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Oro

Il Bitcoin attrae più investitori dell’oro

Su Google , comprare Bitcoin è più ricercato di comprare oro. E intanto il metallo perde valore     Il Bitcoin, che nei gironi scorsi ha toccato quota 7.000 dollari, sembra attrarre più dell’oro. Mentre il dollaro si è rafforzato e la Brexit e la voglia di indipendenza della Catalogna hanno spinto la domanda di…

Su Google , comprare Bitcoin è più ricercato di comprare oro. E intanto il metallo perde valore

 

 

Il Bitcoin, che nei gironi scorsi ha toccato quota 7.000 dollari, sembra attrarre più dell’oro. Mentre il dollaro si è rafforzato e la Brexit e la voglia di indipendenza della Catalogna hanno spinto la domanda di rifugio, il rally dei lingotti sembra, a sorpresa, rallentare. Gli investitori restano sempre più affascinanti dai Bitcoin (diventato bene di rifugio, anche se non regolamentato) e dalle criptomonete in generale che dal metallo.

Anche Google Trends, come scrive Bloomberg, testimonia tutto questo: a livello mondiale, le ricerche di “comprare bitcoin” hanno superato “comprare oro”, dopo aver precedentemente superato le ricerche su come acquistare l’argento. Non solo: il mese scorso, la quantità di richieste d’acquisto d’oro sulla piattaforma di trading online di BullionVault è scesa di quasi un terzo rispetto alla media dei precedenti dodici mesi.

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“Con il mercato azionario statunitense che si rinnova giorno dopo giorno, non c’è da sorprendersi che i prezzi dell’oro siano scesi”, ha detto Adrian Ash, direttore di Ricerca a Londra per BullionVault, in una relazione. “Alcuni investitori sono anche distratti dal grande rumore fatto dai Bitcoin e dalle altre criptomonete”.

Mentre l’oro è sceso di circa il 6%, il Bitcoin ha invece settuplicato il suo valore. Tuttavia, l’indice Gold Investor Index di BullionVault, che misura il numero di acquirenti nei confronti dei venditori, è leggermente superiore a 54,6, in ottobre. Un numero superiore a 50 indica più acquirenti. Gli utenti BullionVault possiedono circa 1,5 miliardi di dollari di oro, 373 milioni di dollari d’argento e 9 milioni di dollari di platino.

Amazon potrebbe presto accettare pagamenti in Bitcoin

Intanto, a dare spinta al Bitcoin sono le indiscrezioni che Amazon potrebbe presto accettare i la moneta virtuale come mezzo di pagamento. A rivelarlo è stato Welt, che ha raccolto voci provenienti dalla Silicon Valley, tra cui quella di James Altucher, investitore, autore e fondatore di start-up.

Se realmente Amazon dovesse annunciare che accetta pagamenti in Bitcoin, sarebbe una rivoluzione per il settore e un passo verso la regolamentazione. “Non vedo alcun motivo per cui Amazon non dovrebbe accettare i Bitcoin come mezzo di pagamento”, dice Oliver Flaskämper, capo di Bitcoin Germania.

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CME Group Inc lancia futures su Bitcoin

CME Group Inc., uno dei maggiori fornitori mondiali di prodotti derivati, ha annunciato il lancio, entro la fine dell’anno, di futures su bitcoin. I contratti saranno basati sul CME CF Bitcoin Reference Rate (BRR), calcolato in base ai prezzi battuti da Bitstamp, GDAX, ItBit e Kraken (un riferimento giornaliero per il prezzo del bitcoin del dollaro USA).

“Dato il crescente interesse dei clienti nei mercati di crittografia, abbiamo deciso di introdurre futures su bitcoin”, ha dichiarato Terry Duffy, direttore generale della CME.

La novità, come scrive il Financial Times, contribuirà a rendere meno volatile la moneta virtuale. Il prezzo della moneta virtuale è salito da sotto i 1.000 dollari di inizio anno a $ 6.3451 del 31 ottobre (ore 10.05 EDT), secondo l’indice dei prezzi di CoinDesk. Il prezzo è salito del 3,6% negli ultimi 24 ore. Non sono mancati i crolli:  a settembre, infatti, dopo aver superato la soglia  dei 5.000 dollari è crollato a  3.907,26 dollari. A pesare sulle spalle del Bitcoin erano, in quell’occasione, le dichiarazioni del ceo di JP Morgan che oha definito la moneta una “frode”, destinata a “fare una brutta fine” e i divieti messi in atto in Cina.

Bitcoin: verso una nuova scissione

In estate,  il sistema Bitcoin è stato oggetto di un aggiornamento. Meglio, di due diversi aggiornamenti software concorrenti, come due sono le fazioni che si sono sfidate per decidere sulla gestione della moneta. 

I primi semi del dibattito, in realtà, sono stati piantati anni fa. Per proteggersi dagli attacchi informatici, il sistema bitcoin definisce la quantità di informazioni sulla sua rete, chiamata blockchain, e limita le transazioni da elaborare. Ma la crescente popolarità della valuta ha aumentato l’attività sul sistema, che è risulta troppo lento (solo 7 pagamenti al secondo contro 2mila del circuito Visa).

bitcoinIl sistema sembrava essere intasato. Il numero di transazioni in attesa di verifica era enorme e questo ha costretto gli utenti a pagare sempre più tasse (alte) per accelerare il consenso. La maggior parte degli utenti è contenta di questa infrastruttura, che anche se lenta, garantisce sicurezza.

L’11% di essi, invece, ha deciso di fare qualcosa per velocizzare le transazioni. Nell’affrontare questo problema, sono emerse due principali scuole di pensiero. Da un lato ci sono i miner, che distribuiscono computer costosi per verificare le transazioni e agiscono come la spina dorsale del blockchain, che propongono un aumento diretto del limite di transazioni in un blocco.

D’altra parte ci sono i Core, che hanno insistito sulla gestione di alcuni dati del sistema bitcoin fuori dalla rete principale. Questo, secondo gli esperti, consentirebbe non solo di ridurre la congestione, ma anche di costruire altri progetti che fanno capo al sistema bitcoin. In particolare, la proposta dei Core è il software SegWit (la scissione, dunque).

La prima scissione, però, non è bastata a risolvere dubbi, problemi e conflitti interni. Ed è per questo che la piattaforma potrebbe essere protagonista di una prossima scissione, seguita e guidata da Jack Liao, il CEO dell’azienda LightningASIC, che coincide con la creazione di Bitcoin Gold: si avverte la necessità di creare due mercati per cercare di arginare il potere delle autorità in mano ad alcuni miners,  per lo più orientali, e differenziarlo grazie a schede grafiche più economiche, con codici più leggeri, su cui far girare il nuovo software.

Già in estate, la soluzione di compromesso era stata prevista: è la tecnologia SegWit2X che rende la quantità di dati in blocco più piccola, tramite la rimozione dei dati di firma in ogni transazione e allegandoli a un blocco più esteso, il che permette di avere un sistema di estrazione dei bitcoin notevolmente più veloce.

Il 18 novembre vedrà l’implementazione di questo nuovo protocollo, supportato anche da piattaforme maggiori, e proprio quel giorno potrebbe verificarsi uno scontro tra sviluppatori e miners che potrebbe, conseguentemente, portare a una nuova scissione.

 

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