significherà scegliere chi dovrà occuparsi dei negoziati della Brexit. Ma la scelta di Theresa May potrebbe non riguardare esclusivamente i trattati. Approfondiamo insieme.

Elezioni anticipate

Theresa-May-BrexitGran Bretagna al voto l’8 giugno. Una sorpresa, perchè fino ad oggi Theresa May, che è succeduta meno di un anno fa alla guida del Governo, senza passare per le urne, dopo la sconfitta dell’allora primo ministro David Cameron al referendum sulla Brexit del 23 giugno, aveva sempre detto di voler arrivare in fondo all’attuale legislatura (2020).

In questi mesi, però, dovranno iniziare le trattative per la Brexit e la May preferirebbe che ad intavolare le richieste da parte di Londra fosse il nuovo primo ministro scelto dal popolo. O almeno così è stato annunciato da Theresa May in un inatteso discorso alla nazione, dinanzi al numero 10 di Downing Street.

Il cambio di rotta c’è stato a seguito di una riunione del Consiglio dei Ministri. La scelta è stata spiegata come necessaria per dare “certezza e stabilità” al regno, a fronte delle proteste e resistenze delle opposizioni e della Camera dei Lord sul divorzio dall’Ue.

“La Brexit è nell’interesse nazionale ma gli altri partiti si oppongono” ha affermato nelle scorse ore Theresa May, chiedendo ai britannici di votare per il Partito Conservatore per portare a compimento il divorzio da Bruxelles. La May, ovviamente, sponsorizzava se stessa, invitando a “non sottovalutare la (sua) determinazione a portare a compimento il lavoro” verso la Brexit. “Il Paese vuole unirsi, ma Westminster si divide”, sul tema del negoziato con l’Ue.

Anche Westminster vuole le elezioni anticipate

La proposta di Theresa May è stata accolta con favore, con 522 voti a favore e appena 13 contrari, la camera dei Comuni approva la mozione presentata da Theresa May per convocare elezioni anticipate il prossimo 8 giugno.

Si tratta in realtà di una approvazione scontata, dal momento che già ieri sera Jeremy Corbyn, leader dell’opposizione laburista, aveva annunciato che il suo partito avrebbe votato per lo scioglimento anticipato del Parlamento. La posizione di Corbyn, però, è stata ampiamente criticata dall’opinione pubblica inglese. Alcuni commentatori hanno sostenuto che il capo del Labour hHa perso l’unica occasione che aveva di fermare il governo May”, si legge sul Guardian.

Anche i liberaldemocratici e l’SNP (il Partito Nazionale Scozzese) avevano preannunciato che non avrebbero bloccato la richiesta della May.

Il voto anticipato non cambia i piani Brexit

Le elezioni anticipate all’8 Giugno “non cambiano i piani” dei 27 Stati Membri Ue in vista del negoziato per la Brexit. Mercoledì 26 aprile si terrà una specifica riunione del Coreper (il Consiglio a livello di ambasciatori) e il giorno dopo a Lussemburgo il Consiglio Affari generali metterà a punto le conclusioni del vertice straordinario convocato per sabato 29 aprile per il varo delle linee guida politiche.

Il 3 maggio la Commissione europea presenterà le sue ‘Raccomandazioni’ con una articolata direttiva per il negoziato. Questo documento dovrà essere approvato in una nuova riunione dei ministri degli affari europei nel Consiglio Affari Generali che si terrà il 22 maggio.

L’Unione Europea a 27 ha già ben chiaro cosa vuole: il Consiglio europeo, infatti, ha già stilato un canovaccio, a firma di Donald Tusk, delle linee-guida negoziali che i 27 Stati potrebbero utilizzare nelle trattative con il Regno Unito. Il documento non entra nei dettagli giuridici e politici dei possibili accordi, ma descrive i principi che i paesi membri intendono difendere nelle discussioni. Un eventuale accordo di libero scambio, per esempio, potrà essere firmato solo nel rispetto degli interessi comunitari.

La prima cosa che chiede il Vecchio Continente è una trattativa a fasi. Per prima cosa, i 27 Stati intendono risolvere la questione dei legami giuridici e politici. Solo dopo dunque si arriva ad un accordo di libero scambio tra il Regno Unito e l’Unione.

Nella bozza, si legge che il passaggio da un dossier all’altro ci sarà solo quando sarà compiuto “sufficiente progresso” sul primo fronte. Priorità, dunque, all’aspetto politico.

Laburisti favorevoli, ma sondaggi sfavorevoli

Se è vero che i laburisti sono favorevoli alle elezioni anticipate, dal momento che sperano con queste di cambiare l’attuale direzione intrapresa da Londra ed evitare il disastro di una Brexit dura, con l’uscita dal mercato unico, è vero anche che l’8 giugno è davvero vicino e che al momento i sondaggi sono poco favorevoli. In particolare, i sondaggi danno i conservatori avanti di 20 punti.

Brexit solo una scusa politica

Jeremy Corbyn
Jeremy Corbyn

E allora i trattati sulla Brexit e le difficoltà che le opposizioni stanno ponendo sull’uscita dall’Ue rappresentano solo una scusa politica. Il vero motivo per cui la May ha cambiato idea sulle elezioni anticipate è quello di avere l’opportunità di vincere a mani basse contro il proprio avversario.

Sì, è la catastrofica condizione di debolezza in cui versano la laburisti il motivo per portare al voto l’8 giugno. C’è da dire, infatti, che anche i parlamentari laburisti sono preoccupati dalla mancanza di un programma e dai sondaggi che mostrano l’assoluta impopolarità di Corbyn.

La leadership di Corbyn, purtroppo, ha confuso il profilo laburista sui grandi temi del rapporto con l’Europa, poco convinto sulle ragioni della Brexit e mai davvero impegnato nella battaglia per il Remai; delle politiche economiche, dell’immigrazione e del libero commercio.

Dunque, rimandare le elezioni al 2020 significherebbe sì continuare a guidare la Gran Bretagna, ma anche concedere tempo prezioso al partito laburista, che potrebbe riorganizzarsi. Ed ecco che su tutto vince la tentazione di chiudere ora i giochi con i Laburisti, programmando un’elezione da cui con ogni probabilità i Conservatori usciranno vincitori.
Una eventuale sconfitta dell’8 giugno, comunque, potrebbe portare i laburisti a chiudere definitivamente con Corbyn, portando ad una rinascita del partito.

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